Testi per celebrare

Santissima Trinità C – 2025 –

SANTISSIMA TRINITÀ – C

 

La professione della nostra fede in te,

unico Dio in tre persone

 

  • La celebrazione solenne del cuore del Mistero d’amore rivelato da Gesù, ovvero il suo essere il Figlio mandato dal Padre con la potenza dello Spirito, per portare salvezza a tutto il creato, apre il Tempo Ordinario, che ci invita ad alimentarci del pane della Parola e dell’Eucaristia.
  • La persona di Gesù di Nazareth, il Crocifisso risorto dai morti, dalla fede della Chiesa è stata subito ritenuta Dio. Il Risorto ha mostrato ai suoi discepoli che l’unico Dio è tre persone. Nel suo mirabile piano di salvezza per l’umanità il Padre, perfetto Dio, ha inviato il Figlio, perfetto Dio, unica icona che con la morte e risurrezione mostra l’incommensurabile amore del Padre. Il Padre e il Figlio intronizzato alla sua destra continuano l’assistenza alle comunità ecclesiali post-pasquali nello Spirito Santo, perfetto Dio, il quale conduce la Chiesa alla comunione col Padre e col Figlio, suffragandone la corretta interpretazione della sua rivelazione.
  • La solennità di Pentecoste ha portato a compimento la cinquantina pasquale. La celebrazione odierna della SS. Trinità, pur appartenendo alle solennità del Signore nel Tempo Ordinario, si pone in un certo modo in continuità con il tempo di grazia appena concluso, infatti è ancora il Mistero pasquale che viene celebrato e attualizzato nella Liturgia. La Liturgia non celebra “persone”, nemmeno quelle della Trinità. La Liturgia «attua l’opera della nostra redenzione» (SC 2), pertanto oggi la nostra attenzione non deve essere rivolta al tentativo di spiegare un “mistero”, quanto di contemplare l’opera di Dio che salva, facendo diventare storia di salvezza la storia di ogni uomo.
  • Questa festa liturgica ha un’origine piuttosto tardiva, rispetto alle più antiche feste cristologiche e mariane. Nella domenica dopo Pentecoste, molte Chiese, e ancora oggi quelle bizantine, già anticamente usavano celebrare la festa di tutti i santi: frutto del dono dello Spirito e del Mistero pasquale è un’infinita varietà di vite sante. Nel tempo medievale si decise a un certo punto di spostare nei mesi autunnali la festa di Tutti i Santi, là dove è ancora, perché illuminasse con la sua speranza eterna la preghiera non sempre serena per i defunti. Lo spazio lasciato vuoto da questo spostamento fu in alcune regioni riempito progressivamente dalla devozione alla Trinità, fino a quando Giovanni XXII nel 1334 rese obbligatoria per tutta la cattolicità la festa odierna. È stata elevata al grado di solennità solo dalla recente riforma di Paolo VI. Essa ha la funzione quasi di ricapitolare dopo la Pasqua/Ascensione e la Pentecoste il mistero di Dio Trinità svelato in questi eventi. Questa dinamica divina va tutelata: il rito di oggi non è primariamente occasione di speculazioni e di catechesi. Celebrare è rispondere al desiderio di Dio di rivelarsi e attrarci a lui, insieme. Preparare questa celebrazione va, dunque, fatto nell’ottica del partecipare al suo Mistero stesso che si dischiude a noi e ci coinvolge. Il rito è immersivo, più che discorsivo.
  • La Trinità è la manifestazione di Dio come comunione. In questo senso è il “mistero” centrale della fede cristiana, l’immagine di Dio rivelata a noi da Gesù. Nella Storia della Salvezza, che ha il suo centro in Cristo, Dio si fa conoscere come Sapienza creatrice, come Parola rivelatrice, come Amore vitale. Celebrare la solennità della Santissima Trinità significa per il credente rispondere al desiderio di conoscere Dio, ma anche rendersi disponibili alla sua rivelazione, disponibili a rendergli testimonianza nella e con la nostra vita.
  • La Trinità è un mistero da accogliere, nella sua vitalità intrinseca ed estrinseca. Il Dio rivelato in Gesù di Nazaret è comunione d’amore, che lega il Padre al Figlio nel vincolo dello Spirito. Esso non è un amore esclusivo, ma è partecipato all’umanità nella creazione, nell’incarnazione e nella santificazione.
  • La Parola ci assicura che il mistero trinitario è la nostra identità ed esprimerlo la nostra vocazione. In altri termini, nella Trinità c’è la “grammatica”, la “chiave” per interpretare e per impostare l’esistenza, per ripensare la vita sociale e le strutture in cui essa si organizza.
  • Le origini di questa festa risalgono all’VIII secolo, in ambito monastico; papa Giovanni XXII (1316-1334) estese la celebrazione a tutta la Chiesa.
  • Il termine “Trinità” fu coniato da Tertulliano (160-220 d.C.) per facilitare la comunicazione del concetto che altrimenti richiedeva più parole: “tre” più “unità”, cioè “Trinità”. Sebbene tale parola non compaia mai nella Bibbia, troviamo però il contenuto che va delineandosi progressivamente fino a raggiungere una essenziale chiarezza: un unico Dio in tre persone uguali e distinte, il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo.
  • Quando sentiamo parlare di qualcuno come di una grande personalità, sorge in noi il desiderio di conoscerlo. Celebrare la Santissima Trinità sollecita in noi questo desiderio e vi risponde, perché Dio fa sempre il primo passo verso di noi. Nel corrente ciclo “C” viene accentuato, in modo particolare, che Dio si manifesta, si rivela, si fa conoscere e ci offre una conoscenza “personale”, vuole un “a tu per tu” con ciascuno di noi, perché ci apriamo tutti insieme al grande “Tu” di Dio.
  • La pagina che ascoltiamo sulla “Sapienza di Dio” (Prima Lettura) parla in profondità del Figlio, Parola vivente, che manifesta il suo ruolo non solo nel tempo e nello spazio dell’universo; ma ci fa intravedere un al di là infinitamente più vasto, un prima, in cui tutto realmente trova la sua ragion d’essere e la sua concreta origine. Questa rivelazione ci fa conoscere che Dio, nel suo sempre, ha pensato ininterrottamente e con infinita predilezione all’uomo, ponendolo al centro dell’universo. E così, mentre Dio rivela se stesso, rivela pure noi. Ci fa sapere che gli uomini sono un’opera veramente sapiente, veramente amabile: che in essi, nel pensarli e nel crearli, ha messo tutta la sua sapienza, tutto il suo amore. Ci viene così rivelato che tutto ha un significato secondo Dio. «Tutto è stato creato in Cristo, per mezzo di Cristo, in vista di Cristo. Perciò ogni aspetto di verità, di bellezza, di bontà, di dinamismo, che si trova nelle cose e in tutto l’universo, nelle istituzioni umane, nelle scienze, nelle arti, in tutte le realtà terrene e in particolare nell’uomo e nella storia: tutto questo è segno e via per annunciare il mistero di Cristo» (Il Rinnovamento della Catechesi, 118). Forse, oggi si è persa la capacità di riconoscere Dio nella natura; scienza e tecnica pare che spieghino tutto e risolvano tutto; non si riflette che proprio la stessa scienza e la tecnica sono rese possibili dal dono di Dio. Il Concilio Vaticano II ha richiamato la necessità di sviluppare le facoltà dell’ammirazione e della contemplazione e di coltivare il senso religioso (GS 57; cf 56; 58-59). Questo senso religioso della natura lo cantiamo oggi nel Salmo responsoriale.
  • Il brano di san Paolo (Seconda Lettura) va colto nel suo contesto più vasto, che riassume ciò che l’apostolo ha scritto prima e prelude a ciò che scriverà dopo. Non solo i Romani di allora, fra ingiustizie sociali e persecuzioni religiose, ma gli uomini di sempre hanno bisogno di speranza. Questa Speranza gli uomini l’hanno concreta nel Cristo. Dio li ha “giustificati” nel Figlio suo: in lui ha compiuto quest’opera di liberazione, di restaurazione, di “rettifica”, che è la Redenzione. Questa è “cosa fatta”, non più da sperare perché già realizzata, e capace di influire su tutto il futuro; di essa sono segno e frutto la pace, la fede, la grazia. Tutto questo a sua volta produce una speranza nuova, ed è la speranza della liberazione totale e definitiva. Speranza certa, di cui Dio ci ha dato la garanzia, e questa garanzia è l’amore che è stato infuso nei nostri cuori ad opera dello Spirito di Dio. Il dinamismo della rivelazione di Dio sta in questo: Dio ha impegnato tutto sé stesso per salvarci. Si sono impegnate le tre Persone divine, con aspetti e modalità personali distinte, per un’opera che è un tutt’uno come un tutt’uno è Dio. Padre e Figlio e Spirito Santo si rivelano proprio facendoci conoscere ciò che ciascuno fa per noi.
  • Nel Vangelo scorgiamo come gli apostoli si sono lasciati prendere dalla tristezza: Gesù sta per lasciarli. Sono più impressionati di questo che non delle cose meravigliose che egli ha detto loro nell’ultima cena e in tutta la sua vita pubblica; sono preoccupati più del fatto che egli li “lascia”, che non del perché e del senso che ha questo “lasciarli”. Gesù spiega il profondo significato della sua partenza: è più una trasformazione che non un distacco, più una manifestazione che non un nascondersi. Gesù che “va” è Gesù che «manda» da parte del Padre lo Spirito. E lo Spirito è la perenne manifestazione di Gesù, del “Figlio di Dio” fatto “Figlio dell’uomo” per salvare gli uomini. Lo Spirito testimonierà con la sua luce e la sua forza di amore che Cristo è sempre presente e operante, che Cristo sempre comunica lo Spirito, perché lo Spirito faccia conoscere che l’opera di Cristo è opera di amore: amore di lui che si è offerto, amore del Padre che lo ha dato. La Trinità si manifesta massimamente nel comunicare agli uomini lo Spirito di amore, perché gli uomini, amandosi come Cristo li ha amati, amino Dio ed entrino in intimità con la divina Comunità di amore.
  • Oggi l’icona più appropriata è certamente quella di Rublev, la Santa Trinità. Potrebbe essere posta presso il presbiterio, ornata di fiori, illuminata adeguatamente, con tre ceri accesi.
  • Il tono di tutta la Liturgia odierna sia solenne e festoso: si faccia la processione con i ceri, la croce, l’Evangeliario, il turibolo… Si cantino i testi eucologici. In particolare, laddove (purtroppo!!!) non avviene di consueto, si cantino solennemente la Grande Dossologia (Gloria a Dio nell’alto dei cieli…) e la Dossologia al termine della Prece Eucaristica. Tuttavia, questa solennità potrebbe essere l’input per celebrare dignitosamente, servendosi dei segni sopra indicati, la Liturgia di tutte le Domeniche… poiché ogni Domenica è Pasqua!
  • Si spronino i fedeli a non fare in maniera “automatica” il “Segno della Croce”, ma a pensare, ogni volta, il senso ed il significato che esso racchiude, in modo che la consapevolezza del gesto ci formi ad una spiritualità trinitaria autentica.

TESTI E MATERIALI

RITI DI INTRODUZIONE E DI CONCLUSIONE

** Riti di Introduzione con Atto penitenziale Trinità C Riti introduzione

** Riti di conclusione Trinità C Riti conclusione

SALMO RESPONSORIALE

** prima proposta, da Psallite

partitura Salmo Trinità C Pantaleo

audio

 

** seconda proposta, da Lodate Dio Salmo Trinità C LD

** terza proposta, dal m° Impagliatelli

partitura Salmo Trinità C Impagliatelli

audio

 

PREGHIERA DEI FEDELI

** prima proposta Trinità C Pdf 1

** seconda proposta Trinità C Pdf 2

** terza proposta Trinità C Pdf 3

** da Orazionale CEI Pdf Trinità C OR CEI