Testi percelebrare

IV Domenica di Avvento Anno A – 2025 –

QUARTA DOMENICA DI AVVENTO – A

Ecco, viene il Signore!

 

  • In questa Quarta Domenica d’Avvento, la venuta del Signore si fa concreto annuncio dell’incarnazione del Figlio di Dio. La Liturgia di oggi pone al centro la figura di Giuseppe. Ed è piuttosto strano perché non dice nulla. Il Vangelo registra le sue azioni («fece», «prese con sé», «chiamò»), non le sue parole. E tuttavia il piano di Dio passa attraverso di lui, si realizza grazie alla sua obbedienza, all’accoglienza attiva e feconda del messaggio che gli viene rivolto. La fiducia in Dio e la speranza riposta nel suo progetto non hanno bisogno di grandi discorsi, ma di scelte concrete con cui si accetta un disegno che va molto al di là delle nostre previsioni e delle nostre attese. Per capirne il senso occorre tener conto dal brano che raccoglie la genealogia di Gesù. Essa si conclude con la rottura dell’ultimo anello: Giuseppe era lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato il Cristo. Questo viene detto per motivare come Gesù fosse discendente di Davide, pur essendo nato da Maria. Dio stesso, attraverso un sogno, metafora di un’esperienza spirituale intensa, di un lavoro di discernimento profondo, ha chiesto a Giuseppe di accogliere in casa Maria e di riconoscerne legalmente il figlio, assumendo il compito di padre adottivo. Giuseppe si è reso disponibile e ha accolto nella fede una situazione straordinaria e sconvolgente. Una volta saputo che il figlio di Maria proveniva dallo Spirito Santo, Giuseppe non ha denunciato Maria, ma si è preoccupato di prenderla con sé, di accoglierla e di dare il nome al figlio.
  • Dio è con noi. L’incarnazione di Cristo mette insieme l’ordinario e lo straordinario, il feriale e la solennità. Il modo in cui il Verbo entra nella storia è senza precedenti, attraverso una nascita verginale, ma le persone che sono protagoniste di questo evento sono figure umili e semplici, impaurite dai fatti che si verificano e piene di interrogativi.
  • La Liturgia di oggi ruota attorno ad un segno e ad una promessa: il segno profetico dell’Emmanuele trova compimento in Gesù. Questo è il tema conduttore di tut­ta la Liturgia di questa quarta e ultima Domenica di Avvento; è il segno della fedeltà di Dio, la risposta alla speranza di un mondo nuovo. Un’attesa e speranza che non ci lascia passivi e inerti, ma che invita a uscire dalle crisi con fiducia e a rischiare la vita con Dio. Al re Acaz, che dubitava della fedeltà di Dio e amava fidarsi maggiormente di alleanze umane, Isaia aveva promesso un segno: la nascita di un bambino, a cui sarebbe stato posto il nome «Dio-con-noi», avrebbe manifestato che è il Signore a guidare la storia secondo il suo disegno.
  • La nostra attesa di Colui che viene, però, non può essere attesa oziosa e passiva: richiede disponibilità e accoglienza. La Chiesa, attraverso la predicazione e la Liturgia, continua a ripetere all’uomo che la salvezza vera e definitiva è un dono che Dio stesso ci porta venendo fra noi. Al centro della Liturgia di questa Domenica sta la rivelazione di questo segreto, di questo mistero tenuto nascosto per secoli: lo svelamento, cioè, del piano salvifico che Dio ha preparato ed attuato per nostro amore. Questo disegno di salvezza ha una sua storia ed ha dei segni rivelatori. Il profeta annuncia un segno che può essere riconosciuto e accolto solo nella povertà e nella umiltà della fede. Parla della nascita miracolosa dell’Emmanuele, figlio di una vergine, segno miracoloso concesso da Dio al piccolo “resto” dei credenti che, per la fede in lui, nonostante gli sforzi dei nemici, saranno liberati (Prima Lettura). Sarà questo il nuovo popolo costituito nell’ordine della fede e non in forza di privilegi nazionalistici o di casta.
  • La Storia della Salvezza ha un suo preciso piano di attuazione. Concepito nella mente di Dio prima dell’inizio del tempo, fu preannunciato ai progenitori all’indomani della caduta e messo in opera con la scelta di un uomo (Abramo) e di un popolo (Israele); quando giunse la pienezza dei tempi fu attuato con la venuta di Cristo, il Figlio di Davide. Dire che Cristo è “figlio di Davide” significa riconoscere la sua appartenenza ad Israele; ricordare una realtà che è segnata dalla sconfitta, come lo fu la storia della dinastia davidica. Dire che è Figlio di Dio, implica che la storia della salvezza ha ora il suo Messia capace di aprire questa storia a “tutte le genti” (Seconda Lettura). Credere oggi al “Figlio di Davide costituito Figlio di Dio” significa accettare che la storia non è estranea alla costruzione della Chiesa, anzi, è il linguaggio che Dio ha voluto usare per comunicare con gli uomini: egli si serve degli avvenimenti dell’uomo anche quando sembrano strumenti indocili, come Davide ed i suoi successori, per la realizzazione del suo piano. Significa pure credere che la missione del cristiano ha un volto profondamente umano, non è disincarnata, ma intessuta di cultura e di storia, proprio perché Dio è sceso ad incontrare l’uomo nella sua carne, sulla sua terra.
  • In questo grande piano, la Liturgia di oggi ricorda la profezia di Isaia: i primi elementi dell’attuazione della promessa sono l’obbedienza di Giuseppe, il “sì” di Maria e l’incarnazione del Figlio di Dio (Vangelo). Si tratta di un piano di bontà nel quale l’iniziativa è sempre di Dio. E’ il Figlio di Dio che viene (non un uomo qualsiasi). Viene da una Vergine, senza il concorso di un uomo. E’ lui che vuole essere con noi: «Dio-con-noi». Il piano di Dio s’incontra con la volontà e la collaborazione umana: Giuseppe e Maria.
  • Maria, “eccelsa Figlia di Sion” (v. LG 55), è il fiore di tutta l’umanità; Giuseppe è l’uomo “giusto” (cfr. Mt 1,19), non di quella giustizia legale che vuol mettere la legge dalla sua parte col ripudiare la fidanzata e nemmeno di quella giustizia che ha paura dei pregiudizi del prossimo, ma di quella giustizia religiosa che gli vieta di appropriarsi dei meriti di un’azione di Dio nella vita e nella vocazione di suo Figlio. Un angelo interviene per dirgli che Dio ha bisogno di lui: è vero che il concepimento è opera dello Spirito Santo, ma Giuseppe deve far entrare il bambino nella discendenza di Davide.
  • Il segno dell’Emmanuele trova il suo perfetto compimento in Gesù Cristo, “sacramento dell’incontro tra Dio e l’uomo”, la cui presenza nell’Eucaristia e nelle azioni liturgiche è il nuovo “segno” offerto a coloro che accettano di aver piena fiducia in Dio Padre. La salvezza però non dipende esclusivamente da una iniziativa sovrana di Dio, per cui all’uomo non rimarrebbe altro che attenderla passivamente: Dio non salva l’uomo senza la sua cooperazione. Dio rispetta l’uomo come ha rispettato la libertà di Maria e di Giuseppe, e nonostante ciò il suo dono è sempre totale e continuamente rinnovato in ogni Eucaristia in cui ci è «dato il pegno della vita eterna» (orazione dopo la comunione). In Gesù è l’onnipotenza divina che si addossa le sofferenze di un mondo che si evolve e di uomini peccatori; è l’onnipotenza divina che in Gesù sana gli infermi e varca il confine della nostra morte. Il cristiano, pur cogliendo nella creazione il mistero del dolore e del male, scorge il mistero della potenza dell’amore: Dio si è lasciato così intimamente coinvolgere dalle nostre situazioni, da assumere tutta la debolezza che ci affligge.
  • Insieme con la Vergine Madre è bene tenere in grande considerazione la figura di Giuseppe (il Vangelo di oggi guarda particolarmente a lui!). La pagina evangelica ci dice che Giuseppe ha un sogno. Il sogno è un dono del Signore che manda il suo angelo a parlare al cuore. Giuseppe ascolta: non controbatte; non si mette a discutere; non avanza nemmeno richieste, legittime, di spiegazioni o assicurazioni. Ascolta e basta. Giuseppe è l’uomo dell’ascolto, tanto che il Vangelo non ci trasmette neppure una sua parola, come a sottolinearne l’obbedienza. Giuseppe fa suo “un sogno” che non gli appartiene. Questa è la sua grandezza. Lo fa perché ascolta sul serio. Ascolta e mette in pratica. Spesso gli uomini amano discutere, difendersi, anche solo per fare pesare le loro scelte. Vogliono accentuare il loro ruolo, convinti come sono che devono essere loro a prendere le decisioni, che spesso poi non prendono per paura. Quante volte relativizziamo, prendiamo tempo, rimandiamo. Spesso vogliamo affermare una sottile nostra autonomia da quanto si è ascoltato. Insomma: ascolto, ma devo essere io a scegliere, a modo mio, non solo perché me lo chiedi tu! L’ascolto è iniziare da qualcosa di molto umile: accettare le parole di un altro, farle mie, non discutere all’infinito sulle ragioni. Giuseppe sceglie di essere umile. Avrà la gioia di chiamare lui quel bambino Emmanuele, «Dio-con-noi». Non basta non fare il male. Non basta nemmeno essere giusti. Bisogna volere bene, amare, fare nostro quello che non viene da noi. È il miracolo dell’amore. È l’amore che ci è chiesto per Natale e perché nasca qualcosa di nuovo nel nostro cuore e nel mondo. Amore non è possesso. Solo chi ama comprende quanto è amato. Altrimenti tutto è dovuto e finisce per essere prigioniero della contabilità e dei diritti. Ma l’amore supera ogni misura ed ogni legge. Giuseppe inizia ad amare Maria e quel suo Figlio che non veniva da lui. Non è suo eppure diventa suo, prima di vederlo. La speranza non inizia quando tutto è chiaro, ma quando ancora non si vede il futuro. L’amore non si gusta se non si divide con gli altri: Giuseppe fa spazio nel suo cuore a Maria ed a colui che deve venire. Non temere, gli aveva detto l’angelo. Il Vangelo libera dalla paura e aiuta a fare nostro il sogno di Dio per il mondo. Cambiamo per amore. Questo è il Natale che vogliamo: una vita nuova che inizia, sentimenti di amore, un cuore che cambia e lascia spazio al Dio con noi ed ai fratelli. Il Natale è Dio che non resta solo. Egli sta con noi, con i suoi, con chi gli apre la porta e lo fa entrare nel suo cuore.
  • La Liturgia ci prende per mano per introdurci nella comprensione sempre più profonda del mistero che celebriamo. Poiché in ogni celebrazione noi facciamo memoria del “sì” di Cristo, si tratta per l’assemblea di prendere coscienza che la Messa non è un semplice rito che ricorda un fatto passato, ma è la ri-presentazione di quel gesto con il quale Gesù esprime la sua totale obbedienza al Padre, per mezzo del quale siamo stati salvati. Questa consapevolezza può aiutarci a cogliere il senso vero del Natale ormai vicino. Nel “sì” di Cristo noi comprendiamo anche il “fiat” di Maria e di Giuseppe, imparando a dire il nostro “amen”!
  • In questa ultima Domenica di Avvento potrebbe risultare vantaggioso creare una specie di contrasto tra l’attivismo esteriore che si può cogliere fuori dal tempio e l’intensa spiritualità che si respira all’interno. Si valorizzino i momenti di silenzio all’atto penitenziale, dopo l’omelia e dopo la comunione; si curi la sobrietà della celebrazione quasi per ricomporre il tutto attorno ad un’attesa interiore, evangelica, di dimensione non consumistica, ma salvifica.
  • Questa Domenica cade regolarmente nelle ferie privilegia­te che vanno dal 17 al 24 Dicembre. Esse hanno una struttura propria e ben calibrata, sia per l’eucologia sia per i brani della Scrittura, perché ci aiutano a prepararci alla celebrazione della prima venuta del Salvatore, quella “nella carne”­. I canti di oggi devono richiamare sia l’attesa per l’imminente nascita del Signore, sia il mistero della vergine Madre (che caratterizza ogni anno questa Domenica). Si faccia il possibile per cantare le antifone proprie della Messa… l’antifona d’ingresso (ne esistono molte versioni) non può essere sostituita da altri canti! Si potrebbe anche mantenere l’uso tradizionale di cantare oggi l’Ave Maria alla processione e alla presentazione dei doni, Offertorium caratteristico di questa Domenica.

 

TESTI E MATERIALI

 

PER APPROFONDIRE 

** Sussidio CEI 2025: Guida al Tempo di Avvento GUIDA-AL-TEMPO-DI-AVVENTO-2025

** Sussidio CEI 2025: Domenica corrente IV-AVVENTO-2025

** Suggerimenti Suggerimenti IV Avvento A

** Per pregare con la corona d’Avvento in famiglia, nelle case. nei gruppi Libretto-Preghiera-Corona

** Celebrazione penitenziale comunitaria CELEBRAZIONE-PENITENZIALE-AVVENTO-2025

 

RITI DI INTRODUZIONE E DI CONCLUSIONE

** Riti di Introduzione con accensione della Corona e Atto penitenziale

** Riti di conclusione IV Avvento A riti conclusione

 

SALMO RESPONSORIALE

** prima proposta, da Psallite:

Partitura Salmo IV Avvento A Psallite

Audio

 

** seconda proposta, da Lodate Dio

Partitura Salmo IV di Avvento A LD

 

** terza proposta, dal Sussidio CEI 2025

Partitura Salmo IV Avvento A Cei 2025

 

** quarta proposta, dal maestro Pasquale Impagliatelli

Partitura Salmo IV Avvento A Impagliatelli

Audio

 

 

PREGHIERA DEI FEDELI

** prima proposta IV Avvento A Pdf 1

** seconda proposta IV Avvento A Pdf 2

** terza proposta IV Avvento A Pdf 3

** quarta proposta IV Avvento A Pdf 4

** da Orazionale CEI Pdf OR CEI Avvento IV