Testi per celebrare

Dedicazione della Basilica Lateranense 2025

DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE

– “Madre” di tutte le chiese del mondo –

Domenica 9 Novembre 2025

«Santo è il tempio di Dio, che siete voi»

  • La celebrazione della festa della Dedicazione della Basilica Lateranense, madre di tutte le chiese del mondo, essendo una festa cristologica, e cadendo quest’anno in Domenica, prende il posto della 32ª Domenica del Tempo Ordinario.
  • Celebriamo così Cristo, capo del corpo che è la Chiesa, e che prende il posto di qualsiasi edificio templare, per porsi come luogo privilegiato per incontrare il Dio del cielo e della terra. Ciò che i profeti vedevano uscire dal tempio, in termini di vita e di salvezza, ora trova in Cristo la sua sorgente, e la vita piena per ogni uomo risiede solo nell’incontro e nella comunione con lui, pietra angolare per qualsiasi costruzione.
  • Quando l’imperatore romano Costantino si convertì alla religione cristiana, verso il 312, donò al papa Milziade il palazzo del Laterano, che egli aveva fatto costruire sul Celio per sua moglie Fausta. Verso il 320, vi aggiunse una chiesa, la chiesa del Laterano, la prima, per data e per dignità, di tutte le chiese d’Occidente. Essa è ritenuta madre di tutte le chiese dell’Urbe e dell’Orbe. Consacrata dal papa Silvestro il 9 novembre 324, col nome di basilica del Santissimo Salvatore, essa fu la prima chiesa in assoluto ad essere pubblicamente consacrata. Nel corso del XII secolo, per via del suo battistero, che è il più antico di Roma, fu dedicata a san Giovanni Battista; donde la sua corrente denominazione di basilica di San Giovanni in Laterano. Per più di dieci secoli, i papi ebbero la loro residenza nelle sue vicinanze e fra le sue mura si tennero duecentocinquanta concili, di cui cinque ecumenici. Semidistrutta dagli incendi, dalle guerre e dall’abbandono, venne ricostruita sotto il pontificato di Benedetto XIII e venne di nuovo consacrata nel 1726.
  • Basilica e cattedrale di Roma, la prima di tutte le chiese del mondo, essa è il primo segno esteriore e sensibile della vittoria della fede cristiana sul paganesimo occidentale. Durante l’era delle persecuzioni, che si estende ai primi tre secoli della storia della Chiesa, ogni manifestazione di fede si rivelava pericolosa e perciò i cristiani non potevano celebrare il loro Dio apertamente. Per tutti i cristiani reduci dalle “catacombe”, la basilica del Laterano fu il luogo dove potevano finalmente adorare e celebrare pubblicamente Cristo Salvatore. Quell’edificio di pietre, costruito per onorare il Salvatore del mondo, era il simbolo della vittoria, fino ad allora nascosta, della testimonianza dei numerosi martiri. Segno tangibile del tempio spirituale che è il cuore del cristiano, esorta a rendere gloria a colui che si è fatto carne e che, morto e risorto, vive nell’eternità.
  • L’anniversario della sua dedicazione, celebrato originariamente solo a Roma, si commemora da tutte le Comunità di rito romano. Questa festa deve far sì che si rinnovi in noi l’amore e l’attaccamento a Cristo e alla sua Chiesa. Il mistero di Cristo, venuto “non per condannare il mondo, ma per salvare il mondo” (Gv 12,47), deve infiammare i nostri cuori, e la testimonianza delle nostre vite dedicate completamente al servizio del Signore e dei nostri fratelli potrà ricordare al mondo la forza dell’amore di Dio, meglio di quanto lo possa fare un edificio in pietra.
  • La Basilica di San Giovanni in Laterano è, come canta la tradizione, “mater omnium ecclesiarum”. La memoria della sua dedicazione, che ovviamente è celebrata particolarmente a Roma, è però preziosa per l’intera Chiesa di Cristo. Oggi, in certo modo, tutti ci rechiamo in spirituale pellegrinaggio nella cattedrale della Chiesa di Roma che appunto “presiede alla carità” e ci stringiamo attorno al Papa per essere da lui confermati nella comune fede nel Signore Gesù. Oggi non facciamo un semplice ricordo di un avvenimento passato, né rievochiamo il momento di apertura di un museo. Quel giorno fu un giorno santo per Roma; un giorno davvero senza tramonto. Qui, come in ogni cattedrale e in ogni chiesa del mondo, la misericordia e la presenza di Dio non sono mai tramontate. Si sono avvicendati i secoli, si sono susseguite le stagioni, si sono succedute le generazioni, mai però il Signore ha lasciato questa santa dimora. Questa Basilica è stata, di generazione in generazione, una fontana di misericordia, di perdono, di grazia, di sostegno. E’ stata la fontana di grazia sempre viva per la Comunità cristiana di Roma e per chiunque si è recato pellegrino al suo altare.
  • Un antico inno orientale per la dedicazione della Chiesa canta: «Questo luogo non è una semplice casa, è il cielo sulla terra, perché contiene il Signore. Se tu vuoi esaminare Dio freddamente, egli è infinitamente lontano; ma se tu lo vuoi cercare con il cuore, egli è interamente presente sulla terra. Se tu lo vuoi possedere, ti sfugge; ma se tu l’ami, è accanto a te. Se tu lo studi, egli sta nel cielo; ma se tu credi in lui, egli è in questo luogo. E perché egli resti con noi, uomini della terra, gli abbiamo costruito una casa, gli abbiamo preparato l’altare, la mensa ove la Chiesa si nutre con il pane della vita».
  • Le Chiese di tutto il mondo, unendosi oggi alla Chiesa di Roma, le riconoscono la “presidenza della carità” di cui parlava già sant’Ignazio di Antiochia. Similmente avviene per la festa della Dedicazione della chiesa cattedrale di ogni diocesi, alla quale sono “legate” tutte le parrocchie e le comunità che ne dipendono. In ogni edificio-chiesa dedicato a Dio si celebra quel “mistero di salvezza” che opera meraviglie in Maria, negli Angeli e nei Santi. Quella di oggi è una festa del “Signore”: il Verbo, facendosi carne, ha piantato la sua tenda fra noi (cfr. Gv 1,14). Cristo risorto è presente nella sua Chiesa: ne è il Capo. Le chiese in muratura sono un segno di questa presenza di Cristo: è lui che ivi parla, dà sé stesso in cibo, presiede la comunità raccolta in preghiera, “rimane” con noi per sempre (cfr. SC 7). Come un edificio non potrebbe stare in piedi se tutti i materiali di cui è composto non fossero tenuti saldamente insieme in forza del progetto elaborato dall’architetto ed eseguito dai costruttori, così tutti i membri della Chiesa, Comunità di fede, di speranza e di carità debbono vivere e operare in una sincera e costante solidarietà e comunione (cfr. LG 8).
  • Parliamo della Basilica di San Giovanni, ma intendiamo riferirci, dunque, a tutte le cattedrali sparse nel mondo. In esse noi, uomini e donne della terra, veniamo raccolti e trasformati sino a diventare cittadini del cielo, ossia il vero tempio di Dio, il luogo ove Egli ha posto la sua dimora. Nessuno è santo da sé stesso; nessuna cosa è sacra di per sé. Un luogo diventa sacro quando Dio lo santifica, quando Dio vi abita. Paolo, rivolto ai cristiani di Corinto, diceva loro: «Fratelli, voi siete l’edificio di Dio»; e a chi aveva poca memoria aggiungeva con gravità: «Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi» (1 Cor 9,17). Noi siamo il tempio di Dio. E’ ben triste quel giorno in cui dimentichiamo che noi siamo il vero tempio di Dio! Abbiamo però una grazia. La grazia della Domenica nelle nostre cattedrali e nelle nostre chiese. In questi luoghi santi, di Domenica in Domenica, noi veniamo impiegati come pietre vive per edificare la Basilica vera, quella viva che resta per sempre, anche nel cielo. Sì, noi, ovunque siamo, ogni volta che ci raduniamo per la santa Liturgia, costruiamo la Basilica del cielo, la Chiesa, la Comunità dei credenti. Infatti, che senso ha questo ricordo di un “tempio” per i cristiani? Quello di un “legame” tra Comunità sparse nel mondo e che, tuttavia, si riconoscono unite attorno a un centro. Il linguaggio è simbolico, ma attraverso i segni parla di comunione, di solidarietà universale nella persona di Gesù Cristo. Il tempio è figura di Cristo, il nuovo tempio in cui possiamo incontrare e adorare il Padre. E’ figura della Chiesa, Comunità personale di molti e diversi, eppure uniti da una stessa fede, una stessa speranza, una stessa carità.
  • Anche la festa odierna — come è accaduto per la Commemorazione dei fedeli defunti — riceve un significato particolare per il semplice fatto che cade di Domenica. Ignorata per lo più dai cristiani, essa si impone oggi all’attenzione dell’assemblea liturgica e rappresenta un’occasione opportuna per riflettere sul mistero della Chiesa, radunata nel nome di Dio ed abitata dallo Spirito e per ringraziare Colui che ha deciso di abitare in mezzo al suo popolo e ha stretto con lui un’alleanza eterna.
  • La festa odierna pone al centro il mistero della Chiesa e la realtà di un’assemblea radunata nel nome di Dio. Ecco perché sarebbe bene che, oggi più che mai, venissero segnalati gli spazi fondamentali della celebrazione: l’altare, l’ambone, il battistero. Lo si può fare collocando davanti ad essi una composizione floreale, ma anche alcuni ceri.
  • All’interno della Comunità che si raduna emergono ruoli diversi: da colui che presiede ai lettori ed ai ministranti, da chi dirige il canto a quanti accolgono chi arriva, a chi assicura i commenti e le monizioni. In effetti, l’assemblea è specchio della vitalità di una Parrocchia.
  • Ognuno, oggi più che mai, dovrebbe sentirsi accolto. In proposito sarà opportuno che ci sia alle porte della chiesa chi saluta coloro che stanno arrivando, fornendo loro il foglietto dei canti. Così alla fine colui che presiede potrebbe fermarsi a salutare i fedeli che tornano alle loro case.
  • In questo giorno vale la pena manifestare la gratitudine di tutti a coloro che assicurano la pulizia e il decoro della chiesa con un servizio umile, ma prezioso.
  • Tutto ciò che contribuisce a creare un clima di solennità e di festa può essere utilmente inserito nella Liturgia: dalla processione iniziale all’uso dell’incenso, dall’intronizzazione dell’Evangeliario alla processione dei doni, all’esecuzione di canti tono solenne.
  • Nel preparare l’omelia sarebbe quanto mai opportuno rivedere e tenere in alta considerazione il rito della Dedicazione della chiesa e dell’altare.
  • Non manchi oggi la preghiera per il Papa, Pastore universale della Chiesa perché Vescovo della Chiesa di Dio che è in Roma.
  • Si ricordi oggi che la nostra Cattedrale di Como, Basilica minore, ha un legame particolare con la Basilica Lateranense.

TESTI E MATERIALI

 RITI DI INTRODUZIONE E DI CONCLUSIONE

** Introduzione alla celebrazione: Dedicazione Lateranense introduzione

** Riti di Introduzione con Atto penitenziale Dedicazione Lateranense riti introduzione

** Riti di conclusione Dedicazione Lateranense riti di conclusione

SALMO RESPONSORIALE

** prima proposta, da Psallite

partitura Salmo Dedicazione basilica Lateranense Psallite

** seconda proposta, da Lodate Dio

partitura Salmo dedicazione basilica lateranense LD

PREGHIERA DEI FEDELI

** prima proposta Dedicazione Lateranense Pdf 1

** seconda proposta Dedicazione Lateranense Pdf 2