XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – C
20 Luglio 2025
Il premuroso servizio di Marta
e l’adorante silenzio di Maria
- Questa Domenica provoca i credenti in Gesù sollecitando un’attenta riflessione sulle motivazioni che sorreggono il loro agire. Il Signore, infatti, mette in guardia da un attivismo che a lungo andare può paradossalmente allontanare da Dio e dal prossimo, con conseguenze disastrose sia sul piano personale che comunitario. Non si tratta di contrapporre vita attiva e contemplativa, ma piuttosto di comporle, affinché si possa essere contemplativi nell’azione e servizievoli nella contemplazione, attenti all’ascolto della Parola senza trascurare la carità concreta nei confronti del prossimo. D’altronde, insegna il grande san Girolamo: «L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo». Ciò vuol dire, che se a monte della nostra fede non vi è una solida “confidenza/conoscenza” della Parola di Dio, ovvero di Dio stesso, non ci si può aggrappare a tradizioni varie, devozioni, impegno nel sociale e nel volontariato, ecc. per essere davvero “cristiani d.o.c.”!!!!
- Il cuore di questa Domenica, e del messaggio consegnatoci dalla Parola di Dio, lo possiamo individuare nell’atteggiamento dell’accoglienza, che si può realizzare in diverse forme e modalità: accogliere il viandante di passaggio (Prima Lettura) o l’amico che viene a visitarci (Vangelo), aprendo la porta della nostra casa e offrendo ospitalità cordiale, ma anche, e soprattutto, accogliendo il Signore che si manifesta e ci raggiunge nel prossimo, in chi incrocia la nostra strada e la nostra vita. Questa accoglienza, per essere autentica e non formale, ci impegna a metterci in ascolto del Signore; solo così possiamo conoscere quello che ci viene comunicato e rivelato: le sue promesse, la sua parola di vita, il «mistero nascosto da secoli» (Seconda Lettura). La singolarità del messaggio è tutta racchiusa in una inversione dei ruoli abituali: non si tratta dell’uomo che viene ospitato nella dimora del Signore, magari dopo una lunga ricerca o un devoto pellegrinare, ma è l’uomo stesso a ospitare in modo più o meno consapevole un Dio che si fa pellegrino negli spazi della sua vita quotidiana. I personaggi presentati dalle Letture rappresentano tre stupendi e diversi modi esemplari di accogliere il Signore e di servirlo con gesti d’amore riconoscente. Tutti e tre i protagonisti delle Letture bibliche percepiscono una “Presenza altra” e ad essa spalancano il cuore, tanto che la loro vita ne è segnata e coinvolta. Abramo offre generosamente i suoi servizi a tre viaggiatori misteriosi e, per la sua fede, riceve dagli Ospiti sconosciuti la Parola che gli promette impossibili eventi di vita. Paolo accoglie nella propria carne le sofferenze stesse di Gesù, le accetta e le vive a favore della sua Chiesa. Marta e Maria danno ospitalità sincera e fervida al Signore pellegrino verso Gerusalemme e in lui accolgono, ognuna a suo modo, il “Dio che visita il suo popolo”.
- L’accoglienza rivela non solo la dignità dell’ospite, ma anche la premura e la sollecitudine dell’ospitante. Marta e Maria, due sorelle, sanno bene chi sia Gesù e lo accolgono in casa loro, riservandogli però un trattamento differente: Marta non è attenta a ciò che egli dice, perché è intenta a disporre tutto ciò che è necessario; Maria, invece, è assorta nell’ascolto dell’insegnamento.
- In tutte le antiche civiltà, specialmente fra i popoli nomadi, l’ospitalità è sacra, è un atto religioso. Israele, invece, fa non più una lettura religiosa dell’ospitalità, ma una lettura di fede: lo straniero è un memoriale vivente, gli ricorda che un tempo fu straniero e schiavo in Egitto, che fu pellegrino nel deserto e che è di passaggio sulla terra. Nel racconto di Abramo (Prima Lettura) lo straniero è l’ “altro” che rimanda a quell’ “Altro” per eccellenza che è Dio. Il Dio della fede è il “Forestiero”, “l’Assolutamente-Altro”, e che tuttora è vicino, che visita l’uomo e sconvolge la sua vita. Quando il Vangelo ci avrà svelato tutto ciò che implica l’accoglienza dell’altro, l’ospitalità scoprirà il suo vero volto. Nel Vangelo Gesù appare come ospite. A più riprese è invitato nella casa dei pubblicani e dei peccatori (Zaccheo: Lc 19,5-10), dai quali è accolto in modo premuroso e disinteressato. La sua presenza tra essi è il segno vivo dell’amore di Dio per loro, un invito alla conversione. Mangiare insieme è un segno di comunione. Per mangiare insieme a Cristo nella verità bisogna convertirsi. Dai farisei Gesù non è accolto così; la sua presenza a casa loro è piuttosto un giudizio.
- Anche quando è ricevuto da amici di lunga data, come Marta e Maria (Vangelo), Gesù non si comporta come un ospite ordinario: egli esige attenzione all’essenziale del suo messaggio e della sua Persona. Accogliere Cristo ospite è soprattutto “ascoltarlo”, mettersi in atteggiamento di ricettività, di accoglienza, più che di dare. È ascoltandolo che si entra in comunione con lui e si è trasformati (Maria). Chi si preoccupa più delle cose da dare (Marta) che della persona con cui comunicare, rimane estraneo. Gesù si manifesta sempre come “il Forestiero”, che allontana ogni sicurezza e vuole la rinuncia totale, colui che getta solide basi dell’ordine legato al riconoscimento degli altri come diversi da sé. Questo forestiero è venuto tra i suoi, e i suoi non l’hanno accolto (Gv 1,11). Colui che muore sulla croce è il “Forestiero” per eccellenza, rigettato da tutti; tanto forestiero che, dopo la sua risurrezione, i pellegrini di Emmaus non lo riconoscono sulla strada, ma solo nell’ospitalità che gli offrono (Lc 24,28-32). L’ospitalità cristiana, come accoglienza della presenza sconvolgente dell’ “altro” nella propria vita (Mt 25,35-36) e soprattutto come accettazione dell’ “altro da noi” per eccellenza che è il nemico, è un segno privilegiato della fedeltà al comandamento nuovo senza frontiere. Ospitare l’altro è ospitare Cristo. Il Vaticano II ricorda che «oggi urge l’obbligo che diventiamo generosamente prossimi di ogni uomo e rendiamo servizio coi fatti a colui che ci passa accanto, vecchio da tutti abbandonato o lavoratore straniero ingiustamente disprezzato, o emigrante, o fanciullo nato da una unione illegittima, che patisce immeritatamente per un peccato da lui non commesso, o affamato che richiama la nostra coscienza rievocando la voce dei Signore: “Quanto avete fatto a uno di questi minimi miei fratelli, l’avete fatto a me”» (GS 27). Tra le opere di apostolato familiare indica: «Adottare come figli i bambini abbandonati, accogliere con benevolenza i forestieri» (AA 11e).
- Il Signore viene in visita nell’Eucaristia come a Mamre e come a Betania. Lui si offre, “prendete e mangiare”, e “sta alla porta e bussa” (Ap 3,20) e noi cosa siamo in grado di offrirgli? Marta ci appare affannata e ingessata in gesti condannati alla replicazione, in stereotipi. È chiusa nella sua autosufficienza. È piena di impegni, e quindi è sterile; ma al contempo è sorda e cieca. Implora soccorso, ma indirettamente. Maria, per Marta, abita in altri luoghi, sembra non presente all’azione. Essa, che non avrebbe potuto riempire altrimenti la sua relazione, ascolta, riconosce la sua povertà, fa spazio perché possa esservi fecondità e novità. Maria, dunque, ospita Gesù partendo dalla sua povertà e si pone in relazione. Marta apre la casa, Maria sé stessa. Il confronto è fra agire e ascoltare, fra l’occuparsi di servizi e di ascoltare la Parola di Dio, Gesù. Il discepolo deve essere come Maria, l’agitarsi non serve. “Che cosa fate più di noi nel deserto?”, domandarono alcuni filosofi a dei monaci. La risposta fu molto semplice: “Noi speriamo nella grazia di Dio e custodiamo la mente”. Come cristiani dovremmo rispondere: “Noi ascoltiamo la Parola di vita e di salvezza”. Nella Celebrazione liturgica la Parola si compie. Ma l’accoglienza/ascolto è un atteggiamento che si impara lentamente e si impara facendone esperienza concreta, vivendolo. L’ascolto liturgico della Parola di Dio è tempo gratuito e accoglienza totale. In quanto tale, è da ritenersi superiore di quello di Abramo e di Maria perché avviene nello Spirito e con il suo aiuto; come dicono le premesse al Lezionario: «La Parola di Dio diventa fondamento dell’azione liturgica… L’azione dello stesso Spirito Santo… a ciascuno suggerisce nel cuore tutto ciò che nella proclamazione della Parola di Dio vien detto per l’intera assemblea dei fedeli»; per cui «nell’ascolto della Parola di Dio si edifica e cresce la Chiesa».
TESTI E MATERIALI
RITI DI INTRODUZIONE E DI CONCLUSIONE
** Riti di Introduzione con Atto penitenziale XVI TO C Riti di introduzione
** Riti di conclusione XVI TO C Riti di conclusione
SALMO RESPONSORIALE
** prima proposta, da Psallite
partitura Salmo XVI TO C Psallite
audio
** seconda proposta, da Lodate Dio Salmo XVI TO C LD
** terza proposta, dal m° Impagliatelli
partitura Salmo XVI TO C Imagliatelli
audio
PREGHIERA DEI FEDELI
** prima proposta XVI TO C Pdf 1
** seconda proposta XVI TO C Pdf 2
** terza proposta XVI TO C Pdf 3
** da Orazionale CEI Pdf XVI TO OR CEI