Testi per celebrare

I Domenica di Quaresima C – 2025 –

PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA – C

 

«Era guidato dallo Spirito nel deserto,

per quaranta giorni, tentato dal diavolo»

 

 

  • Un nuovo cammino verso la Pasqua si è aperto. La Quaresima ri-propone l’impegno dell’ascolto della Parola di Dio, della conversione, della preghiera, della carità fraterna perché la Chiesa riscopra il senso della propria vocazione e appartenenza al Signore, in un continuo passaggio verso la Vita nuova. Ogni momento è segnato da questi impegni, ma il tempo quaresimale ha un’efficacia particolare perché è memoria viva e attuale del cammino pasquale di Cristo, del suo “Sì!” alla volontà del Padre nel segno della Comunità che si converte.
  • Ci sono momenti della vita in cui si impongono scelte decisive: per il lavoro o la professione, per la famiglia, per l’orientamento dei figli o, più radicalmente ancora, per l’impostazione dell’esistenza in rapporto a valori autentici o a pseudo-valori. Per i credenti, il Battesimo è stato la scelta fondamentale per Cristo, l’accettazione di criteri evangelici di vita. Ma vivendo nel mondo è inevitabile respirarne l’atmosfera e subirne gli influssi negativi: la sollecitazione a rincorrere i miti del profitto, della produzione, del consumo, a fondare la vita più sull’avere che sull’essere. Il fascino di queste prospettive alienanti arriva facilmente a determinare le decisioni, specialmente se manca una lucida capacità critica. Ponendosi contro ogni manipolazione della verità e smascherando ogni tradimento dell’uomo, la Parola di Dio diventa criterio di giudizio e grazia liberante.
  • Il punto di riferimento di questa prima Domenica è Cristo, presentato da Luca come nuovo Adamo, capostipite di una nuova umanità (cfr. Lc 3,23-38: la genealogia di Gesù), che nel deserto fa esperienza di incertezza: o cedere alla tentazione del prestigio umano e del facile successo, o fidarsi del Padre. La sua scelta cade dalla parte più scomoda, cioè dalla parte di Dio (Vangelo) e resta fedele alla sua identità di Figlio. Per lui, al di fuori del Padre, non ci sono altri “signori” che meritino adorazione e servizio. Alle insinuazioni del tentatore e alla seduzione della potenza, Gesù ribadisce la sua scelta di fedeltà al progetto del Padre: «Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai». Il primato di Dio non intende mortificare l’uomo, ma mira a salvaguardarne la libertà e la dignità.
  • Il popolo d’Israele, per tener viva la memoria delle meraviglie operate dal Signore, specialmente nell’esodo, è chiamato a scandire la sua esistenza con una professione di fede che è il compendio della sua storia singolare (Prima Lettura). La sua dignità di popolo libero, il dono e la fecondità della terra sono opera solo del Signore, esplicitamente confessato come protagonista e creatore della storia. Questa professione di fede storica tende a creare nel popolo la coscienza riconoscente dell’iniziativa di Dio e la fiducia nella sua assistenza provvidente. Se Dio non è estraneo alla vicenda dell’uomo, se ha dato prova della sua vicinanza, il fedele proclama che tutto avrà esito positivo perché tutto è nelle mani del Signore della storia. Chi fa credito a Dio, si radica in lui e si lascia guidare dalla sua parola, è in grado come Gesù di superare ogni difficoltà: «Camminerai su aspidi e vipere, schiaccerai leoni e draghi» (Salmo responsoriale). Lo stesso tema della fede ricorre nella Seconda Lettura, in cui Paolo ci esorta a riconoscere nella Pasqua di Cristo il fondamento e il centro della vita cristiana. La professione di fede del nuovo popolo di Dio consiste nel riconoscimento della signoria di Cristo sull’uomo, sull’universo e sulla storia. Riconoscimento che implica il cuore e la bocca, ossia tutto l’uomo nella sua apertura di fede, nelle sue decisioni, nella sua testimonianza.
  • Dichiarare che Gesù è Signore significa prendere posizione per Lui, non essere neutrali nelle scelte che la vita cristiana impone. Momento e luogo privilegiato per questa professione di fede è la preghiera che vuole essere riconoscimento di Dio come protagonista della nostra storia di salvati ed espressione di una coscienza filiale che risponde alla sua paternità. La preghiera è uno degli impegni quaresimali più forti. Non è sufficiente affermare che “tutta la vita è preghiera”; può essere uno slogan per coprire elegantemente la nostra pigrizia. Esimersi da momenti di preghiera specifici e qualificanti può essere una spia che segnala una crisi di fede. Ma per essere una autentica professione di fede la preghiera non può limitarsi a invocazioni vuote. Ciò che conta è il consenso alla volontà del Padre (cfr. Mt 7,21), che conduca a scelte evangeliche nella vita concreta e che manifesti il significato liberante del nostro essere figli di Dio.
  • Andare nel deserto corrisponde ad affrontare una lotta, un combattimento spirituale, per rispondere alle tentazioni e superarle. A subire una prova decisiva è, in effetti, la nostra fede. Non è casuale che due delle tentazioni riferite da Luca esordiscano con un «Se tu sei il Figlio di Dio», lanciato a Gesù come un attacco preciso e concreto alla sua certezza di essere “il Figlio amato” di Dio, un tentativo scoperto di incrinare la sua fiducia nel Padre. Come riconoscere l’amore del Padre in un disegno che prevede un Messia povero, disarmato, che rinuncia a gesti spettacolari? Ma ciò che è in causa non è solo Gesù e la sua relazione unica con il Padre. E’ in gioco anche la nostra fede, sottoposta ad alcuni interrogativi lancinanti: perché Dio non risolve in un batter d’occhio la fame nel mondo ed altri problemi ugualmente drammatici? Perché Dio non obbliga al bene tutti gli uomini e non toglie con la sua potenza tanta corruzione? Perché Dio non sbaraglia i suoi avversari e tutti gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione dei suoi progetti? Perché il Signore non ci offre un segno grande e miracoloso per convincere tutti della sua onnipotenza? La risposta più naturale a queste tentazioni è quella adombrata dal tentatore:accaparrarsi una triplice forma di potere: sulle cose: il nutrimento senza fatica; sulla politica: il potere, la possibilità di asservire e strumentalizzare, per realizzare i propri disegni; sulla religione: la spettacolarità, un modo facile per assicurarsi il consenso e la popolarità.
  • Ma se tutto questo può anche funzionare per assicurarsi il successo, non è questo l’obiettivo che il Padre ha affidato al suo Figlio, non è questa la missione che il Maestro, il Signore, affida ai discepoli. Gesù non sarà il Messia forte dei suoi poteri divini, ma l’uomo autentico, che condivide la fragilità dei suoi fratelli. Gesù non corrisponderà al sogno di tanti nazionalisti del suo tempo: il Messia che utilizza le sue risorse per schiacciare e vincere i suoi nemici e neppure il Messia che condanna. Sarà, piuttosto, il Messia disarmato, che accetta di essere condannato, giustiziato, messo a morte sulla croce. Gesù non realizzerà le attese di coloro che chiedono una religione che si impone nel nome di Dio. Il suo sarà, piuttosto, il percorso del Servo sofferente, dell’Agnello immolato per la salvezza del mondo. Ma è veramente praticabile una strada del genere? Non è disumana, eroica, eccessivamente ardua? Che cos’è che permette a Gesù ed ai suoi discepoli di superare queste prove? Il nemico vero, in fondo, è proprio la paura: paura di non farcela, paura di essere abbandonati a sé stessi, paura dell’insignificanza, paura del fallimento, paura della sconfitta. Risolutivo, a questo punto, non è il coraggio, lo sforzo di volontà, l’impegno totale, che alla fin fine potrebbero portare alla frustrazione. Ciò che si rivela determinante è piuttosto la fiducia, una fiducia riposta in Dio, nel suo amore, nella sua misericordia, nella sua provvidenza. Una relazione autentica con Dio prende come punto di riferimento le scelte di Gesù e accetta di passare, attraverso la croce, per giungere alla risurrezione. Non esiste, del resto, altra strada per approdare alla vita eterna.
  • Per tutta la Quaresima è doveroso valorizzare i momenti “penitenziali”, sforzandoci di renderli attuali, superando le difficoltà che presenta la loro comprensione e la loro realizzazione: non aver paura del silenzio (durante l’atte penitenziale, al termine dell’omelia, dopo la comunione); dare importanza agli atteggiamenti del corpo (volgere il proprio sguardo verso la Croce, mettersi in ginocchio almeno dopo la comunione, chinare il capo durante la benedizione). Ovviamente risulta d’importanza capitale il ruolo del presidente e, soprattutto, le indicazione del Presbitero-Parroco, che guida la porzione del gregge di Cristo affidato alle sue cure pastorali. È lui, in effetti, che decide la collocazione e la lunghezza dei momenti di silenzio; è lui che, con monizioni brevi, aiuta l’assemblea ad entrare in un atteggiamento del corpo e del cuore… anche se i ministranti, i lettori, i cantori e tutti coloro prestano un servizio non mancano di responsabilità!

TESTI E MATERIALI

APPROFONDIMENTO

** Sussidio CEI ULN (Introduzione) GUIDA-INTRODUZIONE-AL-TEMPO-DI-QUARESIMA-2025

** I Domenica SUSSIDIO-I-DOMENICA-DI-QUARESIMA-2025

 

RITI DI INTRODUZIONE E DI CONCLUSIONE

** Nota dell’ episcopato italiano sul senso del digiuno: il-senso-cristiano-del-digiuno-e-dellastinenza

** Nota sul valore comunitario dei giorni penitenziali: Il-valore-comunitario-dei-giorni-penitenziali

** Suggerimenti Suggerimenti I Quaresima C

** Riti di Introduzione con litania (anche per preghiera fedeli) I-domenica-riti-di-introduzione-atto-penitenziale-e-preghiera-dei-fedeli (1)

** Riti di Introduzione con Atto penitenziale I Quaresima Riti di introduzione senza litanie

** Riti di conclusione I Quaresima Riti di conclusione

SALMO RESPONSORIALE

** prima proposta, da Psallite

partitura

audio

** seconda proposta, da Lodate Dio Salmo I Quaresima C LD

** terza proposta, dal m° Impagliatelli

partitura Salmo I Quaresima C Impagliatelli

audio

 

PREGHIERA DEI FEDELI

** prima proposta I Quaresima C Pdf 1

** seconda proposta I Quaresima C Pdf 2

** terza proposta I Quaresima C Pdf 3

** da Orazionale CEI Pdf I Quaresima OR CEI