Testi per celebrare

I Domenica di Avvento A – 2025 –

PRIMA DOMENICA DI AVVENTO – A

«Gettiamo via le opere delle tenebre

e indossiamo le armi della luce»

 

 

 

  • Accogliamo l’invito ad attendere il Signore, a coltivare la speranza, a fare spazio a una vita nuova. L’attesa della nuova venuta di Cristo nella pienezza della luce, sulle orme degli antichi profeti d’Israele che attesero con fede il Messia, fa crescere in noi il desiderio di riconoscere e accogliere il rinnovamento promesso da Dio per la vita nostra e del mondo.
  • Dio viene: nella nostra esistenza quotidiana s’inserisce un avvenimento sconvolgente, che butta all’aria tutte le nostre sicurezze, i nostri progetti. All’improvviso egli cammina accanto a noi e fa parte della nostra storia: lo riconosce presente chi tiene gli occhi aperti, chi aspetta e prepara un mondo nuovo. L’annuncio profetico (Prima Lettura) parte da una realtà piuttosto deludente: un piccolo popolo senza importanza per nessuno sarà il centro religioso e spirituale di tutti i popoli finalmente in pace. Questo non può che essere opera di Dio, divenuto lui stesso ispiratore, norma e termine del cammino dell’umanità. E solo con gli occhi della fede è possibile scorgere il disegno che si va formando all’interno di avvenimenti banali, oscuri, poco significativi; un disegno che Dio rivela come una sua proposta per la crescita e il bene dei suoi figli, una realizzazione di cui non è dato sapere l’ora del compimento, ma che certo l’avrà un giorno.
  • In vista di quel “giorno” bisogna vegliare, tenersi pronti, agire saggiamente, con distacco e insieme con impegno: perché dall’interno della storia maturi il progetto di Dio. Il tempo che si snoda tra la venuta di Cristo e la sua manifestazione nella gloria è il tempo riservato alla conversione degli uomini (At 3,19-21; Rm 11,25; 2 Cor 6,2) e al rafforzamento dei fedeli (Ef 6,13; Rm 8,11); un tempo umano già carico dei tempo di Dio, dato per vivere già nell’eternità. Soltanto la grazia di Dio e la conversione ci possono liberare dalle tenebre e introdurci nella “luce” della salvezza. Per questo, Paolo parla di “risveglio”: il tempo della notte è finito; non ci si comporta durante il giorno come se si dormisse ancora! (Seconda Lettura). La situazione descritta dal Vangelo come insipienza e imprevidenza: mangiare e bere, divertirsi, dormire, litigare, soddisfare tutti i desideri della carne…, si ripete nelle nostre Comunità e in ciascuno di noi e ci qualifica di fronte «al… Cristo che viene» (Colletta). Si tratta di prendere una decisione di fondo, la quale poi troverà nei diversi momenti la sua espressione concreta: prendere coscienza della nostra povertà, per aspettare il Salvatore; prendere coscienza della responsabilità che Dio ci ha affidato, risvegliandoci dal sonno e illuminandoci con la Parola di Dio; aspettare vigilanti la sua venuta definitiva, quando si compiranno tutte le promesse e avverrà l’incontro con Lui, che amiamo senza averlo visto e nel quale abbiamo messo la nostra fede (1 Pt 1,8). La caduta di Gerusalemme sorprenderà gli Ebrei così come il ladro della parabola ha sorpreso il proprietario. Ma solo per i negligenti, come erano gli uomini contemporanei di Noè (Vangelo), la venuta di Gesù apparirà come l’irrompere di un ladro; per coloro che staranno “vigilanti” nell’attesa dei primi segni del Regno, Cristo verrà invece come un amico (Ap 3,20-21).
  • Ogni giorno ci vengono messe davanti tante tragedie e gli effetti devastanti della malvagità umana. Così, spesso la tentazione è quella di chiudere gli occhi, di non vedere. Il tempo di Avvento, invece, in questa prima Domenica, inizia con un forte invito che percorre, come un lampo luminoso, le letture proposte dalla Liturgia: «Aprite gli occhi! Vegliate!». Vegliare significa prima di tutto avere fiducia che, nonostante i tempi turbolenti, carichi di angoscia, c’è un punto fermo: il Signore viene e trasformerà ogni cosa. Ogni popolo che lo riconoscerà cambierà le proprie armi in strumenti di lavoro per costruire una pace universale (Prima Lettura). Stare svegli vuol dire anche prendere le distanze da un mondo decadente, che disumanizza le persone, e rivestirsi delle armi della luce (Seconda Lettura). Aprire gli occhi è anche rendersi conto che quello che viviamo è un tempo di grazia in cui siamo chiamati a riconoscere i segni della presenza del Signore (Vangelo). Le parole: «Andiamo con gioia incontro al Signore» diventano allora non solo la nostra preghiera, ma anche un invito indirizzato a tutta l’umanità (Salmo responsoriale).
  • Nelle prime due Domeniche di Avvento non si respira ancora l’aria del Natale. La Liturgia propone una preparazione graduale alla celebrazione della nascita di Gesù, ma, in maniera sconcertante, non si parte dalla storia passata, ma da quella attuale, anzi quella futura. Il tema non è la prima venuta di Gesù, ma l’ultima, quella definitiva che coinvolge ogni uomo. Le Scritture sacre presentano un gioco meraviglioso: l’ultima venuta si spiega con la prima, ma è la prima che spiega l’ultima.
  • Questo tempo di grazia ci fa un altro invito: quello di accorgerci che, in questi ultimi anni, il mondo ma anche la Chiesa, sia a causa della recente pandemia e della guerra, sia per tutta la violenza e il male che opprimono il mondo, sia per la mancanza di speranza in un futuro migliore, corrono il rischio di cadere in una specie di sonno, di intorpidimento, che anestetizza ogni tipo di cambiamento. A causa di una stanchezza che ha colpito un po’ tutti, si è portati a giustificare ogni cosa, a lasciarsi andare nella vita spirituale e morale, a lasciare andare le cose, soprattutto nell’impegno dell’annuncio, senza fare un minimo tentativo di rinnovamento. “Svegliarsi” vuol dire prendere coscienza del rischio e reagire puntando in alto, rinnovando la nostra fede attraverso il riferimento alle Comunità cristiane primitive: a tutti i cristiani è chiesto l’impegno di indossare le armi della luce e di comportarsi da veri discepoli di Cristo.
  • La prima Domenica di Avvento segna uno stacco, una rottura col tempo precedente. Inizia un nuovo Anno liturgico, carico di una grazia particolare che educa il desiderio dei credenti. In tale percorso non si procede a tentoni, come vagabondi senza mèta. L’Avvento non è e non va ridotto a semplice preparazione immediata al Natale: esprime, piuttosto, l’orientamento e la direzione del tempo abitato da Dio, che tende al compimento della verità di ciascuno e della giustizia per tutti. L’Avvento è il cuore del mistero cristiano, l’estensione e la pienezza definitiva dell’energia della risurrezione di Cristo, la fonte della Speranza anche contro tutto ciò che la nega.
  • Per grazia del Signore iniziamo il nuovo Anno liturgico. Esso ha il solo scopo di formare in noi Cristo, per l’azione dello Spirito Santo; la sua ragion d’essere è la deificazione dell’uomo. Un’immagine per descrivere l’Anno liturgico è quella di un cerchio, o un anello, un giro compiuto annualmente attorno a Cristo, Sole di giustizia, di verità e santità. In questo ciclo, la Chiesa ha distribuito la memoria dell’opera di salvezza del suo Signore, dalla nascita alla vita pubblica, alla passione e morte, alla risurrezione fino alla gloria, in attesa della sua venuta finale. Ogni anno la Chiesa ripercorre l’itinerario del suo Signore per conoscerlo, contemplarlo, riviverne i momenti più importanti, attingere alla sua opera di salvezza, nell’attesa di incontrarlo nella gloria. Il Mistero pasquale è il centro di tutto l’Anno liturgico; in esso culmina l’opera di Gesù che si è incarnato, è nato dalla Vergine Maria, si è manifestato ai magi, ha digiunato, ha predicato, ha operato prodigi, è stato crocifisso e sepolto, è risorto, è asceso al cielo, è intronizzato accanto al Padre e tornerà, ha inviato lo Spirito Santo sugli apostoli. L’Anno liturgico, dunque, si caratterizza come itinerario di fede, di ascolto della Parola, di preghiera; un itinerario di vita, quella stessa di Cristo, capace di trasfigurare le nostre vite, di anno in anno, sino all’incontro ultimo con lui, Signore della gloria.
  • Nei tre “cicli” dell’Anno vengono letti nella Messa domenicale i Vangeli sinottici: Matteo nel ciclo “A” (ovvero quello che stiamo iniziando), Marco nel ciclo “B” e Luca nel ciclo “C”, mentre la lettura del Vangelo secondo Giovanni è distribuita nei tempi di Quaresima e Pasqua e in poche altre Domeniche. Il ciclo “A” del lezionario festivo è costituito dalla lettura semicontinua del Vangelo secondo Matteo, l’evangelista della comunità giudeo-cristiana che presenta Gesù di Nazareth come compimento di tutte le Scritture. La sua opera è stata definita anche il Vangelo del catechista, cioè di chi espone in maniera sistematica, ordinata e completa, l’annuncio di Gesù morto e risorto. Il testo evangelico non viene letto integralmente: per le solennità, l’Avvento e la Quaresima sono scelti appositi brani. La lettura semicontinua inizia con la terza Domenica del tempo Ordinario.
  • In questa prima Domenica di Avvento siamo invitati a volgere lo sguardo a Colui che viene, è venuto e verrà: il Veniente. Risuona per noi nell’antifona di comunione, che riprende il brano evangelico, l’imperativo “Vegliate”, nell’attesa della venuta del Signore. Tutta la Liturgia di questa Domenica ci presenta il nascere di un nuovo giorno e di un nuovo Anno alimentato, nel suo svolgersi, dalla luce, dalla pace e dalla speranza: «La notte è avanzata e il giorno è vicino: gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce». Anche quando le notti ritorneranno nella vita del credente, egli sa di non essere solo nel cammino.
  • L’Avvento è caratterizzato da alcune “presenze” che insegnano alla Chiesa chi è Colui che viene, come bisogna attenderlo ed invocarne la venuta, come accoglierlo e come donano: Giovanni il Battista, Isaia il profeta messianico, Maria Madre di Gesù e il giusto Giuseppe di Nazareth. Questo tempo è tipico per la Chiesa in attesa ed ha anche una spiccata connotazione mariana.
  • L’Avvento è un tempo prezioso: i presbiteri, gli animatori e i catechisti si prepareranno per viverlo e farlo vivere al meglio a tutto il popolo di Dio, praticando con amore, essi per primi, la lectio divina in preparazione ad ogni Domenica, frequentando così assiduamente le Scritture.
  • Sarebbe bello e decisamente auspicabile non riempire di scritte chiesa, altare e ambone (ahimè!). L’ideale sarebbe non caricare troppo l’aula liturgica e la Liturgia di arredi e riti. E’ meglio valorizzare quanto “ordinariamente” svolgiamo, magari senza pensarci troppo! Solennità e sobrietà camminano insieme… la prima non deve sopraffare sull’altra!
  • Può essere tempo propizio anche per introdurre la celebrazione della Liturgia delle Ore, preghiera di tutta la Chiesa, nelle comunità parrocchiali, almeno la domenica, Lodi e Vespri. Si arricchirà in questo modo la spiritualità dei fedeli che impareranno ad accostarsi ai salmi e a pregare con le Scritture.
  • L’Avvento non è un tempo penitenziale, come lo è invece la Quaresima! Non ci tragga in inganno il colore violaceo dei paramenti, segno del cammino di riflessione e di preghiera, concentrato sulla venuta di Cristo. La venuta del Signore, il suo trionfo finale non è per i credenti motivo di paura ma di amorosa, fervida, gioiosa attesa. Nelle quattro Domeniche di Avvento si omette il canto del Gloria, perché questo inno angelico risuoni solenne nella notte di Natale.
  • All’inizio del nuovo Anno liturgico siamo invitati a rimetterci in cammino con un atteggiamento di sobrietà e di vigilanza. La processione introitale sottolinea questi due aspetti che l’Avvento ci chiama a vivere — un nuovo inizio e il cammino — e quindi va curata con particolare attenzione.
  • Si cerchi di valorizzare  il canto del Salmo responsoriale. In molti casi è la parte della Liturgia della Parola più trascurata e corre il rischio di essere una quarta lettura sbiadita. Ci si dimentica che il Salmo non è un testo devozionale da biascicare, ma un canto interlezionario (= tra le letture), quindi, da cantare (con arte) e non da recitare!
  • Nel tempo liturgico di Avvento-Natale un posto particolare viene riservato dalla Liturgia alla Parola che si fa carne. E’ opportuno, in ogni celebrazione domenicale, portare il libro della Parola (l’Evangeliario, non il Lezionario!!!) processionalmente con ceri e incenso all’altare e venerarlo specie alla proclamazione del Vangelo.
  • Laddove se ne vede l’esigenza pastorale si può preparare la corona dell’Avvento che annuncia l’avvicinarsi del Natale. Questo segno, richiamandoci la progressiva vittoria della luce sulle tenebre, ci invita a camminare incontro al Cristo, vera luce che viene a vincere le tenebre del male e della morte. Originariamente il colore delle candele prevedeva che tre fossero di colore viola e una di colore rosa; quest’ultima serviva per la terza domenica di Avvento — detta Gaudete, Rallegratevi — in segno di gioia per l’imminente nascita di Gesù. Per la collocazione della corona occorre è bene valutare gli spazi a disposizione. Questo segno deve comunque essere ben visibile a tutti e adeguatamente valorizzato, ma senza oscurare mai l’altare e/o l’ambone. All’inizio della celebrazione, laddove si è realizzata (non è affatto indispensabile!!!), si può accendere il primo cero.
  • Prima che inizi la celebrazione si possono richiamare brevemente gli elementi della Liturgia che segnalano l’ingresso in un nuovo tempo liturgico: il colore viola, l’omissione della Grande dossologia, un manifesto o un pannello all’ingresso dell’aula liturgica che richiami l’attesa, la corona d’Avvento, la solenne processione introitale per simboleggiare un popolo in cammino…
  • Nelle Parrocchie in cui si progetta l’Avvento con accuratezza, gli avvisi assumeranno una particolare importanza: non si tratta solo di un’offerta di accompagnamento. Si trasmette anche la sensazione di un popolo, di un gruppo di persone che inizia un itinerario “impegnativo”.
  • I canti di Avvento devono esprimere le caratteristiche proprie di questo tempo liturgico: l’attesa-memoria della prima venuta del Salvatore nella nostra carne mortale e l’attesa-supplica del ritorno glorioso di Cristo, Signore della storia e Giudice universale; l’atteggiamento di conversione che, per mezzo della voce dei profeti e soprattutto di Giovanni Battista, la Liturgia di questo tempo ci invita ad assumere; la speranza gioiosa che la salvezza già operata da Cristo e le realtà di grazia già presenti nel mondo giungano alla loro maturazione e pienezza: allora la promessa si tramuterà in possesso, la fede in visione, e “noi saremo simili a lui e lo vedremo così  come egli è” (1 Gv 3,2) (cfr. Direttorio su pietà popolare e liturgia, 96). Alla luce di ciò è necessaria una particolare cura nella scelta dei testi da eseguire, pertinenti teologicamente e degni da un punto di vista letterario, e allo stesso tempo comprensibili dalle assemblee a cui sono destinati. Si evitino i canti che svolgiamo nel tempo Ordinario o, peggio, in tutti i tempi liturgici dell’Anno.

TESTI E MATERIALI

 

PER APPROFONDIRE 

** Sussidio CEI 2025: Guida al Tempo di Avvento GUIDA-AL-TEMPO-DI-AVVENTO-2025

** Sussidio CEI 2025: I domenica I-AVVENTO-2025

**  Suggerimenti Suggerimenti

** Avvento e silenzio Avvento e silenzio

RITI DI INTRODUZIONE E DI CONCLUSIONE

** Riti di Introduzione con accensione della Corona e Atto penitenziale I Avvento A riti introduzione con accensione corona

** Riti di conclusione I Avvento a riti conclusione

 

SALMO RESPONSORIALE

 

** Melodia per il cantore: RITORNELLO DEI SALMI AVVENTO A

** prima proposta, da Psallite:

Partitura Salmo I Avvento A psallite

Audio

 

** seconda proposta, da Lodate Dio

Partitura Salmo I domenica di Avvento A LD

 

** terza proposta, dal Sussidio CEI 2025

Partitura Salmo I Avvento A Cei 2025

 

** quarta proposta, dal maestro Pasquale Impagliatelli

Partitura Salmo I Avvento A Impagliatelli

Audio

 

PREGHIERA DEI FEDELI

** prima proposta I Avvento A Pdf 1

** seconda proposta I avvento A Pdf 2

** terza proposta I avvento A Pdf 3

** quarta proposta I avvento A Pdf 4

** da Orazionale CEI