Testi per celebrare

XXVI Domenica del Tempo Ordinario C – 2025 –

XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – C

 

Credere che il tuo Cristo è risorto dai morti e

ci accoglierà nel tuo regno

 

 

  • La Liturgia di questa Domenica vuole educarci sul corretto uso del denaro e della ricchezza. Se già nella pericope evangelica di Domenica scorsa Gesù aveva severamente ammonito che non si può servire Dio e la ricchezza, ora ritorna sull’argomento con il racconto del ricco anonimo e del povero Lazzaro, con l’obiettivo di richiamare l’attenzione sulla gravità delle omissioni compiute nei confronti dei più poveri e, di conseguenza, sul dovere che ciascuno ha di soccorrere i deboli e gli indigenti. Del resto, tale urgenza era emersa in più passi della Scrittura, come riconosce Gesù stesso menzionando Mosè e i Profeti.
  • Scriveva così il Papa S. Paolo VI nel 1967 nell’enciclica “Popolorum progressio”: «I popoli della fame interpellano oggi in maniera drammatica i popoli dell’opulenza. La chiesa trasale davanti a questo grido d’angoscia e chiama ognuno a rispondere con amore al proprio fratello» (n°3). Ancora oggi queste espressioni sono più che mai attuali, mentre il mondo vive un tempo di profonda crisi economica, frutto di una crisi più grande, di natura morale.
  • Collegandoci con la parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro, che la Liturgia odierna ci consegna, dobbiamo implorare dal Signore la grazia della vera giustizia, che significa anche capacità di condivisione con gli oppressi e volontà di non partecipare all’orgia dei dissoluti. Siamo di nuovo posti a confronto con povertà e ricchezza, e nuovamente interpellati dalla Parola di Dio per scegliere quello che è bene nella prospettiva del Regno di Dio. Il richiamo alla condivisione suona anche come invito a costruire una comunità fraterna, capace di andare oltre tutte le divisioni sociali.
  • Povertà e ricchezza sono situazioni antiche quanto il mondo. Ma hanno fatto e continuano sempre a fare problema. Le interpretazioni e le soluzioni sono molte. C’è chi collega povertà e ricchezza alla “fortuna” e al caso. Chi vede nella povertà il segno della incapacità e del disordine morale e nella ricchezza il segno e il premio dell’intelligenza e della virtù. Per altri è proprio il contrario: chi è onesto non si arricchisce, perché per diventare ricchi non bisogna avere troppi scrupoli di coscienza. Ricchezza coincide con sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo: il ricco è un ladro, disposto a tutto per difendere il suo privilegio. Nasce il disordine costituito, la società violenta. E nasce il problema: come fare giustizia? Come dividere giustamente i beni della terra e i frutti del lavoro dell’uomo? Come cambiare l’ordine delle cose?
  • Anche nella Bibbia troviamo una duplice “lettura” della povertà e della ricchezza. Da una parte la povertà è scandalo, un male da togliere, un male che è quasi la cristallizzazione del peccato, mentre nella ricchezza c’è il segno della benedizione di Dio. L’amico di Dio è l’uomo dotato di ogni bene. Il povero è colui nel quale si specchia il disordine del mondo. Però c’è anche tutta una linea profetica che termina nel «guai a voi, ricchi!» di Gesù e che vede nella ricchezza il pericolo più grave di autosufficienza e di allontanamento da Dio e di insensibilità verso il prossimo. E, contrapposto al «guai a voi, ricchi!», c’è il «beati i poveri»: la povertà diventa una specie di zona privilegiata per l’esperienza religiosa. Il povero è l’amato da Jahwè; a lui è annunciato il Regno. Il povero è il primo destinatario della Buona Novella. La povertà non è più disgrazia o scandalo, ma beatitudine. La beatitudine del povero sarà pienamente rivelata dopo la morte, con un rovesciamento delle situazioni (Vangelo).
  • La parabola del ricco epulone va considerata allora come l’accettazione fatalistica di un disordine costituito in cui i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, in cui il ricco opprime il povero? E come consolazione alienante per i poveri di questo mondo? La religione è l’oppio che addormenta e tiene buoni i poveri? Questo modo di leggere la parabola non è Vangelo, ma una caricatura del Vangelo. Il Vangelo è denuncia profetica di ogni ordinamento ingiusto e rivelazione delle cause profonde dell’ingiustizia. Anche il povero può essere un ricco potenziale e lottare non per la giustizia ma per prendere il posto dei padroni. Il Vangelo è appello alla conversione radicale per tutti, poveri e ricchi, conversione da realizzare subito. «Anche tra i ricchi Gesù annunzia il Regno che viene. Ma condanna i mali che la ricchezza trascina con sé: vede il ricco pri­gioniero dei suoi beni portato a escludere ogni altro valore, a considerare i suoi simili strumento della sua avidità. Il ricco epulone della parabola evangelica che banchetta lautamente e non si dà pena di Lazzaro, un povero mendicante affamato e coperto di piaghe, non ne è ancora l’immagine più completa. Lo sono ancor più i suoi cinque fratelli che continuano spensierati a gozzovigliare, insensibili fino al punto che nemmeno un morto risuscitato potrebbe scuoterli» (CdA, pag. 31).
  • Nella parabola viene mostrato come la prospettiva del futuro abbia peso sull’oggi e come il rapporto dell’uomo con l’uomo abbia un riflesso con il suo definitivo essere innanzi a Dio. Il Vangelo è una forza dinamica di trasformazione e di cambiamento continuo. L’avventura dell’amore, inaugurata da Cristo e proseguita dopo di lui, invitando l’uomo ad acconsentire attivamente alla legge della libertà, ha di fatto causato una progressiva trasformazione dei rapporti tra gli uomini… Non è però un manifesto rivoluzionario e neppure un programma di riforma in materia sociale. È qualcosa di più e di più essenziale. Il Vangelo non ci insegna nulla sulla rivoluzione. Tentare di costruire una teologia della rivoluzione partendo dal Vangelo è illudersi e non cogliere l’essenziale. Sul piano degli obiettivi e dei mezzi, i cristiani e i non cristiani devono fare appello alle risorse della razionalità umana, scientifica e morale; gli uni e gli altri devono ricercare le soluzioni efficaci, anche se i comportamenti concreti possono divergere. Ma i cristiani, presi nell’avventura dell’amore e nella sola misura in cui accettano di viverla come Cristo e alla sua sequela, saranno più attenti a fare in modo che essa non degeneri in nuove oppressioni e in nuovo legalismo.
  • L’assemblea eucaristica sia luogo dell’incontro con la Parola di vita che svela il volto di Dio in Gesù, e con gli uomini, affinché riconosciamo la dignità di ciascuno, superando ogni forma di egoismo e di irresponsabile spensieratezza.
  • Oggi la scelta dei canti privilegi le tematiche della carità, della condivisione, della dignità dell’uomo, della giustizia, promosse e tutelate da Dio.
  • La presentazione dei doni potrebbe essere caratterizzata da un gesto di carità, anche distribuito nel tempo, che consenta soccorso immediato a povertà note alla Comunità.
  • La Preghiera Eucaristica V/B, “Gesù nostra via”, esprime accoglienza e solidarietà umana perché nel prefazio ci ricorda che il Padre veglia su tutte le creature e riunisce in una sola famiglia tutta l’umanità e nella preghiera dopo il memoriale chiede di «renderci aperti e disponibili verso i fratelli che incontriamo sul nostro cammino, perché possiamo condividerne i dolori e le angosce, le gioie e le speranze e progredire insieme sulla via della salvezza». A questa attenzione va unita la capacità di condivisione, nel richiamo letterale alla costituzione pastorale “Gaudium et Spes” del Concilio Vaticano II, di gioie e speranze nel progresso verso la salvezza comunitaria.
  • Ci troviamo all’inizio dell’anno pastorale. È importante rendere evidenti le motivazioni che reggono le scelte operate a livello di catechesi degli adulti e dei ragazzi… quindi, non solo dei fanciulli in vista dei Sacramenti dell’Iniziazione cristiana!!! Qualora avessimo già organizzato le diverse attività con gli operatori e le modalità attuative possiamo realizzare un foglietto da distribuire per ogni famiglia. Sottolineando bene che l’evangelizzazione è un’azione e un impegno di tutta la Comunità cristiana e si esprime attraverso la Liturgia, la Catechesi e la Carità, possiamo presentare durante la celebrazione domenicale gli operatori pastorali dei diversi gruppi.
  • Per il mese di Ottobre si raccomandi la preghiera del Santo Rosario in famiglia, per la pace.

TESTI E MATERIALI

 

RITI DI INTRODUZIONE E DI CONCLUSIONE

** Suggerimenti Suggerimenti XXVI TO C

** Riti di Introduzione con Atto penitenziale XXVI TOC Riti introduzione

** Riti di conclusione XXVI TO C Riti di conclusione

SALMO RESPONSORIALE

** prima proposta, da Psallite

partitura Salmo XXVI TO C Psallite

audio

 

** seconda proposta, da Lodate Dio Salmo LD XXVI TO C

** terza proposta, dal m° Impagliatelli

partitura Salmo XXVI TO C Impagliatelli

audio

 

PREGHIERA DEI FEDELI

** prima proposta XXVI TO C Pdf 1

** seconda proposta XXVI TO C Pdf 2

** terza proposta XXVI TO C Pdf 3

** da Orazionale CEI Pdf TO XXVI OR CEI