Testi per celebrare

XIX domenica del Tempo Ordinario C – 2025 –

XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – C

Vigilanti nell’attesa della tua ora.

10 Agosto 2025

 

 

  • Dio agisce nella storia e per questo essa diviene una storia di salvezza, custodisce una presenza, assume una direzione ed è aperta a un compimento. La fede è vivere nella storia nell’attesa di ciò che si spera, camminando fiduciosi di vedere ciò che non si vede. Credere in Dio è un cammino condiviso con altre persone che ci hanno preceduto o che ci accompagnano. Da una parte aver fede è accogliere un dono, riconoscere una presenza, sperare e vedere «ciò che non si vede», ma allo stesso tempo credere è «stare pronti», avere il cuore acceso, essere disponibili all’imprevedibile azione di Dio. La fede è ciò che muove i nostri passi verso l’incontro con il Signore e, allo stesso tempo, la condizione che ci assicura che il Signore viene, qui e ora, se siamo desti per riconoscerlo.
  • Il primato della fede, come lampada che fa luce nella vita del credente, è la risposta alla fedeltà di Dio. Dio è sempre, per chi crede, «colui che viene», colui che va atteso e per il quale occorre essere sempre pronti. Se nella vita, in qualche modo, c’è Dio al primo posto, tutto il resto diventa allora non il fine, ma semplice mezzo. Questa attesa a volte è logorante, proviamo sulla nostra pelle il rischio della stanchezza e anche l’attrazione di ciò che è più disponibile, più immediatamente rispondente ai nostri bisogni. La Parola di oggi ci rivolge un invito: «Non temere, piccolo gregge»! La fede va esercitata nella fiducia che è paziente.
  • Gesù ha voluto essere povero e ha predicato la povertà non soltanto come liberazione spirituale o morale, ma come condizione della incarnazione redentrice, passaggio necessario verso la risurrezione e preparazione al suo ritorno (Fil 2,5-11; 2 Cor 8,9.13). L’appello di Gesù alla povertà è radicato nella sua persona. Egli sa e dichiara che con lui ed in lui è giunto il Regno di Dio. Questo fatto, quando è conosciuto attraverso l’annuncio, invita a prendere posizione, costringe a una decisione assoluta. Non si tratta semplicemente della scelta tra il bene e il male di fronte a cui la coscienza dell’uomo si trova in ogni istante, e neppure dell’affermazione o negazione di Dio. Si tratta di una realtà ben più profonda e decisiva: in Gesù, Dio fa all’uomo la suprema e definitiva offerta della salvezza, e perciò con la sua iniziativa lo spinge a prendere una decisione definitiva.
  • Ora la ricchezza, secondo Gesù, mette l’uomo nel pericolo più minaccioso di non accorgersi della sua venuta, di non percepire l’ultima chiamata di Dio, di non possedere quella radicale libertà di cuore e di tutte le sue energie che è necessaria per l’accettazione piena del Regno di Dio. Per questo egli chiede a coloro che vogliono accogliere il Regno di Dio e seguire lui più da vicino, di dare in elemosina i propri beni e diventare poveri essi stessi. Il termine della donazione sono i poveri. L’uomo per “avere” è disposto a tutto, anche a derubare il fratello: la donazione libera e gratuita è il segno di una “inversione” di marcia. È il segno della venuta del Regno che è “comunione degli uomini fra loro e con Dio” e non opposizione. Il denaro, dice un proverbio, “è un sangue che si cava difficilmente”. La lotta per il denaro è uno dei segni rivelatori più evidenti dell’egoismo umano e della divisione.
  • La povertà volontaria, la donazione libera e gratuita dei beni è una novità assoluta, il segno della nuova fraternità. Infatti, chi ascolta l’appello di Cristo non dà i suoi beni al prossimo come a uno privato dei suoi diritti e che rivendica il diritto politico-sociale alla ricchezza, ma come a un fratello nel Regno di Dio. La donazione libera e gratuita dei beni è una risposta al Vangelo; è un atto di fede nell’avvento del Regno e nella unità fra gli uomini per opera della grazia di Dio; è un atto d’amore per l’uomo in risposta all’atto di grazia e d’amore di Dio.
  • «Seguire Cristo significa incontrare i poveri sulla propria strada. L’aver dato da mangiare all’affamato, vestito l’ignudo, visitato il malato o il carcerato, sarà titolo determinante al momento del giudizio definitivo. E quel giudizio finale è già in atto oggi su ogni nostra giornata. Con esempi tratti dal suo ambiente, Gesù ha voluto far capire che solo chi sente la fame, la nudità, la ristrettezza, il bisogno, l’abbandono sofferto dagli altri e fa di tutto perché ne siano liberati, è l’uomo del Regno. Ma decidersi per i poveri non basta. Gesù chiede di più, e cioè che ciascuno di noi si faccia volontariamente “povero”. È il programma di vita proposto da lui e che i suoi seguaci dovranno vivere nello spirito delle beatitudini» (CdA, pag. 32).
  • La povertà, il distacco dai beni impegna tutto l’uomo, chiama in gioco tutte le sue forze e tutti i suoi legami. Ciò ha come conseguenza una diminuzione della sicurezza e della protezione oggettiva situata fuori dell’uomo. Solo l’uomo che è capace di dare gratuitamente, senza protezione e senza dubbi, può veramente amare e mantenere questa donazione solitaria e dolorosa, fedelmente, per tutta la vita. Ogni autentico incontro umano avviene nella povertà, perché dobbiamo saperci dimenticare e tirarci da parte affinché l’altro venga veramente a noi nella sua unicità. La povertà evangelica volontaria perciò non è tanto un programma di “giustizia sociale” e nemmeno una pratica ascetica, anche se non esclude questi valori, ma è un atto di fede e d’amore.

TESTI E MATERIALI

 

RITI DI INTRODUZIONE E DI CONCLUSIONE

** Riti di Introduzione con Atto penitenziale XIX TO C Riti introduzione

** Riti di conclusione XIX TO C Riti conclusione

SALMO RESPONSORIALE

** prima proposta, da Psallite

partitura Salmo XIX TO C Psallite

audio

** seconda proposta, da Lodate Dio Salmo XIX TO C LD

** terza proposta, dal m° Impagliatelli

partitura Salmo XIX TO C Impagliatelli

audio

 

PREGHIERA DEI FEDELI

** prima proposta XIX TO C Pdf 1

** seconda proposta XIX TO C Pdf 2

** terza proposta XIX TO C Pdf 3

** da Orazionale CEI Pdf TO XIX OR CEI