Testi per celebrare

VIII Domenica del Tempo Ordinario C – 2025-

VIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – C

 

«L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore

trae fuori il bene»

 

 

  • Il cammino nella vita cristiana, guardando al giudizio finale e alla mèta della vita eterna di comunione con il Signore, ci sprona a vivere nel bene e a edificare la nostra esistenza terrena con ogni gesto ispirato dalla Parola di Dio, affinché possa condurci all’incontro con Cristo Signore. L’ipocrisia è il contrassegno di una fede millantata ma non vissuta realmente; al contrario, la coerenza impone ai cristiani di vivere ciò che professano, evitando di simulare atteggiamenti che rasentano un’osservanza formale.
  • Anche in questa VIII Domenica del Tempo Ordinario continua la lettura del cap. 6° del vangelo secondo Luca, in cui l’evangelista ci riporta l’insegnamento di Gesù ai suoi discepoli e alle folle che vogliono entrare nel Regno. L’insegnamento contenuto nel “discorso della pianura” rappresenta una proposta esigente, di non facile realizzazione perché contrasta con i sentimenti e le inclinazioni dell’animo umano. Tuttavia, una convinzione deve abitare il cristiano: la fiducia che è sempre la Parola di Dio a dare fondamento alla vita e che può guidare alla conversione del cuore. Fiduciosi nella grazia di Dio e impegnati a collaborare con l’aiuto donato, la parola di Gesù può essere tradotta in gesti concreti, come attesta la testimonianza di tanti cristiani veri che ci hanno preceduto o che possiamo incontrare anche oggi.
  • Le esigenze morali di una vita conforme al Vangelo sono espresse in una serie di detti del Signore che Matteo ha radunato nel “discorso della montagna” e Luca nel discorso “del piano”. Dobbiamo leggerli innanzi tutto come il giudizio di Dio su di noi: avvertiamo subito che essi esigono da noi un cambiamento radicale; non ci è richiesto di comportarci diversamente in questo o in quel particolare settore, ma di ri-orientare la profondità della persona alle sorgenti stesse dell’agire. Ogni precetto particolare mette in questione tutta la vita; rivela la forza incondizionata delle esigenze divine; di fronte ad essi non possiamo compiacerci di noi stessi; ci permettono di misurare quanto sia distante ciò che di meglio possiamo fare da quanto Dio ci domanda. Sono la vera norma «oggettiva» su cui misurarci. Per questo sono l’appello ad una continua conversione.
  • I precetti del Signore acquistano un nuovo aspetto: diventano le “indicazioni di marcia” nel cammino che dobbiamo percorrere. Da questo punto di vista gli insegnamenti morali di Gesù differiscono nettamente dalla maggior parte dell’insegnamento rabbinico del tempo, che mirava soprattutto a fornire un quadro completo di regole e prescrizioni, in modo che l’individuo sapesse come conformare la propria condotta, in qualsiasi situazione si trovasse, alla legge di Dio. Gli insegnamenti morali di Gesù, invece, non sono per lo più norme immediatamente applicabili, anzi hanno quasi sempre una formulazione paradossale. Ora se presentano l’aspetto di paradosso è perché sono strettamente connessi con la risposta all’annuncio nella fede. Essi ci spingono a prendere coscienza della originalità di una scelta che non corrisponde al procedere spontaneo dell’uomo.
  • La scelta di fede non è una scelta qualunque; essa non offre da sola nessuna sicurezza tranne quella di Dio. Se è vero che una certa condotta morale è segno della fede, bisogna anche dire che nessuna ne è il segno “adeguato”. L’uomo, quando opta per la fede, non scorge davanti a sé un itinerario interamente tracciato. E’ tutto da scoprire, a poco a poco, nella sequenza degli avvenimenti e nel susseguirsi dei giorni.
  • La scelta di fede non è una scelta fatta una volta per sempre. L’insegnamento morale di Gesù è un insegnamento “aperto”, dinamico, che immette l’uomo in un cammino che dovrà terminare solo al ritorno di Cristo. Ad ogni passo il credente è invitato ad una conversione inaspettata e il cammino prosegue fino al prossimo bivio, da cui bisognerà ripartire nuovamente.
  • Tuttavia, i precetti di Gesù, sebbene paradossali, sono ben lontani dall’essere semplicemente delle generiche prescrizioni o delle esagerazioni espresse in forma iperbolica unicamente per stimolare la riflessione. Il loro tono è invece “autoritativo”, accompagnato molte volte da ammonimenti in modo da far capire che devono essere presi assolutamente sul serio perché dalla loro accettazione dipende il significato della vita stessa. Si tratta di una scelta radicale.
  • La legge di Cristo determina “dal di dentro” l’attività morale. I suoi precetti scuotono la coscienza, mutano il corso dei pensieri e danno un tale impulso alla volontà che ne scaturisce l’azione. Nella misura in cui noi corrispondiamo a tali mozioni, cercando di tener sempre desti nella nostra riflessione i comandamenti e non tanto come oggetti da contemplarsi ma come stimoli per l’azione, si forma in noi un certo modo di considerare la vita, una certa mentalità, un certo criterio di valutazione nuovo. I precetti non debbono essere trasferiti dalla lettera scritta all’azione. Essi debbono inserirsi attraverso la riflessione e l’impegno personale nella nostra concezione generale di vita, nella nostra mentalità. Allora potranno concretizzarsi in azioni che siano in armonia con le situazioni mutevoli in cui veniamo a trovarci. Questo è il significato di legge scritta nel cuore.
  • Ancora la Parola detiene la centralità in questa Liturgia. Non si tema, dunque, in questa Domenica, di dare una giusta centralità al momento della proclamazione, rendendo la Liturgia della Parola una vera e propria celebrazione della Parola. Per ottenere questo basta valorizzare ciò che il rito già prevede: si curi la qualità dei lettori… non possono mai essere improvvisati all’ultimo secondo prima di iniziare la celebrazione!!! Si canti il Salmo responsoriale; si valorizzi l’Evangeliario, magari collocato in presbiterio su una “cattedra della Parola” e portato processionalmente all’ambone; non si consideri superfluo l’uso dei ceri e dell’incenso; ci si abitui ad acclamare con il canto alla Parola evangelica proclamata, e al libro che la racchiude. L’ambone appaia chiaramente il giardino nel quale l’angelo annunzia ogni Domenica ai credenti che il Signore è risorto. L’addobbo della chiesa, oltre al motivo floreale, può ricorrere ai frutti che danno il senso del compimento della fioritura della Parola in noi. Data la scarsa sensibilità simbolica del nostro tempo questi segni vanno discretamente spiegati, anche da canti adeguati (vedi proposte sotto), che esprimono questi valori celebrativi.

 

TESTI E MATERIALI

RITI DI INTRODUZIONE E DI CONCLUSIONE

** Riti di Introduzione con Atto penitenziale VIII TO C Riti introduzione

** Riti di conclusione VIII TO C Riti conclusione

SALMO RESPONSORIALE

** prima proposta, da Psallite

partitura Salmo VIII TO C Psallite

audio

** seconda proposta, da Lodate Dio Salm VIII YO C LD

** terza proposta, dal m° Impagliatelli

partitura Salmo VIII TO C Impagliatelli

audio

 

PREGHIERA DEI FEDELI

** prima proposta VIII TO C Pdf 1

** seconda proposta VIII TO C Pdf 2

** terza proposta VIII TO C Pdf 3

** da Orazionale CEI Pdf TO VIII OR CEI