XIII Domenica del Tempo ordinario – B – 2024

XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – B

Nel tuo Figlio povero e crocifisso

ci fai ricchi del dono della tua stessa vita

 

  • Il Messia è venuto a liberarci e a salvarci, a strapparci dal potere del male e del peccato. È quello che fa con ognuno di noi, ogni volta che siamo abbattuti e stanchi, delusi e tristi, ogni volta che da soli non ce la facciamo a venirne fuori. In quei frangenti noi sperimentiamo tutta la nostra fragilità perché le nostre energie vengono meno e la nostra forza non basta, perché entriamo come in un gorgo profondo di scoraggiamento e di abbandono. Gesù allora si accosta a noi, ci prende per mano, ci rialza e ci rimette in cammino. Non si sostituisce a noi, ma alleggerisce il nostro cuore, ci libera dai pesi che ci impediscono di andare avanti. Non ci sottrae alla fatica e alla ricerca, ma ci toglie dall’inerzia e ci ridona la voglia di camminare, di seguirlo. Troppe volte noi ci arrendiamo a quelle situazioni che sembrano senza via d’uscita. Forse perché consideriamo ineluttabile il nostro cedimento nei confronti del male. Forse perché vogliamo fare caparbiamente da soli, anche quando veniamo messi di fronte alla nostra debolezza. Se chiediamo il suo aiuto, però, Gesù è disposto a raggiungerci, a “sbloccare” la situazione. È l’esperienza della grazia che di volta in volta diventa misericordia e compassione, liberazione e forza, luce e saggezza. Un soccorso provvidenziale perché da soli non ce l’avremmo fatta. Una spinta che ci assicura di poter affrontare in modo nuovo gli ostacoli che ci stanno davanti.
  • La nostra vita è intrecciata, fin dal momento della nascita, con la prospettiva della morte. Tuttavia, alla luce di Gesù questa prospettiva non conduce alla disperazione, poiché la sua stessa vita terrena ci parla di “risurrezione”. E, nonostante la constatazione pessimista che i nostri anni sono «quasi tutti fatica, dolore; passano presto e noi ci dileguiamo» (Sal­mo 90), la Liturgia oggi proclama che «Dio non ha creato la morte». Il linguaggio della fede, dunque, ci invita a conside­rare l’esistenza sotto una luce positiva. Al capo della sinagoga, a cui è data notizia della morte della figlia, Gesù dichiara: «Non temere, continua solo ad avere fede!».
  • L’uomo non è creato per la morte, ci insegna la Liturgia di oggi. E con questa affermazione essa ci orienta in tutt’altra direzione rispetto a diffusi orientamenti presenti nella nostra cultura, che si traducono spesso in scelte nichilistiche. Certamente la morte fisica, nostra e altrui, può essere vissuta come tremenda e angosciante, perché tutto il nostro essere vi si ri­bella. Tuttavia, dal punto di vista cristiano può essere vista come una porta aperta verso una vita trasfigurata nell’amore di Dio. Il messaggio cen­trale è oggi proprio questo: Dio ci chiama alla vita. Perciò anche la nostra esistenza terrena non è necessariamente un “essere per la morte”, ma può sfociare in un impegno per la vita, ovunque essa possa essere promossa.
  • Nei momenti in cui la vita sfugge di mano, perché la disgrazia ci rotola addosso e tenta di stritolarci, o anche solo quando la gioia non ci canta più dentro ed entriamo nel tunnel dello scoraggiamento, allora è il caso di prolungare il tempo con le ginocchia piegate e rivolgerci al Signore della vita. È stato detto che la vita bella è un ideale di giovinezza realizzato nell’età matura. Dobbiamo conservare l’ideale e tentare di realizzarlo giorno dopo giorno.
  • Il tema della pagina evangelica odierna potrebbe essere ancora la fede, che è la capacità di dare credito incondizionato alla persona di Gesù. Analizzato più da vicino, il tema è la celebrazione del Signore della vita che chiama gli uomini ad una pienezza, quella che fa star bene il corpo (salute) e lo spirito (fede e amore). Dio è Signore e datore di una vita destinata a superare la barriera del tempo. Se c’è la morte, la si deve all’opera negativa del diavolo (Prima Lettura).
  • Una certa saggezza, che ha avuto i suoi seguaci in tutti i tempi e che oggi è favorita dalla mentalità scientifica positiva tende a far accettare la prospettiva della morte con razionale serenità, senza paure, senza illusioni consolatorie, come una cosa naturale. Ma la realtà è più forte di qualsiasi dottrina. Sopraffatto dall’inesorabile certezza della morte, l’uomo si ribella contro di essa e, dopo aver gustato il sapore della vita, non vorrebbe mai più morire. Ha la chiara percezione che la morte è tutt’altro che lo sbocco naturale della vita. Essa è una violenza alla sua sete inestinguibile di vita.
  • Anche nella visione della fede la morte è un fallimento della creazione, uno scacco della vita. Dio non ha creato l’uomo perché cadesse nei circuiti del nulla: «Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutto per l’esistenza» (Prima Lettura). La nostra istintiva paura della morte attinge la sua origine nelle primitive intenzioni di Dio. La morte non entrava nel piano di Dio. Essa è entrata per l’invidia del maligno, per il peccato dell’uomo. Questo ci rivela un volto nuovo del peccato: esso è l’anticreazione, un tentativo di autodistruzione dell’uomo, appunto, perché con esso l’uomo tronca i suoi legami con la fonte stessa della vita: Dio, il Vivente per eccellenza.
  • Dio ci chiama alla vita. Da un capo all’altro della Bibbia, un senso profondo della vita in tutte le sue forme e un senso purissimo di Dio ci rivelano che l’uomo insegue, con instancabile speranza, un dono sacro in cui Dio fa risplendere il suo mistero. Al centro del Paradiso Dio aveva piantato “l’albero della vita”, il cui frutto doveva far vivere per sempre (cfr. Gn 3,22). Il Dio che non si compiace nella morte di alcuno (cfr. Ez 18,32) si è rivelato, in Cristo, come il «Dio dei vivi e non dei morti». Dio è il Padre da cui ogni vita procede. Cristo, poi, è “il Verbo di vita per cui ogni cosa esiste”, è “risurrezione e vita”, è “il pane di vita” e chiunque mangia di lui ha già in sé la vita permanente; egli è la sorgente che zampilla vita eterna… I miracoli, specialmente le risurrezioni, testimoniano che egli è venuto a comunicare la vita; essi costituiscono il segno del destino cui l’umanità è chiamata: la vita eterna. Potremmo dire che il messaggio cristiano è tutto qui: chi partecipa al Cristo, partecipa alla vita. Dopo Cristo e la sua risurrezione, chi crede, anche se sa di dover morire, vede la morte come un momento per passare ad una vita senza fine. La morte diventa cioè un “passaggio”, assume così il carattere pasquale di una vittoria.

TESTI E MATERIALI

RITI DI INTRODUZIONE E DI CONCLUSIONE

** Atto penitenziale XIII TO B Riti introduzione

** Riti di conclusione XIII TO B Riti conclusione

SALMO RESPONSORIALE

** prima proposta, da Psallite

partitura Salmo XIII TO B Psallite

audio

** seconda proposta, da Lodate Dio Salmo XIII TO B LD

** terza proposta, dal m° Impagliatelli

partitura Salmo Impagliatelli file-tempo-ordinario-xiii-domenica-anno-b

audio

 

PREGHIERA DEI FEDELI

** prima proposta XIII TO B Pdf 1

** seconda proposta XIII TO B Pdf 2

** da Orazionale CEI Pdf TO XIII OR CEI