SESTA DOMENICA DI PASQUA – C
Manda il tuo santo Spirito,
perché ravvivi in noi la memoria
di tutto quello che Cristo ha fatto e insegnato
- La sesta Domenica di Pasqua ci invita a rallegrarci per il dono della pace in attesa dello Spirito Santo. Lo Spirito di Dio è il vero protagonista delle realtà pasquali: egli ha trasformato uomini deboli in annunciatori del Vangelo e in testimoni coraggiosi del Signore, egli viene comunicato dal Padre ai credenti, egli guida la Chiesa e sorregge la sua memoria, egli le dona la forza perché cammini nella carità. Così si è sviluppata e continua a svilupparsi la tradizione della fede in Gesù, il Risorto. Attraverso lo Spirito Dio continua a dimorare in mezzo a noi. Lo Spirito, perciò, è l’unica “cosa” da chiedere per testimoniare nel mondo la novità della risurrezione e per edificare nel tempo la Chiesa autentica. È lui il nostro “avvocato”, il “consolatore”, colui che ci fa ricordare la parola di Gesù e ci insegna a leggerla e a metterla in pratica. Non c’è angolo della terra in cui non si possa essere raggiunti dal suo soffio di vita. Egli ci ammaestra nel segreto del cuore, ci suggerisce scelte coraggiose, ispirate all’esempio di Gesù, ci sottrae alle seduzioni collettive, agli idoli accattivanti di ogni tempo, salvaguardando la nostra libertà. Per tutte queste ragioni non c’è alcun motivo di turbamento, di paura, di scoraggiamento. Qualunque cosa avvenga egli è accanto a noi.
- La Liturgia permette di perseverare nella memoria della risurrezione e di far sì che sia principio permanente del discernimento e dell’agire della Chiesa. Il dono dello Spirito Santo, promesso dal Risorto, realizza la relazione al mistero della comunione trinitaria di cui la Chiesa è chiamata ad essere trasparenza nella storia. Ciò che si realizza nella Gerusalemme del cielo è gustato, oltre le incomprensioni e le divisioni, nel cammino dei discepoli che, senza paura, vivono secondo quella pace che è luce capace di vincere ogni tenebra.
- Avviandoci verso la solennità dell’Ascensione, la Liturgia richiama un atteggiamento indispensabile da assumere e il frutto conseguente da assaporare. Bisogna anzitutto fare memoria dell’evento della salvezza. Lungo tutto il Vangelo di Giovanni, alcune parole vengono ripetute con insistenza. Questa Pasqua dei discorsi di congedo presenta diversi di questi termini: amare, osservare, Parola, Spirito. In questo brano appare anche un verbo che l’evangelista usa soltanto questa volta: ricordare: «Lo Spinto Santo vi ricorderà tutto ciò che Io vi ho detto». Lo Spirito porta alla memoria la parola di Gesù. Il Vangelo di Giovanni approfitta degli ultimi momenti di Gesù per esortare alla memoria, non come rituale da ripetere, ma come risonanza di tutto quello che si è ascoltato; non come iniziativa dei discepoli, ma dello Spirito. Osservare e fare memoria sono termini che rimandano all’atteggiamento di vigilare affinché qualcosa non si perda. «Se uno mi ama, osserverà la mia Parola». «Se uno osserva la mia Parola, non vedrà mai la morte». Chi fa memoria, non vedrà mai la morte. Curiosa funzione della memoria! Di solito, quando qualcuno muore, diciamo che continua a vivere nella memoria dei suoi. Gesù amplia la funzione della memoria: «Se uno osserva la mia Parola, non vedrà mai la morte». Colui che ricorda la Parola vive nell’oggi, non nel passato. La memoria è esaltazione della vita nel presente. Ricordare la Parola è non morire.
- Di fronte all’esortazione di Gesù a far memoria, mosso dallo Spirito, non possiamo non leggere il testo a partire dalla realtà “personale” di ognuno noi. Ci giunge in modo particolare questo mandato del Maestro, di far sì che la sua Parola non si perda. Quante volte abbiamo inteso l’osservare in senso contrario a quello voluto da Gesù. Poniamo tanti ostacoli alla Parola, fino al punto da renderla separata, arida per il popolo di Dio!
- Il frutto pasquale è la pace. Dono del Risorto agli apostoli, alla Chiesa e al mondo intero: questa è la pace! Un fatto nuovo che attribuisce allo shalom una dignità insospettabile. Per dirla con il venerabile Servo di Dio don Tonino Bello, la pace che ciascuno di noi è chiamato a costruire per vocazione, è una pace D.O.C., a denominazione di origine controllata. Profumata di risurrezione, porta impressa le stimmate della croce, chiede sempre un tributo di sofferenza e di fatica con tutto il sovraccarico d’incomprensioni, derisioni, scetticismi. Su un valore come quello della pace non si possono immaginare concessionarie esclusive. La pace ha valore di virtù teologale e va impetrata come dono, non come frutto di accordo tra persone o potenze mondiali! Il cammino da compiere, come comunità cristiane, è ancora lungo. Eppure Cristo non poteva essere più chiaro al riguardo: «Non come ve la dà il mondo…»; non con gli equilibri prudenti delle cancellerie diplomatiche, non generata come concessione benevola dell’ultimo feudatario del mondo globalizzato. La pace del Risorto non si limita a rimuovere i conflitti; la pace dono del Crocifisso-Risorto ha impressa la filigrana della non-violenza e del perdono che le conferiscono la certezza di essere autentica e duratura.
- In questa Sesta Domenica di Pasqua Gesù promette ai discepoli e a noi la venuta dello Spirito perché “insegni” e “ricordi”: è questa la missione del Consolatore entro l’arco di tempo che si snoda tra la salita di Gesù al Padre (Pasqua-Ascensione) e il suo ritorno (nella parusia); questa è pure la certezza della Chiesa che, camminando nella storia, deve continuare a credere in Cristo senza vederlo. Per questo, è necessario farsi guidare dallo Spirito, per ricordare e capire, nella fede, la parola del Signore Gesù, per accettarla come sempre viva e operante.
- Un esempio concreto di come la Chiesa può e deve lasciarsi guidare dallo Spirito è offerto da una situazione vissuta dalla Comunità apostolica. Un aspro dibattito era sorto a proposito delle osservanze giudaiche: queste si dovevano imporre ai convertiti dal paganesimo o no? Paolo e Barnaba si fanno difensori della libertà cristiana, la libertà dello Spirito, e ricevono l’approvazione dei Concilio di Gerusalemme (cfr. Prima Lettura). L’episodio può considerarsi paradigmatico riguardo alla edificazione e allo sviluppo della Chiesa, che non può essere ostacolata da difficoltà e contrasti sempre in essa risorgenti. In ogni tempo, a qualsiasi livello, le tensioni si compongono secondo la linea seguita dalla Comunità apostolica: rivolgersi ai responsabili investiti di un mandato, invocare lo Spirito, leggere e comprendere le singole situazioni, trattare le questioni alla luce della fede e della Parola del Signore, ispirarsi ai principi della vera libertà nella missione verso gli altri. Lo Spirito che insegna ogni cosa darà la chiarezza di visione e di pensiero necessarie a coloro che hanno il mandato di “reggere” la Chiesa di Dio, perché cammini e cresca nella carità. Dagli avvenimenti della Chiesa apostolica alle situazioni presenti nelle Comunità cristiane, è sempre lo Spirito che guida la Chiesa, finché sarà riempita della “gloria” di Dio e “illuminata dalla luce trasfigurante dell’Agnello.
- Nel progressivo cammino pasquale ci vengono oggi presentate le caratteristiche della Comunità cristiana che cammina nel tempo sostenuta dallo Spirito e aperta al compimento del cammino della fede nella visione eterna della pienezza dell’amore. Il tempo della Chiesa è il tempo della promessa, che è certezza della vita eterna. Dopo la risurrezione il Signore ha promesso di essere sempre presente nella Chiesa e nella storia con il suo amore che quotidianamente plasma la nuova umanità.
- «Non sia turbato il vostro cuore». I cristiani devono sentirsi abitati dalla gioia per essere messaggeri credibili della gioia. La Pasqua è il tempo privilegiato nel quale vivere la missione che ci è stata consegnata. Se è vero che il mondo d’oggi, fagocitato da tanta violenza, sente il bisogno profondo della pace. Ciascun credente deve convincersi che questa è il dono migliore da consegnare al mondo perché è il bene sommo che viene offerto dal Risorto. Da Cristo la pace proviene come dono certo che diventa sorgente di gioia. Una gioia che non è illusione è sorda di fronte alle miserie di tanti poveri. Al contrario è frutto dell’autentico messaggio del Cristo risorto e sostegno per tutti coloro che, grazie allo Spirito, amano diffonderla e testimoniarla oggi. Il Vangelo si fa garante di questa certezza gioiosa: «Se mi amaste vi rallegrereste», perché dove Cristo è presente, lì si incontra la pienezza della vita e lì si vive la pienezza della gioia. Viviamo in un tempo in cui il furore del terrorismo, la devastazione dell’integralismo, la cultura della violenza e la ferocia della guerra sembrano conoscere solo rigurgiti di morte. Sono necessari, da parte nostra, il recupero del valore della donazione e l’impegno al servizio. Nelle tenebre del momento d’oggi la nostra fede gioiosa fa sì che il mondo «non ha bisogno della luce del sole perché la gloria di Dio lo illumina e la sua lampada è l’Agnello» (Seconda Lettura). E’ alla Luce dell’Agnello che i cristiani d’oggi possono incontrare volti da rispettare, persone da servire, umanità da promuovere, così che alla barbarie dell’interesse si sostituisca la civiltà del dono e del servizio.
- Il celebrante nella preghiera al rito della pace ripropone le parole del Vangelo di questa Domenica: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace». Si inviti l’assemblea a vivere con intensità di partecipazione questo gesto che non deve ridursi ad un convenevole più o meno sentito, ma deve esprimere profondamente il bisogno della reciproca fraternità. La pace richiama la necessità di fare comunione tra i partecipanti all’assemblea liturgica prima di accogliere il Signore. È un gesto impegnativo, perché anche se fatto con pochi, i vicini, idealmente abbraccia i lontani, tutti, e chiede d’essere vissuto nel quotidiano.
- Si curi la “solennità” della Celebrazione, come già indicato nelle domeniche precedenti: si sostituisca opportunamente l’Atto penitenziale con il rito di aspersione con l’acqua benedetta durante la Veglia pasquale; si faccia la processione con la Croce, i ceri, l’Evangeliario. Si usi l’incenso.
- L’approssimarsi della solennità dell’Ascensione del Signore deve richiamare l’assemblea a re-incontrarsi nella prossima Domenica, perché la missione che il Risorto consegnerà prima di ritornare al Padre sia accolta con fede e con impegno.
TESTI E MATERIALI
APPROFONDIMENTO
** Sussidio CEI ULN VI Domenica
RITI DI INTRODUZIONE E DI CONCLUSIONE
** Suggerimenti: Suggerimenti 2025 VI Pasqua C
** Riti di Introduzione con Atto penitenziale: VI Pasqua C Riti introduzione con atto penitenziale
** Riti di introduzione con Aspersione (da prediligere) VI Pasqua C Riti introduzione con aspersione
SALMO RESPONSORIALE
** prima proposta, da Psallite
partitura Salmo VI Pasqua C Psallite ULN
audio
** seconda proposta, da Lodate Dio
partitura Salmo VI Pasqua C LD
** terza proposta, dal m° Impagliatelli
partitura Salmo Vi Pasqua C Impagliatelli
audio
PREGHIERA DEI FEDELI
** prima proposta VI Pasqua C Pdf 1
** seconda proposta VI Pasqua C Pdf 2
** terza proposta VI Pasqua C Pdf 3
** da Orazionale Pdf VI Pasqua OR CEI