SECONDA DOMENICA DI AVVENTO – A
«La radice di Iesse si leverà a vessillo per i popoli»
- L’annuncio della prossima venuta di Cristo e della liberazione che egli porta genera sentimenti di speranza. Anche nella nostra epoca presente si avverte, a volte con ansia e trepidazione, la necessità di essere liberati da catene pesanti che sembrano tirarci sempre più verso il basso. Non mancano, nella società d’oggi, gravi tensioni e rischi di alienazione, da cui non può salvarci la fuga in una vana nostalgia del passato. In questo contesto può trovare posto l’annuncio della venuta di Cristo: egli può alimentare la nostra fede e rispondere alla speranza di vita buona e riuscita. Solo lui può essere anche oggi la nostra salvezza.
- In questa Seconda Domenica di Avvento la Liturgia mette al centro la figura di Giovanni il Battista. Egli è colui che prepara, con la sua predicazione e condotta di vita, la venuta del Messia. Giovanni è un uomo di Dio che sa leggere i tempi e individuarne le opportunità, per riconoscere il Signore che viene. Giovanni invita a esprimere, attraverso il segno del battesimo, la decisione di conversione che deve caratterizzare il tempo nuovo. Per il cristiano, nel ricordo del proprio Battesimo, proprio la scelta di credere rappresenta questa decisa svolta. Noi, dunque, invochiamo da Dio la forza per ri-orientare la nostra vita verso di Lui.
- Giovanni compie la sua missione al Giordano, posto ai confini con il deserto, un luogo impervio, arido, carico di silenzio e solitudine; ma proprio lì si può ascoltare una Parola ferma che orienta alla salvezza. È quella di Dio, attraverso la bocca del Battista. Così quel luogo simile a quello in cui il popolo di Israele camminò per quarant’anni, diventa luogo di conversione, di avvicinamento a Dio, è il luogo dove si riceve in dono il suo Spirito. Quel deserto è anche il nostro mondo, la nostra vita, alle volte arida e faticosa, che ha bisogno di rifiorire. Quel deserto è anche immagine di un luogo interiore, in cui noi possiamo coltivare il silenzio e far tacere tanti suoni inutili e chiassi assordanti, per ascoltare la voce di Dio che parla alla nostra coscienza, perché qualcosa di noi cambi in meglio. Abbiamo tutti bisogno di invocare lo Spirito per portare frutti di vita nuova. Anche da un tronco vecchio e secco, come può essere la nostra esistenza, alle volte bloccata, può nascere un germoglio di vita nuova, di cambiamento inaspettato.
- Dio viene, portatore e operatore di salvezza per tutti. Il messaggio che accompagna la sua venuta parla di pace e di riconciliazione. Simbolica è quella presentata da Isaia (Prima Lettura) tra nemici “naturali” che lottano per la sopravvivenza; reale e simbolica nello stesso tempo quella presentata dall’apostolo (Seconda Lettura) tra nemici “culturali” che si oppongono per diversa religione. La riconciliazione, avvenuta nelle Comunità cristiane, tra credenti che provenivano dall’ebraismo e dal paganesimo, è sempre soggetta alla provvisorietà, all’equilibrio instabile: esiste nel presente, ma si affida per il domani alla speranza. Essa è, tuttavia, il segno di un mondo riconciliato in Cristo, dove non contano i privilegi di razza («siamo figli di Abramo»: Vangelo) e tutto ciò che separa, ma conta, invece, l’unica cosa che unisce: la fede nel Cristo Salvatore.
- La salvezza significa, dunque, rompere tutte le barriere, uscire da sé per incontrare gli altri, aprirsi alla rivelazione reciproca, perdonarsi e amarsi come persone, come figli di Dio. Così ha agito con noi il Signore Gesù, rispettando le attese e le possibilità di dialogo di ciascuno: nel passato, accostandosi agli Ebrei come realizzatore della “fedeltà” di Dio e ai pagani come portatore di un amore gratuito; oggi, e sempre, suscitando in ciascuno (persona, popolo, generazione…) una risposta originale che diventi poi ricchezza comune. Non è, quindi, un’utopia sperare in un’umanità riconciliata, nonostante le attuali guerre e divisioni, nonostante gli squilibri e le discriminazioni, perché la salvezza definitiva è opera del Signore che viene e che verrà, e chiede ai suoi amici di collaborare perché il suo progetto divenga sempre più realtà effettiva. Questo significa accettare il messaggio del Battista, che oggi è quello della Chiesa e dei suoi vescovi, degli uomini più lucidi e impegnati che sono i profeti del nostro tempo, e produrre frutti di penitenza e di conversione. Il giudizio che ci attende lo prepariamo con le nostre mani: il fuoco inestinguibile distruggerà tutto ciò che non ha solidità perché non fondato sulla «sapienza che viene dal cielo» (Colletta); ed è appunto in questa prospettiva che l’assemblea domanda di saper «valutare con sapienza i beni della terra, nella continua ricerca dei beni dei cielo» (orazione dopo la Comunione).
- Accettarsi reciprocamente è un invito che ci viene rivolto dalla Chiesa. La coesistenza dei cristiani di origine giudaica e di quelli di origine pagana non è sempre stata facile nelle Comunità primitive. Conosciamo le riserve che avevano i primi verso i secondi e le divisioni suscitate. Ma le parole di Paolo valgono anche per le Comunità oggi. Il cristiano tende spesso a considerare la sua appartenenza al popolo di Dio come un privilegio che lo separa dagli altri, una specie di marchio di qualità; molti cristiani sono inseriti in gruppi o istituzioni di ordine sociale, politico, economico, culturale… con notevoli possibilità di operare per un superamento di blocchi ideologici o di qualunque divisione. L’Eucaristia offre ai cristiani l’occasione di provare il loro universalismo e di rifiutare una separazione fra i deboli e i forti, poiché a questa mensa il Signore si offre per tutti. E’ il “vincolo dell’unione”: unione con i fratelli, unione con Dio in Cristo.
- Convertirsi, come ci insegna il Battista, non è un’operazione facile, né indolore. Come non è facile né indolore ogni cambiamento autentico, in profondità, ogni cambiamento che obblighi un po’ a morire alle cose vecchie per far spazio alla novità. E qui si tratta di cambiare il cuore, di cambiare il modo di considerare la realtà, di staccarsi da vizi inveterati, prendendo il coraggio di comportamenti inediti. Logica, a questo punto, una domanda: cristiano, cosa ne hai fatto del tuo Battesimo? Cosa ne stai facendo della tua vita? Che cosa conta veramente per te oggi?
- Convertirsi implica un movimento: un lasciare, un abbandonare, per inoltrarsi in percorsi nuovi. E ci si muove solo se, dentro di sé, c’è la fiamma viva del desiderio. Desiderio di incontrare Dio e di vivere in relazione con lui. Convertirsi significa scegliere una vita piena. C’è una decisione da prendere, ed è definitiva. C’è un coraggio da mostrare e lo si manifesta con gesti concreti. Perché Colui che sta per arrivare non merita solo gli scampoli della nostra esistenza, ma tutta la nostra intelligenza, il nostro cuore, le nostre risorse, la nostra volontà.
- Nella sua bimillenaria esperienza di maternità e di accompagnamento spirituale dei credenti, la Chiesa ci offre una guida credibile e autorevole: Giovanni, il Battezzatore. La Chiesa ritrova la sua missione in questo profeta, che è l’uomo della svolta, al confine tra due epoche. Il suo abito richiama il profeta Elia, colui che doveva preparare i tempi messianici. Giovanni contesta il presente: le sue prime parole, infatti, sono di denuncia: «Razza di vipere». Il suo annuncio però, come quello di tutti i profeti, è anche propositivo: «Preparate la via al Signore». E l’invito della Comunità cristiana in questa seconda settimana di Avvento.
- La voce di Giovanni il Battista risuona ancor oggi con forza: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!», «Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!». Chi entra in chiesa dovrebbe poter contare subito su un impatto visivo efficace. Potrebbe trattarsi di un’immagine del Battista, posta in prossimità dell’ambone o dell’ingresso, e di alcune frasi da lui pronunciate, scritte nella bacheca della chiesa. Se si è attenti a non fare di Giovanni un protagonista perché il protagonista vero è l’Atteso, l’Inviato di Dio, cioè Gesù, si può collocare all’ingresso o vicino al presbiterio, ben visibile, l’immagine di una strada che si apre verso l’orizzonte.
- Naturalmente, se Domenica scorsa si è acceso il primo cero della corona di Avvento, oggi bisogna accendere il secondo, nello stesso modo e nello stesso momento in cui si è acceso il primo.
- In questa Domenica, richiamando la missione del Battista, sarà opportuno sostituire l’Atto penitenziale con il rito di aspersione con l’acqua benedetta.
- L’Avvento può essere occasione per riscoprire il silenzio nella Liturgia. Il silenzio dichiara la volontà di sospendere le parole umane affinché ci sia spazio per una Parola nuova. Per viverlo con frutto sarà opportuno che non sia occupato a preparare i momenti successivi della celebrazione da parte dei ministri, che non sia confuso con un “tempo morto”, che non sia mortificato da una monizione troppo verbosa. Può essere introdotto «prima che inizi la Liturgia della Parola, dopo la prima e la seconda lettura, e terminata l’omelia» (OGMR 56).
- Mentre pensiamo e organizziamo le “solite” attività in occasione del Natale o mentre cerchiamo di inventarne altre (inutili e troppo scontate talvolta!!!), ci si potrebbe orientare verso qualcosa di più concreto, magari programmando qualche incontro con i gruppi pastorali per esaminare i punti forti e quelli più deboli della pastorale parrocchiale, partendo dalla domanda: come passare da una fede “presupposta” ad una fede “proposta”? Quali itinerari, iniziative, azioni pastorali pensare per aiutare a ricomprendere Gesù, la Chiesa, la storia?
- In questa seconda settimana è bene organizzare già una celebrazione comunitaria della Riconciliazione affinché come Maria, Isaia, Giovanni il Precursore, Giuseppe il giusto ed i pastori, tutti siamo pronti ad accogliere e riconoscere il Salvatore con cuore puro, come terra buona e disponibile. Il suono della Parola di Dio che viene dall’alto e discende sulla Comunità radunata dispone il cuore delle singole persone alla celebrazione del Sacramento, affinché nella conversione e nel perdono dei peccati tutti possano ritrovare la leggerezza per poter salire ed essere voce di quella Parola che salva e riaccende la speranza. Gioia e penitenza, speranza e conversione sono l’invito paradossale dell’Avvento, la condizione e l’occasione offerta alla Chiesa per salire e recare la lieta notizia del Vangelo di Gesù, speranza del mondo. Non si aspettino gli ultimissimi giorni prima di Natale per celebrare la Riconciliazione!!!
- Si ricordi che domani, Lunedì 8 Dicembre, si celebra la solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. I Secondi Vespri e la Celebrazione Eucaristica che li precede o li segue sono quelli della Seconda Domenica di Avvento.
TESTI E MATERIALI
PER APPROFONDIRE
** Sussidio CEI 2025: Guida al Tempo di Avvento GUIDA-AL-TEMPO-DI-AVVENTO-2025
** Sussidio CEI 2025: Domenica corrente II-AVVENTO-2025
** Per pregare con la corona d’Avvento in famiglia, nelle case. nei gruppi
** Celebrazione penitenziale comunitaria CELEBRAZIONE-PENITENZIALE-AVVENTO-2025
RITI DI INTRODUZIONE E DI CONCLUSIONE
** Riti di Introduzione con accensione della Corona e Atto penitenziale II avvento A Riti introduzione con accensione corona
** Riti di conclusione II Avvento A riti conclusione
SALMO RESPONSORIALE
** prima proposta, da Psallite:
Partitura Salmo II avvento A Psallite
Audio
** seconda proposta, da Lodate Dio
Partitura Salmo II di Avvento A LD
** terza proposta, dal Sussidio CEI 2025
Partitura Salmo II avvento A Cei 2025
** quarta proposta, dal maestro Pasquale Impagliatelli
Partitura Salmo II Avvento A Impahliatelli
Audio
PREGHIERA DEI FEDELI
** prima proposta II Avvento A pdf 1
** seconda proposta II Avvento A Pdf 2
** terza proposta II Avvento A Pdf 3
** da Orazionale CEI Pdf OR CEI Avvento II

