XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – C
GIORNATA MONDIALE DEI POVERI
«Con la vostra perseveranza
salverete le vostre anime»
- La Liturgia di questa Domenica evoca l’ultima venuta del Signore, che è al centro della professione di fede: «E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine». Ricorre il pensiero del “giudizio”, cosa che a molti cristiani incute un sentimento di paura. La venuta di Gesù, tuttavia, non può mai essere momento di paura, ma di gioia, poiché è sempre visita di Dio alle sue creature e il suo giudizio ha come criterio di fondo soltanto l’Amore che salva. Perciò il Vangelo ci pone davanti alla serietà della nostra vita e alla necessità di rendere testimonianza all’amore di Dio.
- Il nostro Dio è un Dio d’amore. Non può salvare l’uomo senza di lui, perciò stringe alleanza con il suo popolo: la salvezza è l’incontro di due fedeltà. Ma se Dio è fedele, il popolo no. Sotto l’azione dei profeti nasce la speranza e l’attesa di un uomo che finalmente saprà dare a Dio una fedeltà assoluta e incondizionata: il Messia. Quando verrà Lui, Dio accorderà al suo popolo la pienezza promessa. Una promessa di vita tale che non ci sarà più nulla di comune tra il mondo presente e il nuovo paradiso. Una nuova terra, nuovi cieli. Un cuore nuovo che renderà l’uomo sensibile all’azione dello Spirito.
- Nel discorso escatologico, Gesù spiega il significato del suo intervento messianico, usando il vocabolario e i temi della letteratura apocalittica, linguaggio difficile per noi. L’intervento storico del Figlio dell’uomo inaugura gli ultimi tempi. La pienezza di vita è accordata. L’opera del Messia è collocata sotto il segno dell’universalismo. Egli deve riunire tutti gli uomini dai quattro venti, perché tutti sono chiamati ad essere figli dei Padre. Gerusalemme è condannata perché ha tradito la sua missione trasformando in privilegio per sé il servizio da rendere a tutti i popoli: essa non ha rinunciato al suo particolarismo. Il regno del Figlio dell’uomo non è il trionfo sui nemici del popolo ma il suo cammino di obbedienza fino alla morte sulla croce. La via per giungere alla pienezza sperata è diversa da quella attesa: bisogna passare attraverso la morte per entrare nella vita eterna: perché la morte, accettata nell’obbedienza, può essere la realtà dove si realizza il più grande amore per Dio e per gli uomini.
- Intervenendo nella storia in modo diverso dalle attese del popolo, Gesù di Nazareth non apporta una pienezza completamente fatta. Non è un intervento magico che deresponsabilizzi l’uomo. E’ vero, la pienezza promessa è giunta ma aspetta di essere compiuta. E’ un dono, ma insieme un impegno. «A volte si vorrebbe che i risultati venissero dall’esterno, senza muovere un dito, come per un miracolo. L’azione di Dio per il Regno non si manifesta come una potenza esteriore: sia perché esso ci viene attualmente comunicato attraverso i segni storici che per sé sono oscuri e spesso ambigui e frammentari; sia perché Dio vuole coinvolgere anche l’uomo nella venuta del Regno» (CdA, pag. 54). La pienezza veramente ultima sarà ancora l’incontro di due fedeltà.
- Dopo la risurrezione di Cristo, il raduno dell’intera umanità in una comunione di amore con Dio avviene gradualmente e il mondo entra in una fase decisiva della sua crescita, in vista della ricapitolazione universale in Gesù Cristo. Al centro di questo dinamismo la Chiesa ha una parte essenziale, in quanto è il corpo di Cristo. E come tale deve seguire la via del Maestro: la morte per la vita. E deve ancora continuamente superare la tentazione di identificarsi con il regno definitivo e di chiudersi nel particolarismo. I muri di separazione che i popoli e le aree culturali non cessano di elevare tra loro sono fondamentalmente l’ostacolo più grave alla riunione dell’universo. La missione della Chiesa è di superare questo ostacolo. Il mezzo è l’amore dei nemici che abbatte le barriere poste dall’uomo. Oggi più che mai ci si rende conto della straordinaria ampiezza del compito della Chiesa. Si può, inoltre, misurare la relazione che lega, pur nella loro distinzione, la missione e l’opera di civilizzazione. Uno dei problemi fondamentali del nostro tempo è l’incontro delle culture. E’ problema politico, sociale, economico, ma non solo. Senza l’amore gratuito ed universale, non potrà avviarsi a soluzione. «La missione profetica della Chiesa risponde a una duplice esigenza: dare senso alla storia degli uomini e insieme denunziarne le ambiguità e gli errori. Chi nella Chiesa avverte di più la prima esigenza corre il rischio a volte di vedere in tutto ciò che è nuovo sempre un fatto positivo; chi sente di più la seconda può essere condotto a rifiutare ogni rinnovamento. E’ perciò di fondamentale importanza che la Chiesa si lasci guidare dallo Spirito nel discernere gli eventi della storia: infatti, quando meno se lo aspetta, si aprono impreviste possibilità di crescita per l’avvento del Regno. Lo Spirito muove la Chiesa a rendere testimonianza al fatto che nell’intera vicenda del mondo è all’opera una forza di purificazione e di liberazione che tutto proietta verso il Cristo» (CdA, pag. 174).
- La fine dell’Anno liturgico e la fine della “salita” di Gesù verso Gerusalemme ci portano anche a meditare sulla fine ultima. Già Domenica scorsa abbiamo inteso i sadducei porre a Gesù un interrogativo sulla risurrezione dei morti. Oggi Gesù stesso abbozza un discorso sulla fine dei tempi. Però, il discepolo non deve lasciarsi afferrare dalla paura o vivere nell’angoscia, ma piuttosto utilizzare saggiamente il tempo che gli è donato.
- Il testo di Malachia (Prima Lettura) annuncia il “Giorno del Signore”. Si tratta di un giorno di giudizio, terribile per gli empi, ma colmo di gioia per i giusti. Apparirà allora con chiarezza che essi hanno fatto bene a riporre in Dio tutta la loro fiducia; il salmista parla a nome dei credenti. Per essi la venuta del Signore non ha nulla di terribile. Anzi, darà inizio alla festa tanto attesa, al “Giorno” in cui regnerà finalmente la giustizia di Dio; Gesù e i suoi discepoli si trovano a Gerusalemme. Il “viaggio” verso il luogo della Passione è terminato. A coloro che sono pieni di ammirazione per il Tempio egli annuncia la sua distruzione e quella della città, eventi terribili che segnano la fine di “un” mondo, ma non la fine “del” mondo. In ogni caso il Signore non abbandonerà chi crede in lui (Vangelo); dal momento che ritengono ormai imminente il ritorno del Signore nella gloria, alcuni cristiani di Tessalonica non vivono più in modo normale. Paolo ricorda loro che l’attesa del compimento non è un pretesto per fuggire dalla realtà ed evadere dalle responsabilità (Seconda Lettura). Tutti i testi, dunque, sono abitati dall’idea della “fine dei tempi”. Ognuno di essi, a questo proposito, lancia un messaggio molto chiaro: un annuncio di speranza (Prima Lettura); un invito alla fiducia e alla perseveranza (Vangelo); un’esortazione all’impegno, nella fatica quotidiana (Seconda lettura).
- Si valorizzi la processione di ingresso con l’uso della croce e dei candelabri: la luce e la speranza del cristiano è la perseveranza del Signore che ha affrontato nella fede la dura prova della persecuzione.
- Nella scelta dei canti si valorizzi l’aspetto escatologico.
- Si celebra oggi la Giornata Mondiale dei Poveri, istituita da Papa Francesco.
TESTI E MATERIALI
RITI DI INTRODUZIONE E DI CONCLUSIONE
** Riti di Introduzione con Atto penitenziale XXXIII TO C Riti introduzione
** Riti di conclusione XXXIII TO C Riti conclusione
SALMO RESPONSORIALE
** prima proposta, da Psallite
partitura Salmo XXXIII TO C ULN PSL
audio
** seconda proposta, da Lodate Dio Salmo XXXIII TO C LD
** terza proposta, dal m° Impagliatelli
partitura
audio
PREGHIERA DEI FEDELI
** prima proposta XXXIII TO C Pdf 1
** seconda proposta XXXIII TO C Pdf 2
** terza proposta XXXIII TO C Pdf 3
** da Orazionale CEI Pdf TO XXXIII OR CEI
