XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – C
12 Ottobre 2025
La Chiesa intera sia testimone della salvezza
che tu operi continuamente in Cristo
- «La tua fede ti ha salvato»: è il messaggio che risuona oggi nel Vangelo e che porta all’azione di grazie, all’Eucaristia. Perdonati, cioè, guariti, siamo pieni di gioia e torniamo dal Signore per rendergli grazie. La lebbra del peccato e dei vizi è tolta e il perdono di Dio ci ri-crea; esso, infatti, è una creazione nuova, una vita nuova donata. Morti con Cristo, sepolti con lui e risuscitati con lui e per lui, ci è detto: «Alzati e va’! La tua fede ti ha salvato». L’Eucaristia stessa, alla quale partecipiamo la Domenica, è remissione dei peccati sebbene si richieda che ognuno vi partecipi con la carità di Cristo nel cuore e ristabilisca il filo vitale di amore con il Padre e i fratelli per celebrarla. Infatti nella Messa noi, nei segni del pane e del vino, diciamo che, come Gesù, siamo disposti a dare la nostra vita al Padre e ai fratelli: bisogna, dunque, che ciò sia vero. C’è sempre, tuttavia, un po’ di scarto tra la nostra volontà debole e quella di Dio perché siamo peccatori; ci viene incontro, allora, lo Spirito Santo, comunicato in abbondanza nell’Eucaristia per la remissione dei peccati. Nella Messa vi è l’atto penitenziale, l’ascolto della Parola, la preghiera, il Padre nostro, lo scambio della pace, l’invocazione allo spezzare del pane, l’acclamazione prima della Comunione, lo stesso Amen che diciamo all’atto di comunicarci, tutto l’atto in sé della Messa è Presenza dello Spirito Santo che compie in noi ogni santificazione e il perdono dei peccati.
- Al tempo di Gesù i lebbrosi erano il simbolo dell’esclusione sociale. Ma l’esclusione, esercitata verso altri di cui si ha paura o che non interessano, è un atteggiamento che può tentare anche molti cristiani di oggi. Eppure Dio offre la sua salvezza a tutti gli esseri umani. La salvezza, infatti, è dono gratuito e non conquista umana; e a questa offerta tanti possono rispondere con la loro fede, aldilà di ogni schema sociale o religioso.
- L’annuncio del regno di Dio è annuncio di salvezza fatto non soltanto con la parola ma anche con azioni. I miracoli (segni) suggellano il trionfo dello Spirito su satana, ed è per questo che Gesù, investito dallo Spirito, entra in lotta con satana nel deserto. Il Cristo è l’uomo forte che, con dura lotta, estirpa allo spirito del male ciò che ha usurpato. Gesù inaugura il regno messianico distruggendo l’impresa del suo avversario. I miracoli s’iscrivono, dunque, nella prospettiva dell’inaugurazione del regno messianico. Per il suo contenuto, il miracolo è una anticipazione del regno escatologico. Questo sarà definitivamente rivelato quando l’ultimo nemico, la morte, sarà vinto. I miracoli che sono, a parte alcune eccezioni e per ragioni che è facile capire, delle vivificazioni, profetizzano la vivificazione definitiva: la vita eterna. Per mezzo del miracolo, la potenza vivificatrice di Dio fa irruzione nel tempo. Essa s’inserisce in un mondo che declina verso la morte. Il miracolo è una rottura nell’orientamento normale delle cose, e questa rottura ci tocca come il segno di una trascendenza. I miracoli, nel tempo intermedio, sono i pegni della realtà futura. Essi sottolineano concretamente l’efficacia invisibile della Parola di Salvezza. Manifestano la essenziale gratuità; dicono in forma evidente che la salvezza non è una conquista umana, ma un dono di Dio; mirano a suscitare la fede per la persona di Gesù e a far prorompere l’azione di grazie.
- Il messaggio delle Letture di questa Domenica non è un semplice insegnamento sul dovere morale della riconoscenza umana. Naaman Siro passa dalla guarigione alla fede: egli non riconosce più altro Dio se non il Dio di Israele (Prima Lettura). Il lebbroso del Vangelo torna indietro «lodando Dio a gran voce». Il miracolo gli ha aperto gli occhi sul significato della missione e della persona di Gesù. Egli rende grazie a Dio non tanto perché il suo desiderio di guarire è stato soddisfatto, ma perché capisce che Dio è presente e attivo in Gesù. Egli riconosce che Cristo è il Salvatore in cui Dio è presente ed opera non solo la salute del corpo ma la salvezza totale dell’uomo. E questa è fede. In Gesù egli vede manifestarsi la gloria di Dio (Vangelo). Perciò Luca conclude il racconto con la parola di Gesù: «Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato». Salvato non già dalla lebbra, ma salvato nel senso “cristiano” del termine. La guarigione dalla lebbra è solo il segno della salvezza totale della persona.
- Il rendimento di grazie del lebbroso guarito nasce, dunque, prima di tutto dalla fede e non dalla utilità: è contemplazione gioiosa e gratuita dell’amore salvatore di Dio prima che contentezza per la salute riacquistata. Solo in un secondo tempo include la riconoscenza, ma non il semplice cortese ringraziamento per un beneficio ricevuto. Il Vangelo non vuole darci una lezione di galateo ma vuole dirci che l’azione di grazie è l’atteggiamento fondamentale dell’uomo che nella fede ha scoperto che la sua salvezza proviene solo dall’azione di Dio in Cristo.
- Se gratitudine umana e azione di grazie a Dio non si identificano, è anche vero che fra loro c’è continuità. Quando i rapporti personali sono tutti basati sull’utile e sul piacere, è ben difficile aprirsi alla contemplazione dell’amore gratuito di Dio. Anzi, la mentalità utilitaristica ed egocentrica snatura gli atti religiosi. Se abbiamo perso il senso del gratuito, se le azioni che compiamo hanno il movente nella speranza o nel diritto alla ricompensa, molto probabilmente non possiamo fare “veramente” esperienza dell’Eucaristia. L’uomo di oggi deve scoprire il senso del “ricevuto” per aprirsi al ringraziamento. L’Eucaristia non è una legge da osservare per avere la coscienza a posto, e neppure soltanto il nutrimento della comunione fraterna. Ma è, come dice il termine, azione di grazie senza altra utilità, senz’altro scopo che sé stessa: è la gioia che fiorisce dalla contemplazione del Dio grande nell’amore, che nasce dalla scoperta di essere salvati gratuitamente.
- Rendere grazie a Dio è una prerogativa irrinunciabile da parte di chi ottiene quello che non merita in modo del tutto gratuito e, anche oggi, sarebbe necessario se non indispensabile che ci si educhi alla riconoscenza per i benefici che il Signore ci concede, anche attraverso le “mani” dei fratelli che ci stanno accanto, e che ad altri non vengono di fatto concessi poiché, se esistono in effetti differenziazioni nell’aver ricevuto grazie da Dio, certamente esse hanno lo scopo di accrescere in noi il senso di gratitudine verso Colui da cui tutto dipende. Specialmente nelle famiglie, come pure nelle strutture educative di ogni genere, non andrebbe trascurato l’aspetto della riconoscenza dovuta a Dio. Ma numerosi casi di ingratitudine scoraggiano oggigiorno anche la nostra generosità e il nostro buonsenso nei riguardi del prossimo e non di rado ci demotivano nel compiere il bene, considerando quanta irriverenza e mancata riconoscenza molte volte noi siamo costretti a subire da parte degli altri; non sono rare le occasioni in cui il nostro zelo e l’abnegazione per il prossimo vengano addirittura ricambiati con atti di scostanza e di cattiveria da parte di coloro che avevano nei nostri confronti solo dei fini opportunistici e interessati. C’è chi cerca la nostra compagnia usandoci amicizia e comprensione al solo scopo di ottenere un favore o un beneficio da parte nostra, ma intento successivamente a perseguitarci e a renderci male per bene, come pure chi è atto a spettegolare ipocritamente alle nostre spalle mostrandosi apparentemente nostro amico e confidente. La convivenza nel sociale non è facile e tanto meno è di semplice attuazione per chi ha un mandato di speciale importanza salvifica, di divina scaturigine, che non ammette compromessi, quale quello dell’annuncio del Vangelo sotto i vari aspetti e ambiti, sia sacerdotale che laicale.
- L’attività missionaria deve dare per scontate le ingratitudini e le irriconoscenze che riserva ordinariamente la vita tutti i giorni in ogni caso e non può non prevedere ingiustizie e cattiverie proprio da parte di coloro che noi stiamo servendo. Noi osserviamo, tuttavia, quanto resti spontaneo e fermo l’atteggiamento di Gesù che, comunque, non si lascia cogliere da turbative, né da scoramenti di fronte all’ingratitudine dei lebbrosi sanati, né si lascia demotivare dalle persecuzioni altrui nel compiere queste e altre opere di misericordia, giacché il vero plauso deriva dal Signore e a nulla valgono, in fin dei conti, gli apprezzamenti degli uomini; tale dovrebbe essere anche la nostra gratitudine al presentarsi di siffatte malignità da parte del prossimo: non lasciamoci scoraggiare nel compiere il bene ma con il bene vinciamo il male per essere meritori di quella che è la vera e giusta ricompensa.
- La Celebrazione Eucaristica non manca di esprimere le ragioni del ringraziamento, anzi, è “il” rendimento di grazie per eccellenza; tuttavia, alcune parti sottolineano meglio questo aspetto: si pensi al Gloria, al prefazio e, soprattutto, alla Preghiera Eucaristica. C’è piena partecipazione alla Messa se si è capaci di rendere grazie. E nell’Eucaristia lo facciamo a nome di tutti gli uomini. Partecipando all’Eucaristia dobbiamo sentirci come Naaman e i dieci lebbrosi. Veniamo per incontrare il Signore riconoscendoci peccatori. Solo questa attitudine iniziale rende possibile la vera esperienza di salvezza e di liberazione. Il cristiano maturo può, dovrebbe, essere una “Eucaristia vivente”: tutto consegnato, tutto dono. È il segreto della gioia vera, l’anticipo della felicità del cielo, perché il cielo comincia sulla terra quando si è contenti di Dio e si obbedisce filialmente a lui perché è nostro Padre, Padre di Gesù, Fratello nostro.
- Si preferisca oggi la Preghiera Eucaristica IV che esprime meglio la lode attraverso e dentro la Storia della Salvezza.
- Una delle attenzioni presenti nel mese di Ottobre è quella missionaria. Sempre di più anche la nostra Italia diventa “terra di missione” a partire dalla drastica riduzione della frequenza alla Celebrazione Eucaristica domenicale. Nel contesto di chiusura egoistica che tante volte si verifica nei confronti degli “altri”, stimoliamo un’attenzione missionaria sia oltre i confini nazionali ed europei, sia nelle nostre realtà comunitaria e parrocchiale.
TESTI E MATERIALI
RITI DI INTRODUZIONE E DI CONCLUSIONE
** Suggerimenti Suggerimenti XXVIII TO C
** Riti di Introduzione con Atto penitenziale XXVIII TO C Riti di introduzione
** Riti di conclusione XXVIII TO C Riti conclusione
SALMO RESPONSORIALE
** prima proposta, da Psallite
partitura Salmo XXVIII TO C Psallite
audio
** seconda proposta, da Lodate Dio Salmo XXVIII TO C LD
** terza proposta, dal m° Impagliatelli
partitura
audio
PREGHIERA DEI FEDELI
** prima proposta XXVIII TO C Pdf 1
** seconda proposta XXVIII TO C Pdf 2
** terza proposta
** da Orazionale CEI