Testi per celebrare

Domenica del Corpus Domini 2024

SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO 

«Qui mandúcat meam carnem

et bibit meum sánguinem,

in me manet et ego in eo»

 

  • La celebrazione della solennità del Corpo e Sangue di Cristo è per noi motivo di riflessione, di lode e ringraziamento e di profonda adorazione e contemplazione. È tornare con il cuore e la mente alle radici del nostro essere Chiesa, del nostro vivere e del nostro morire. È tuffarci in modo tutto particolare nelle sorgenti della salvezza. Ad ogni Celebrazione Eucaristica è il Signore che viene a noi e ci raduna come popolo perché, “in festosa assemblea celebriamo il sacramento pasquale del suo Corpo e del suo Sangue”.
  • Questa solennità sollecita da parte della Comunità cristiana una verifica seria circa il genere di relazione di fede che essa vive con il Signore Gesù. Egli infatti, risorto e vivente, è presente nella sua Chiesa non soltanto quale “Gesù storico”, ma come suo Salvatore e “Fondatore”, che continua la sua presenza e opera nella relazione sacramentale.
  • La vita dell’uomo è popolata di presenze. Presenze visibili e vicine come quella di una madre che veglia sul bimbo che gioca o che riposa. Presenze invisibili come quella di due persone che si amano, si pensano e s’incontrano al di là della distanza e della lontananza del corpo. Presenze che procurano quiete, soddisfazione, sicurezza, e presenze tempestose, sconvolgenti, che incombono come una minaccia… Sul piano dell’esperienza umana profonda, l’uomo fa l’esperienza singolare di una presenza misteriosa ma reale che tocca il centro del suo essere, una presenza che ispira un ineffabile sentimento di fiducia, di sicurezza e che lo appella nell’intimo. È la rivelazione e la presa di coscienza della presenza creatrice di Dio che ci fa esistere, di quel Dio «nel quale viviamo, ci muoviamo, ed esistiamo» (At 17,28), una presenza che “sostenta” l’uomo, lo “nutre” (Prima Lettura).
  • La presenza di Dio in mezzo a noi ha assunto, nella storia, la forma visibile e tangibile di Gesù, immagine visibile del Dio invisibile, rivelatore del mistero del Padre. La sua incarnazione e nascita a Betlemme, da Maria vergine, al tempo di Cesare Augusto, è l’apice di una lunga serie di segni attraverso i quali il Dio vivente aveva fatto sentire la sua presenza (Patriarchi, Re, Profeti, Santi dell’Antico Testamento…). Dopo l’Ascensione che lo sottrae alla sensibile esperienza degli uomini, la presenza di Gesù cambia segno ma non realtà. Egli resta e si dona sotto il segno del pane spezzato e del vino, nei quali offre il suo Corpo in cibo e il suo Sangue in bevanda di salvezza e di vita (Seconda Lettura e Vangelo). Egli rimane con noi per sempre… sino alla fine del mondo.
  • Ora noi possiamo incontrare Gesù attraverso la “memoria” di lui, specialmente la “memoria” liturgico-sacramentale. Durante la Celebrazione liturgica noi facciamo, infatti, memoria di Gesù, della sua vita, della sua morte, della sua risurrezione, rendendolo in tal modo “presente” in mezzo a noi. Non si tratta, pertanto, di una presenza disincarnata, di una memoria che si affida solo al ricordo. Si tratta di una memoria che attraverso i segni del pane e del vino mangiati e condivisi dalla Comunità, rende presente Cristo nella sua realtà e nel mistero che ci vengono comunicati. Poiché Cristo è al centro e al vertice di tutta la Storia della Salvezza, l’Eucaristia, memoriale della sua passione-morte-risurrezione, è ricordo e celebrazione (memoriale) di tutta la Storia della Salvezza: lo è delle vicende di Israele, “popolo di Dio”; della vita di Cristo; della storia e della vita attuale della Chiesa, “nuovo popolo di Dio”.
  • La solennità odierna trova le sue radici nella venerazione dell’Eucaristia tipica dei secc. XII e successivi. Stabilita dopo le visioni mistiche di Giuliana di Liegi dal suo confessore divenuto papa Urbano IV (Bolla Transiturus del 1264), la festa si svilupperà dopo la pubblicazione delle Decretali (1317) e, soprattutto, per il suo legame con la processione, elemento popolare che vi si inserirà verso la fine del sec. XIII. Il Corpus Domini è una festa che si è sviluppata dalla pietà eucaristica specificamente medievale. Fin quando sussisteva questo contesto storico di teologia e di pietà, e nei luoghi in cui vivesse ancora, questa festa rimane una espressione sentita.
  • La colletta, descrivendo l’Eucaristia come memoriale della Pasqua (dimensione storico-salvifica) nel sacramento/mistero del Corpo e del Sangue di Cristo (dimensione sacramentale), sacramento finalizzato ai “frutti” (benefìci) della redenzione (dimensione soteriologica del sacramento), così si esprime: «Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento dell’Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa’ che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue, per sentire sempre in noi i benefici della redenzione». La medesima inscindibile unità di pane e vino (oblata = i doni offerti, al plurale) era ed è ugualmente espressa dalla orazione sulle offerte: «Concedi benigno alla tua Chiesa, o Padre, i doni dell’unità e della pace, misticamente significati nelle offerte che ti presentiamo»; unità espressa anche dalla orazione dopo la comunione: «Donaci, Signore, di godere pienamente della tua vita divina nel convito eterno, che ci hai fatto pregustare in questo sacramento del tuo Corpo e del tuo Sangue».
  • La processione nella solennità del Corpo e Sangue di Cristo è, per così dire, la “forma tipo” delle processioni eucaristiche. Essa, infatti, prolunga la celebrazione dell’Eucaristia: subito dopo la Messa, l’Ostia, che in essa è stata consacrata, viene portata fuori dall’aula ecclesiale perché il popolo cristiano renda pubblica testimonianza di fede e di venerazione verso il Santissimo Sacramento. I fedeli comprendono e amano i valori insiti nella processione del Corpus Domini: essi si sentono “popolo di Dio” che cammina con il suo Signore proclamando la fede in lui, divenuto veramente il “Dio-con-noi”. È necessario, tuttavia, che nelle processioni eucaristiche siano osservare le norme che ne regolano lo svolgimento, in particolare quelle che ne garantiscono la dignità e la riverenza dovuta al Santissimo Sacramento; è pure necessario che gli elementi tipici della pietà popolare, come l’addobbo delle vie e delle finestre, l’omaggio dei fiori, gli altari dove verrà collocato il Santissimo nelle soste del percorso, i canti e le preghiere, portino tutti a manifestare la loro fede in Cristo, unicamente intenti alla lode del Signore, alieni da forme di competizione.
  • La processione eucaristica si conclude ordinariamente con la benedizione con il Santissimo Sacramento. Nel caso specifico della processione del Corpus Domini, la benedizione costituisce la conclusione solenne dell’intera celebrazione: al posto della consueta benedizione sacerdotale viene impartita la benedizione con il Santissimo Sacramento. È importante che i fedeli comprendano che la benedizione con il Santissimo Sacramento non è un forma di pietà eucaristica a sé stante, ma è il momento conclusivo di un incontro cultuale sufficientemente prolungato. Perciò è vietata l’esposizione fatta unicamente per impartire la benedizione.
  • L’Eucaristia può essere compresa soltanto nell’amore di Cristo. Egli ha inteso fare un gesto di offerta, ha istituito l’Eucaristia perché questi avvenimenti salvifici non rimanessero imprigionati nella storia, ma fossero presenti a tutti gli uomini di ogni tempo. Gesù ci trascina così nel movimento del suo dono; egli continua in mezzo a noi, attraverso di noi e con noi, a offrirsi al Padre: «Egli volle perpetuare nei secoli il memoriale della sua passione» (Prefazio dell’Eucaristia II).
  • Perché non celebrare davvero, oggi, e così ogni Domenica come ci è indicato dall’Ordinamento generale del Messale Romano? Qui di seguito le ritualità — non secondarie — spesso disattese. «Si desidera vivamente che i fedeli, come anche il sacerdote è tenuto a fare, ricevano il Corpo del Signore con ostie consacrate nella stessa Messa e, nei casi previsti, facciano la Comunione al calice (cfr. n. 284), perché, anche per mezzo dei segni, la Comunione appaia meglio come partecipazione al sacrificio in atto» (Ordinamento generate del Messale Romano [= OGMR] n. 85). «La natura di segno esige che la materia della celebrazione eucaristica si presenti veramente come cibo. Conviene quindi che il pane eucaristico, sebbene azzimo e confezionato nella forma tradizionale, sia fatto in modo che il sacerdote nella Messa celebrata con il popolo possa spezzare davvero l’ostia in più parti e distribuirle almeno ad alcuni dei fedeli. Le ostie piccole non sono comunque affatto escluse, quando il numero dei comunicandi o altre ragioni pastorali lo esigano. Il gesto della frazione del pane, con cui l’Eucaristia veniva semplicemente designata nel tempo apostolico, manifesterà sempre più la forza e l’importanza del segno dell’ unità di tutti in un unico pane e del segno della carità, per il fatto che un unico pane è distribuito tra i fratelli» (OGMR, n. 321).
  • «Per sottolineare la partecipazione all’ “unico pane e all’unico calice” si abbia cura di preparare, per quanto possibile, un’unica patena e un unico calice.  «Perché il segno della partecipazione “all’unico pane spezzato” abbia chiara evidenza è bene compiere il gesto della “frazione del pane” in modo veramente espressivo e visibile a tutti. Conviene quindi che il pane azzimo, confezionato nella forma tradizionale, sia fatto in modo che il sacerdote possa davvero spezzare l’ostia in più parti da distribuire almeno ad alcuni fedeli. Al momento della “frazione” si dispongano, se necessario, le specie consacrate in varie patene e in vari calici per una più agevole distribuzione, nel rispetto delle norme liturgiche e dell’opportunità pastorale» (n. 7).
  • Naturalmente si faccia la processione con la croce, i ceri, l’incenso, il Libro dei Vangeli. Non si trascuri di eseguire nel canto la Sequenza… forse sarebbe meglio in latino, seguendo la melodia gregoriana!
  • L’omelia si prepari con grande cura… come e più di sempre, tenendo in considerazione i testi biblici insieme con i testi ecologici (questi ultimi ci riportano al grande dottore della Chiesa, san Tommaso D’Aquino!).
  • I segni propriamente eucaristici, ossia il pane e il vino, siano posti in rilievo. Per raggiungere questo intento, è sufficiente che alla processione dei doni siano portati solo pane e vino.
  • Non può mancare oggi la distribuzione dell’Eucaristia sotto le due specie!!! Ci si organizzi in tempo, impegnando, eventualmente, accoliti e ministri straordinari della Comunione.
  • Si scelgano con particolare cura i canti della Liturgia. I canti delle adorazioni eucaristiche (soprattutto i tradizionali) non vanno bene per la Messa, perché la maggior parte non evidenzia il significato completo dell’Eucaristia che è memoriale della Pasqua nella forma sacramentale della cena.

TESTI E MATERIALI

RITI DI INTRODUZIONE E DI CONCLUSIONE

** Atto penitenziale Corpus Domini Riti introduzione

** Riti di conclusione Corpus Domini Riti conclusione

SALMO RESPONSORIALE

** prima proposta, da Psallite

partitura Salmo Corpus Domini B Psallite

audio

** seconda proposta, da Lodate Dio Salmo Corpus Domini B LD 1

** terza proposta, dal m° Impagliatelli

partitura Salmo Corpus Domini B Impagliatelli

audio

 

PREGHIERA DEI FEDELI

** prima proposta Corpus Domini Pdf 1

** seconda proposta Corpus Domini Pdf 2

** terza proposta  Corpus Domini Pdf 3

** da Orazionale CEI Pdf Corpus Domini OR CEI

 

Per l’animazione della Processioni vedi i materiali di Archivio proposti nell’ apposito articolo.