QUINTA DOMENICA DI PASQUA – C
Amandoci gli uni gli altri,
ci manifestiamo al mondo come suoi veri discepoli
- Dio continua nel mondo e nella storia la sua creazione: egli fa nuove tutte le cose e ci invita a entrare nella sua novità. La Liturgia ci conduce così ad approfondire il dinamismo che la Pasqua imprime alla storia. Lo Spirito continua a sospingere i battezzati a trovare, nella concretezza del loro vivere, nuovi cammini, adatti per l’oggi, per donare sé stessi e per consacrarsi alla missione attraverso la quale Dio può rinnovare il volto della terra. La speranza cristiana ci orienta non al pessimismo, ma verso la certezza che, nonostante tutto, la creazione buona di Dio raggiungerà il suo scopo.
- Il Vangelo ci introduce in un dramma e in uno sfregio nei confronti di Cristo. Giuda tradisce; Cristo s’immola. Quando Giuda fu uscito: quando il traditore compie il gesto del tradimento, il Salvatore inizia il dramma della passione. Tra il gesto infame della morte pagata di Cristo e la lettura del suo morire attraverso la cifra della glorificazione stanno gli Apostoli, incapaci di capire ciò che sta avvenendo e avvolti dalla paura di chi percepisce di avere le spalle scoperte. Dio è sempre sconcertante. Il tradimento si muta in glorificazione. A noi viene annunciato che mai la disperazione deve essere letta come conseguenza diretta della passione sofferente, che spesso avvolge la nostra vita. E’ per questo che il Signore compie la “traditio” del suo amore: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri». Questa traditio si compie in una redditio Il tuo amore è vero quando assume lo stile divino: «come Io ho amato voi». E perché realizzare questo scambio di amore? Perché ogni creatura è un’espressione unica dell’immagine di Dio, sicché l’amore cristiano non può ridursi a essere bidimensionale per la sua reciprocità, ma deve piuttosto esprimersi nella tridimensionalità dell’imitazione di Cristo. Un percorso tutt’altro che ovvio. Non è possibile nella prospettiva della logica umana. I buoni sentimenti soffrono di una carenza esistenziale. Necessita, piuttosto, il bisogno della grazia ottenuta a caro prezzo dalla morte salvante di Cristo. Ce lo ricorda anche Alda Merini: «Il sogno di Cristo è sangue di tutti coloro che sono stati martirizzati per nulla, per cause impietose, e sono entrati in enormi baratri di sfortuna. Cristo apre le tombe di queste maledizioni terrene e fa scaturire l’albero. L’albero ha sempre le sue radici nella paura e il seme, prima di crescere, impara a morire». Noi cristiani, così inclini a lasciarci etichettare come sognatori quando siamo solidali con quanti cercano di decifrare il futuro, siamo chiamati a essere segno e risorsa di un lembo di cielo che renda la terra, fin d’ora, la dimora di Dio con gli uomini.
- Al comandamento dell’amore è correlativa, per i cristiani, una situazione e una realtà nuova, una “città” nuova: la Chiesa, nuova terra, nuova Gerusalemme, dimora di Dio con gli uomini. Non è da credere che la visione di Giovanni nell’Apocalisse si riferisca ad una realtà proiettata nel futuro idealizzato. La “città che scende dal cielo”, la “terra nuova” dalla quale è scomparso il mare (simbolo delle forze dei male), indicano che la nuova creazione, inaugurata dalla vittoria pasquale di Cristo, è già in opera nei battezzati. La “sposa adorna per lo sposo” è la nuova umanità liberata dal peccato, santificata da Cristo e splendente della sua gloria e della sua bellezza. La Gerusalemme del cielo, dunque, è coestensiva a quella della terra ed è in costruzione fino alla fine dei tempi. Una tale costruzione avviene lentamente e, misteriosamente; la “novità” scaturita dalla Pasqua del Signore glorioso non esclude una situazione di prova, fra “lutti, lacrime e affanni”, finché la Chiesa è ancora pellegrina sulla terra. E’ impegno dei cristiani lavorare e adoperarsi per rendere la nuova Gerusalemme quale è chiamata ad essere; nella Prima Lettura sono offerti un modello e dei criteri ai quali la loro opera deve ispirarsi: perseverare nella fede attraverso le prove e le tribolazioni per entrare nel Regno; vivere come comunità animata dall’amore fraterno e affidata alla guida e alla cura degli “anziani” (= i presbiteri/pastori); accogliere senza diffidenza coloro ai quali Dio ha aperto le porte della fede. Così, dopo la risurrezione di Cristo, tutto è già trasformato; ma la comunione fra Dio e l’umanità redenta, fra Cristo e la sua Chiesa, deve continuamente crescere fino alla intimità più completa e profonda, quando la Gerusalemme nuova sarà in pienezza la dimora di Dio fra gli uomini e si identificherà con il corpo di Cristo giunto alla sua età perfetta e splendente di gloria.
- «Nella Liturgia terrena noi partecipiamo, pregustandola, a quella celeste che viene: celebrata nella santa città di Gerusalemme, verso la quale tendiamo come pellegrini, dove il Cristo siede alla destra di Dio quale ministro del santuario e del vero tabernacolo; insieme con le schiere delle milizie celesti cantiamo al Signore l’inno di gloria; ricordando con venerazione i santi, speriamo di ottenere un qualche posto con essi, e aspettiamo, quale salvatore, il Signore nostro Gesù Cristo, fino a quando egli comparirà, nostra vita, e noi appariremo con lui nella gloria» (SC 8). Così la Costituzione dogmatica sulla sacra Liturgia presenta la comunione tra la Chiesa terrena e la Gerusalemme celeste; e tale comunione si attua in sommo grado in ogni Celebrazione Eucaristica: con un unico canto di lode glorifichiamo Dio, rendiamo testimonianza al Cristo risorto e la nostra assemblea, radunata nel suo nome, anticipa nella storia ciò che vivrà in pienezza nella città futura.
- La novità è il frutto saporoso dell’amore: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». Sappiamo che al vertice del Vangelo pulsa una formidabile forza di vita, di novità, che Cristo esprime nell’amore reciproco: «Vi do un comandamento nuovo». Dentro questa prospettiva della novità si capisce come davvero la via che intercorre tra la tomba vuota e l’alba della Pasqua è una via nuova perché porta all’eternità. Celebrare la Pasqua è vivere questa novità secondo la logica del Salmo: «Cantate al Signore un canto nuovo…» (antifona d’ingresso).
- Nella celebrazione il rito è sempre uguale e nel contempo nuovo. Fare memoria del Cristo risorto non è tanto un ripetere ogni giorno eventi passati, ma celebrare l’evento misterico mediante il quale il Signore vive nell’oggi della nostra vita aprendo lo spazio infinito dell’amore. Solo dentro questa pienezza la speranza ci aiuta a riconoscere il Risorto come l’Emmanuele perché è il Dio-con-loro. Proprio questo Dio-con-noi rende possibile il passaggio dal limite alla pienezza: «E non vi sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno». Infine, in questa prospettiva sta la novità della vera evangelizzazione che da verbale diventa fattuale: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli (faranno riferimento a Dio): se avete amore gli uni gli altri».
- L’apertura è una delle caratteristiche della Pasqua. Si apre la tomba che lascia il posto alla vita nuova; si aprono i cuori che riconoscono il Vivente; si apre alle nazioni pagane la porta della fede: «Riunirono la Chiesa e riferirono come Dio avesse aperto ai pagani la porta della fede», si aprono i cieli, così che Giovanni può testimoniare: «Vidi un cielo nuovo e una terra nuova». A Pentecoste lo Spirito porterà a compimento queste aperture attraverso l’impegno, affidato ai discepoli, di testimoniare nelle relazioni interpersonali questo amore fino agli estremi confini della terra. Sarebbe interessante chiederci se le nostre assemblee domenicali, se le nostre Comunità parrocchiali, se i nostri gruppi ecclesiali riescano a vivere questa apertura voluta dal Risorto per il bene di tutti. Il vivere insieme deve diventare un con-vivere nell’amore anche se spesso può risultare difficile, poco producente, raramente gratificante. Ma noi dobbiamo insistere, perché solo nel terreno buono dell’amore la Parola seminata può produrre frutti insperati.
- Al cuore di questa Domenica c’è il “testamento” che Gesù affida ai suoi, mentre sta per andare verso la morte: «Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34). Il frangente in cui sono pronunciate queste parole conferisce loro una serietà ed una consistenza particolari: il modo in cui Gesù ha amato i suoi non si è risolto in un’aura sentimentale, ma si è manifestato come dono di sé fino alla morte per i propri amici. Ciò che precede queste parole, cioè il gesto della lavanda dei piedi, offre un orizzonte interpretativo alle stesse. Non si tratta di entrare in un’atmosfera di affetti e di emozioni, ma di assumere l’impegno di “lavarsi i piedi gli uni gli altri”.
- Un’attenzione particolare merita la preghiera universale, che è espressione di una sollecitudine fraterna. Accanto ad alcune intenzioni più generali è utile, quindi, aggiungerne qualcuna che si riferisca a bisogni specifici, a situazioni difficili che si vivono in Parrocchia.
- Il segno di pace è un gesto concreto con cui l’amore ricevuto dal Cristo viene trasmesso agli altri, con semplicità, ma anche con cordialità, con calore. Oggi lo si potrebbe introdurre riprendendo qualche breve versetto della pericope evangelica.
- Si curi la “solennità” della Celebrazione, come già indicato nelle domeniche precedenti: si sostituisca opportunamente l’Atto penitenziale con il rito di aspersione con l’acqua benedetta durante la Veglia pasquale; si faccia la processione con la Croce, i ceri, l’Evangeliario. Si usi l’incenso.
TESTI E MATERIALI
APPROFONDIMENTO
** Sussidio CEI ULNIV Domenica
SUSSIDIO-V-DOMENICA-DI-PASQUA-2025
RITI DI INTRODUZIONE E DI CONCLUSIONE
** Suggerimenti: Suggerimenti V Pasqua C
** Riti di Introduzione con Atto penitenziale: V Pasqua C Riti introduzione con atto penitenziale
** Riti di introduzione con Aspersione (da prediligere) V Pasqua C Riti introduzione con aspersione
SALMO RESPONSORIALE
** prima proposta, da Psallite
partitura Salmo V Pasqua C Psallite
audio
** seconda proposta, da Lodate Dio
partitura Salmo V Pasqua C LD
** terza proposta, dal m° Impagliatelli
partitura
audio
PREGHIERA DEI FEDELI
** prima proposta V Pasqua C Pdf 1
** seconda proposta V Pasqua C Pdf 2
** terza proposta V Pasqua C Pdf 3
** da Orazionale Pdf V Pasqua C OR CEI