NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO
RE DELL’UNIVERSO – C
Il regno eterno e universale
XL Giornata Mondiale della Gioventù:
«Anche voi date testimonianza, perché siete con me» (Gv 15,27)
- Oggi termina l’Anno liturgico: celebriamo Cristo Gesù Re dell’Universo e guardiamo la croce che è il suo trono. La Liturgia canta all’Agnello immolato per noi, risorto e vincitore. Gesù è Re perché dona la vita ed è così redime noi e tutta la creazione, per ricondurre al Padre tutto quello che era stato fatto per lui e in vista di lui.
- Il regnare di Dio è l’alternativa al regnare dell’odio e delle divisioni. Le lacerazioni che attraversano l’umanità e la Chiesa stessa contraddicono il progetto che Dio ha manifestato in Gesù.
- Paradossalmente Gesù manifesta il suo amore riconciliante non nell’esercizio di un potere sovrano terreno, ma nella croce quale simbolo di un dono di amore portato fino alla fine. Il giusto che non ha fatto nulla di male è colui che introduce “nel paradiso” l’umanità che sa accoglierlo. La sua morte e la sua risurrezione inaugurano il Regno di Dio che viene a noi, ogni giorno.
- Croce e regalità appare un binomio improbabile. I discepoli e la Chiesa delle origini hanno dovuto misurarsi con lo scandalo della croce e comprenderne il mistero alla luce dell’insegnamento di Gesù e delle Scritture. Il credente è chiamato a contemplare nel legno di Cristo il segno della redenzione e salvezza del mondo.
- Cristo è chiamato a guidare il popolo di Dio, ad esserne condottiero (cfr. Prima Lettura); la sua regalità è di origine divina ed ha il primato su tutto, perché in lui il Padre ha posto la pienezza di tutte le cose (Seconda Lettura). Eppure il Vangelo di Luca presenta la regalità di Gesù riportando la parodia della sua investitura a re dei Giudei sulla croce, che richiama fortemente l’altra parodia avvenuta nel pretorio di Pilato e riportata dagli altri evangelisti. L’investitura regale di Gesù si svolge attorno alla croce, trono del nuovo Messia. Per rendere più evidente questo accostamento, Luca ricorda l’iscrizione che domina la croce (v. 38), ma senza dire che si tratta di un motivo di condanna (cfr. Mt 27,37). Così l’iscrizione tiene il posto della parola di investitura, simile a quella del Padre che investì il proprio Figlio al battesimo (Lc 3,22). Luca, inoltre, introduce qui un episodio riportato altrove (v. 36a; cfr. Mt 27,48) e vi aggiunge una frase (v. 37b) con la quale la folla attende di conoscere i titoli di Gesù alla regalità, titoli esteriori che Gesù si rifiuta di fornire: egli non vuole che la sua regalità gli venga dallo sfuggire alla sua sorte, ma dalla sua fedeltà alla medesima!
- Luca fa seguire a questo brano l’episodio dei due ladroni, quasi ad indicare che per Cristo il modo di esercitare la sua regalità su tutti gli uomini, compresi i suoi nemici, è quello di offrire loro il perdono (vv. 34a.39-43). Luca è sensibilissimo a questa idea in tutto il racconto della passione, ma qui essa tocca il vertice. Con questo perdono, Cristo si presenta come novello Adamo, colui che può aiutare l’umanità a reintegrare il paradiso perduto dal primo uomo (cfr. Lc 3,38). Occorre ancora che questa umanità nuova accetti il perdono di Dio e non si ripieghi orgogliosamente su sé stessa. Cristo arriva al momento della sua vita in cui potrà inaugurare una nuova umanità, liberata dalle alienazioni del peccato; egli offre al buon ladrone di farne parte, perché la sua volontà di perdono è senza limiti.
- I termini Re e Messia risuonano intorno alla croce in frasi beffarde e provocanti. In questa situazione Gesù compie un gesto veramente regale e assicura al malfattore pentito l’ingresso nel regno del Padre. Anche nei confronti degli avversari più accaniti, Gesù dirà parole di perdono: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Gesù, quindi, esercita e manifesta la sua regalità non nella affermazione di un potere dispotico, ma nel servizio di un perdono che tende alla riconciliazione. Egli è il primogenito di tutte le creature (Seconda Lettura) e come tutte le cose sono state create in lui, così «piacque a Dio di riconciliare a sé per mezzo di lui, tutte le cose, stabilendo la pace nel sangue della sua croce». Cristo è re perché perdonando e morendo per la remissione dei peccati, crea una nuova unità fra gli uomini. Spezzando la spirale dell’odio offre la possibilità di un nuovo futuro.
- Riconoscendo che Gesù è re, noi crediamo che con lui Dio ha manifestato in modo pieno che la realizzazione dell’uomo può avvenire solo nell’obbedienza alla sua volontà. Non c’è azione dell’uomo che non sia sotto il giudizio di Dio, non c’è spazio nella storia che possa fare a meno del rapporto con Dio per mezzo di Gesù. La dottrina della signoria di Cristo ci insegna ancora che la vita a cui siamo chiamati è la stessa vita che ha vissuto Gesù Cristo: vita di servizio ai fratelli. Vivendola noi confessiamo la sua signoria e diventiamo a nostra volta uomini di pace e di riconciliazione. Nella Chiesa di Cristo, come in ogni comunità, il ministero (= servizio) della autorità, è dato non per l’affermazione personale, ma in funzione dell’unità e della carità. Cristo, buon pastore, è venuto non per essere servito ma per servire (Mt 20,28; Mc 10,45) e dare la sua vita (Gv 10,11). Queste affermazioni aiutano a evitare le ambiguità inerenti al concetto di regalità non inteso nel senso di Cristo.
- La solennità odierna fu istituita da Pio XI nel 1925; mentre si formavano in Europa le grandi dittature, questa celebrazione ebbe il compito di affermare l’unicità e la singolarità della regalità di Cristo, il “solo” Re giusto. La solennità venne fissata l’ultima Domenica di Ottobre, con riguardo specialmente alla seguente festa di tutti i Santi, affinché «venga altamente proclamata la gloria di colui, il quale trionfa su tutti i santi e gli eletti». Sebbene la solennità, specie presso gli uomini e i giovani, avesse trovato una accoglienza entusiastica, si manifestarono tuttavia varie obiezioni. Tale festa di idea, infatti, trova espressione sufficiente, e in modo più organico, in altri momenti dell’Anno liturgico, ad es. in Avvento, a Natale, all’Epifania, a Pasqua, all’Ascensione; e, anzi, in ogni Domenica che, secondo il suo nome greco-latino e secondo la comprensione di cui è oggetto, è una festa del Kyrios-Cristo. Dopo la riforma liturgica del Concilio Vaticano II, la solennità portò il titolo di “Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo” e fu spostata all’ultima Domenica dell’Anno liturgico. Così essa è più saldamente collocata in quel contesto escatologico che già da sempre era proprio dell’ultima Domenica dell’Anno liturgico. Ora può essere più chiaro che il Signore e Re glorificato è in generale non solo il punto cui mira l’Anno liturgico, ma il nostro pellegrinaggio terreno, «lo stesso ieri e oggi e sempre» (Eb 13,8), «l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il principio e la fine» (Ap 22,13). Se ci deve essere una festa propria di Cristo Re, allora sembra che l’ultimo “Giorno del Signore” sia un posto più organico che la data precedente. Già Pio XI aveva motivato la data fin qui in uso con il fatto che in questa Domenica «il corso dell’Anno liturgico si è quasi compiuto» e i misteri cristiani per così dire si sono conclusi.
- Con la solennità di Cristo Re si conclude il ciclo dell’Anno liturgico per riaprirsi subito con la prossima Domenica che sarà la prima di Avvento. La Liturgia della Chiesa celebra il Mistero di Cristo in un crescendo incessante, a gloria del Padre, nello Spirito e a salvezza dell’uomo. Guidati dall’Evangelo secondo Luca, in questa Domenica e solennità, contempliamo il Signore che regna dal trono della croce. Nell’umanità trafitta del Figlio di Dio crocifisso che apre le porte del paradiso al buon ladrone ci è rivelato il segreto dell’amore che lo ha spinto a dare la sua vita per noi. Cristo, tentato ancora in modo terribile sulla sua identità di Figlio del Padre e di Messia sofferente, rifiuta di salvare sé stesso, dimostrando di essere un re diverso dagli altri. La logica del suo Regno è la nostra salvezza. Intronizzato sulla croce, egli diviene Signore di tutto e apre le porte del regno per accogliere noi suoi figli.
- Inoltre, la solennità di Cristo Re ci mostra come Cristo è Re solo insieme a noi, solo condividendo la regalità di Figlio di Dio con ognuno di noi. Colui per mezzo del quale tutto è stato creato, colui nel quale abita la pienezza di ogni cosa, è anche la testa di un corpo chiamato chiesa, di cui noi siamo membra. Colui che ha un trono nei cieli e il potere su ogni cosa, ha condiviso il trono più umano che ci sia, la croce sulla quale il potere umano ama mettere gli altri. Salendo sulla croce, Gesù santifica la vita di ognuno di noi fin nelle profondità della nostra fragilità e ci offre un posto nel suo Regno.
- E’ strano questo re! Strano il suo modo di vivere, di parlare, di agire. Strano, per un re, il suo modo di morire. Ma l’amore di cui dà prova risulterà vittorioso. Strano anche questo regno a cui credono i poveri, i miti, i perseguitati, coloro che hanno uno sguardo così puro da sembrare ingenuo. Ma questo è l’unico regno destinato a reggere per sempre, sulle macerie e sulla polvere degli altri.
- C’è bisogno enorme di una festa come questa, come quella di oggi, per richiamare i cristiani alla realtà. Credono a un re che muore sulla croce, non che fa morire i suoi avversari. Credono a un re che non si fa difendere dalle guardie, non esorta i suoi a dare la vita pur di salvarlo, ma offre la sua, fino in fondo. Credono in un re che sembra schiacciato dal peso di un fallimento senza precedenti e invece esercita il suo potere proprio dalla croce. Il potere del dono, non della rapina. Il potere dell’amore, non della violenza. Il potere della misericordia e della compassione, non di giudicare e di condannare.
- La Messa della solennità, al confronto con la precedente mostra solo minime variazioni: ha guadagnato spessore biblico e cristologico con il nuovo Lezionario e nella revisione della eucologia. Al cuore della celebrazione sta il Mistero pasquale di Cristo, dal quale scaturisce la sua peculiare regalità, non assimilabile a nessun potere umano. E’ anche la festa di quanti hanno ricevuto dalla potenza del Figlio il potere di diventare figli di Dio, fatti passare dalla schiavitù alla libertà, divenuti popolo di sacerdoti, re e profeti. Inoltre, la conclusione dell’Anno liturgico ci orienta alla seconda venuta del Cristo, verso il compimento della sua vittoria. L’antifona d’ingresso (Ap 5,12; 1,6) contiene, in una pregnante brevità, il messaggio del Mistero pasquale: l’Agnello immolato riceve «gloria e potenza nei secoli». La sua esaltazione e il suo insediamento a capo dell’intera creazione ci fanno domandare pieni di fiducia: «Che ogni creatura, libera dalla schiavitù del peccato, ti serva e ti lodi senza fine» (colletta); «Per i meriti del Cristo tuo Figlio concedi a tutti i popoli il dono dell’unità e della pace» (orazione sulle offerte). Il prefazio (proprio) esalta Cristo come “Sacerdote eterno” e “Re dell’universo”, il quale alla fine dei tempi offrirà al Padre suo «il regno eterno e universale: regno di verità e di vita, di santità e di grazia, di giustizia, di amore e di pace».
- In questa Domenica, culmine dell’Anno liturgico, dinanzi alle nostre assemblee, ben in vista troneggi la croce di Cristo Gesù, o almeno sia particolarmente ornata, illuminata e incensata. Egli non è un re come gli altri, è Re dalla croce e poiché noi siamo battezzati nella sua morte, siamo diventati suo corpo regale. La croce ha risanato tutto, ha ricongiunto il cielo e la terra e ha riportato la pace.
- L’uso dell’incenso oggi da alla celebrazione una tonalità più “regale” e solenne, soprattutto là dove l’uso è quasi scomparso.
- Sarà bene sottolineare la solennità di questa Domenica svolgendo la processione introitale che, partendo dal fondo della chiesa, ne percorra tutta la navata. Essa esprime la gioia di coloro che vanno alla casa del Signore (cfr. Salmo responsoriale).
- E’ opportuno prestare particolare attenzione al segno della croce che apre la celebrazione, all’anamnesi all’interno della quale la dimensione escatologica è messa in evidenza, alla dossologia della prece eucaristica, che è bene venga cantata.
- Nell’omelia si richiami il dono del tempo che Dio ci fa e le occasioni che durante l’Anno liturgico ci sono state offerte per accogliere la grazia salvifica della Pasqua di Cristo e per conformare sempre più la nostra vita a Lui. Si suggerisca di compiere un buon esame di coscienza (una bella celebrazione del Sacramento della Riconciliazione in questa settimana!), per ripensare a tutte le volte che abbiamo sciupato l’incontro con il Signore, a tutte le volte che si ha assunto un atteggiamento superficiale nell’ascolto e nella meditazione della Parola di Dio, così come nella celebrazione dei Misteri della Salvezza e nella carità trascurata nei confronti di chi ci sta accanto.
- Tenendo conto della Parola di Dio di questa solennità, è bene valorizzare il segno di pace che ci scambiamo dopo il Padre nostro e prima della frazione del pane. Auguriamoci la pace che viene da Gesù, dalla sua passione, morte e risurrezione. La pace è pienezza dei doni messianici, anticipo della pace della Gerusalemme celeste dove finalmente Cristo sarà definitivamente “La” nostra Pace.
- Fiori e ceri che ornano la croce esprimono l’adesione a Cristo che “regna dalla Croce”.
- Secondo le indicazioni del Calendario liturgico, «nelle chiese parrocchiali si reciti, dinanzi al Santissimo Sacramento l’Atto di Consacrazione con le Litanie del Sacro Cuore». Non manchino a questo appuntamento gli operatori pastorali della Parrocchia! Ci si potrebbe ritrovare a celebrare i secondi Vespri della solennità di Cristo Re, per cantare il Magnificat e lodare Dio con tutta la Chiesa per le grandi cose che ha fatto per noi suo popolo nell’Anno liturgico che si conclude.
- Si celebra oggi nella Chiese locali XL Giornata Mondiale della Gioventù, dal tema «Anche voi date testimonianza, perché siete con me» (Gv 15,27). Si faccia pervenire ai giovani il testo del messaggio del Santo Padre Leone XIV per tale evento. Sarebbe opportuno prevedere, magari nel pomeriggio o alla vigilia di tale giorno, un momento di festa e di riflessione sul tema proposto dal Papa.
TESTI E MATERIALI
RITI DI INTRODUZIONE E DI CONCLUSIONE
** Suggerimenti Cristo Re suggerimenti
** Riti di Introduzione con Atto penitenziale Cristo Re Riti introduzione
** Riti di conclusione Cristo Re Riti conclusione
SALMO RESPONSORIALE
** prima proposta, da Psallite
partitura Salmo Cristo Re C Psallite
audio
** seconda proposta, da Lodate Dio Salmo Cristo Re 1 Lez 2008
** terza proposta, dal m° Impagliatelli
partitura Salmo Cristo Re C Impagliatelli
audio
** quarta proposta, da Lodate Dio (testo precedente) Salmo Cristo Re C LD 2
PREGHIERA DEI FEDELI
** prima proposta Cristo Re Pdf 1
** seconda proposta Cristo Re Pdf 2
** terza proposta Cristo Re Pdf 3
** da Orazionale CEI Pdf Cristo Re OR CEI
** quarta proposta Cristo Re Pdf 4

