TERZA DOMENICA DI PASQUA – C
La presenza del Signore risorto
- La testimonianza dei Vangeli ci mostra Gesù risorto che si manifesta ai suoi discepoli: egli sta in mezzo a loro e la sua presenza è fonte di gioia e fiducia. Questa esperienza viva dei primi discepoli caratterizza la cinquantina pasquale come un tempo in cui sperimentiamo Cristo morto e risorto presente in modo vitale nella sua Chiesa. La Pasqua di sette settimane è l’occasione per approfondire i segni della sua presenza, saperli riconoscere e apprezzare come il luogo dove incontriamo il Signore.
- Il primo segno è sicuramente l’Eucaristia. Rivivendo l’esperienza dei discepoli di Emmaus (Lc 24,13-35) così come quella che il Vangelo di oggi ci propone, anche noi riconosciamo il Risorto che rimane nella Chiesa e trasforma il cuore dei suoi discepoli. I due di Emmaus erano impauriti e sfiduciati, ma diventano coraggiosi ed entusiasti, così che corrono senza indugio a Gerusalemme ad annunciare agli altri fratelli come il loro cuore è stato toccato dalla Parola di Gesù e come lo hanno riconosciuto nel gesto dello spezzare il pane. Ecco il segno dell’Eucaristia: il Signore risorto presente nella comunità dei suoi discepoli, che ricevono il dono della sua Parola e del pane e vino, sacramento del dono delta sua vita.
- Un altro segno della presenza di Cristo è la stessa comunità dei fratelli e sorelle nella fede, in particolare la Comunità parrocchiale. Nel tempo pasquale la comunità si interroga su come vive la presenza di Gesù e in che modo può mostrare il suo volto alla città, al quartiere, al paese in cui vive. Questo è il tempo della presa di coscienza del valore della Chiesa e di che cosa significhi farne parte; è il tempo dell’edificazione della comunità; è il tempo della testimonianza della comunità e dei singoli cristiani nella società in cui vivono. In queste settimane la Prima Lettura della Messa è generalmente tratta dagli Atti degli apostoli e ripercorre il cammino della Chiesa delle origini, la sua crescita e la sua opera di evangelizzazione; con essa si confrontano le nostre comunità, facendosi guidare dalla Parola in un cammino di crescita nella vita ecclesiale.
- La missione della Chiesa si fonda sulla testimonianza degli Apostoli al Risorto (Prima Lettura). Gesù va a incontrare il gruppo dei discepoli là dove essi avevano fatto apprendistato della missione; là dove a Pietro era stato promesso che sarebbe diventato pescatore di uomini. La Chiesa è la comunità di coloro che hanno fede nel Risorto e che credono anche nelle situazioni difficili. Per questo annunciano Gesù, sicuri di riuscire non con persuasioni umane, ma con la potenza del Risorto che si manifesta con risultati inattesi. «Senza di me non potete far nulla». Gli Apostoli ne fanno esperienza: «In quella notte non presero nulla». La missione della Chiesa è fruttuosa a una condizione: che si creda nella presenza in essa del Cristo risorto, la si riconosca, la si invochi. Questa missione non è più quella dei missionari col casco, a cavallo verso l’ignoto. La si può vivere qui, con il vicino di casa che non è aperto alla speranza, che non sa nulla della buona notizia, che confida solo in una lotteria nazionale.
- Gesù invita i discepoli a mangiare; imbandisce la mensa, personalmente distribuisce pane e pesci, gesto che è memoriale discreto della moltiplicazione dei pani e dell’ultima cena. Il gruppo dei discepoli che riceve dalle mani di Gesù il pasto, prefigura la comunità che celebra il mistero della presenza sacramentale del Signore risorto, il cui sacrificio la nutre, la fa vivere e la rende feconda. L’Eucaristia consegna alla Chiesa, nella ritualità, la realtà sacrificale della Pasqua di cui si fa memoria. È mistero della fede essendo mistero della fedeltà, fedeltà all’amore di cui è sorgente e segno (lavanda dei piedi). La missione è realizzata dai non potenti perché viverla con passione è vivere in solitudine. Discorso ostico in un momento nel quale si pensa che l’uomo possa tutto; ostico per gli attivisti cristiani che, malati di protagonismo, si comportano come se tutto dipendesse da loro.
- Nel gruppo, Pietro occupa un posto preminente (Vangelo): lui aveva preso l’iniziativa della pesca sul lago; lui si era buttato in acqua per raggiungere il Signore. Gesù lo interroga tre volte sul tema dell’amore in relazione al triplice rinnegamento nella passione. La triplice confessione d’amore da parte di Pietro è seguita dall’annuncio del suo martirio, come per il Maestro. La sua è promessa alla croce. Il «seguimi» di Cristo a Pietro è senza riserve, sulle strade dell’amore, fino al dono della propria vita.
- La visione del veggente di Patmos (cfr. Seconda Lettura) ci introduce in una solenne liturgia di lode: davanti al trono di Dio appare l’Agnello «ritto.., come immolato»: cioè nel doppio aspetto della passione e della risurrezione. In suo onore si leva un inno di acclamazione nel quale si fondono le voci del cosmo, degli angeli e dei santi che stanno davanti a Dio e, in seguito, degli uomini salvati, appartenenti a tutti i popoli della terra (cfr. Ap 7,9). La solenne azione liturgica assume così dimensioni veramente universali, per celebrare la salvezza pasquale operata da Dio e dal suo Cristo. Ad essa si associa, qui sulla terra, la Liturgia Eucaristica che noi celebriamo. Concretamente, l’assemblea liturgica è composta da persone diverse per situazioni di vita, provenienza sociale, livelli di fede e di interesse religioso, per ministeri e carismi ricevuti in vista del bene comune. Ma tutti siamo uniti nella medesima azione di lode che si svolge alla presenza del Cristo glorioso. La celebrazione liturgica della nostra assemblea è così immagine e anticipazione dell’assemblea escatologica. E, nel medesimo tempo, è qui-adesso, nel momento della celebrazione stessa, “sacramento di totalità”: rappresenta e attua il “Cristo totale” che coinvolge i salvati di tutti i tempi, gli uomini di tutte le latitudini, gli spiriti celesti, i santi gloriosi e tutta la creazione. La lode cosmica dell’Apocalisse si realizza oggi nell’assemblea celebrante, per rendere onore, gloria, testimonianza all’Agnello che ci ha redenti.
- Il senso pasquale della lode liturgica, il riconoscimento che la salvezza viene da Dio e da Colui che è stato crocifisso e risuscitato, devono trasparire anche dalla vita del cristiano e della Comunità. Nell’interrogatorio durante il quale gli apostoli vengono accusati di insegnare pubblicamente “nel nome di Gesù”, Pietro, a nome di tutti e forte della convinzione che lo Spirito è con lui, parla con franchezza e con forza, come testimone della risurrezione E’ una testimonianza non solo di parole ma di fatti, perché, dopo essere stati fustigati, tutti se ne vanno «lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù» (v. 41). La stessa testimonianza di amore la ritroviamo sulle labbra di Pietro, inquadrata in una apparizione pasquale del Signore (cfr. Vangelo, in particolare i vv. 15-17). Pietro salvato dal perdono del suo Maestro e Signore, Pietro che si getta in mare per raggiungere prima Gesù apparso sulla riva, Pietro che ripetutamente testimonia il suo amore per Cristo e viene costituito pastore del gregge…: non siamo di fronte ad una investitura di privilegi o di poteri, ma di fronte a una missione conferita in virtù di un rapporto di fede e di amore con Cristo risorto. Questa logica vitale non riguarda soltanto Pietro e gli altri pastori, ma tutti i cristiani, tutti coloro che, riconoscendosi salvati, credono nella missione salvatrice di Cristo e si sentono chiamati a diventare “con-salvatori” con lui. La redenzione non è terminata, si compie nel tempo; al di là delle sofferenze di questo mondo, e senza dimenticarle o rinnegarle, senza abbandonare la lotta contro di esse, crediamo nella vittoria del Risorto: all’alba di ogni giorno lo vediamo comparire sulle sponde della nostra esistenza; ogni giorno riprendiamo la lotta contro il male nelle sue varie forme, diventando così annunciatori e testimoni di risurrezione. Il mondo è il luogo in cui il cristiano raggiunge e incontra i suoi fratelli percorrendo i loro stessi sentieri, anche se è portatore di una linfa che supera e sublima i dinamismi puramente terreni, per contribuire al loro rinnovamento. Ma «non basta essere illuminati dalla fede e accesi dal desiderio del bene per penetrare di sani principi una civiltà.., è necessario inserirsi nelle sue istituzioni» (Pacem in terris, 148). Di fronte alle enormi sfide attuali: crisi economica, disoccupazione, condizioni difficili di lavoro, di salario, di abitazione, di salute, il cristiano sente il dovere di impegnarsi a fondo e non solo in strutture marginali. Egli non ha nulla della “gente bigotta” che fa la morale e le prediche ai suoi simili a ogni piè sospinto. Al contrario, vuole essere piuttosto un uomo “più umano” degli altri, più preoccupato degli altri della difesa del più debole, della promozione collettiva, della realizzazione di una società più giusta e più fraterna. E’ qui che la sua fede e il suo amore prendono corpo ed egli diventa testimone di risurrezione per ogni essere umano, senza esclusioni.
- Gesù ha compiuto per i suoi discepoli e compie ancora oggi per noi, un’autentica Liturgia Eucaristica, il “segno” per eccellenza della sua presenza tra i suoi. È lui che prende l’iniziativa di preparare la mensa, che convoca e che invia; è lui che ha il pane ed è il Pane, ma chiede anche la nostra collaborazione. Con la Celebrazione Eucaristica viviamo nel mondo un anticipo della Liturgia del cielo: si realizza l’unità perfetta tra Cristo e la Chiesa che procede sulle strade incerte e tortuose della storia di tutti i tempi e di tutte le nazioni, e quella che vive già nella comunione perfetta con il suo Signore, in adorazione eterna davanti all’Agnello. Tutti, con la creazione intera, siamo coinvolti in questo Sacramento universale di lode, di ringraziamento, di adorazione, di testimonianza, di salvezza: ciascuno, per la sua parte, porta un piccolo contributo perché si possa fare insieme “Eucaristia”. La Celebrazione Eucaristica, facendoci “uno” con il Signore, ci insegna a fare comunione, a vivere dell’amore divino. Come Cristo si offre a noi in un pane spezzato, anche noi dobbiamo, “in sua memoria”, divenire “pane” per gli altri, facendo nostro il suo stile di donazione totale e incondizionata. In tal modo l’Eucaristia non resta solo un segno, un rito, ma diventa vita. La Messa finisce, ma continua nella missione che lui ci affida: quella di testimoniarlo, cioè di renderlo presente nella lotta contro ogni forma di male e nell’impegno per l’edificazione di una società più giusta e fraterna.
- Celebrare l’Eucaristia è riconoscere il Signore quando spezza il pane. Riconoscerlo vivo in mezzo a noi, sentire la sua chiamata a essere testimoni nella Chiesa di oggi. L’assemblea dei “credenti” e la Celebrazione Eucaristica sono il luogo privilegiato della presenza sacramentale di Gesù risorto: nelle nostre Comunità domenicali è ancora lui che ci parla e spezza il pane per noi attraverso i suoi ministri.
- La Liturgia odierna ci a porre continuamente in discussione la nostra partecipazione alla Messa: non può essere un atto abituale, un gesto senza significato! I cristiani sono coloro che “vanno a Messa”: sì, perché questo è il vertice della loro professione di fede, il momento culminante di tutta la loro vita, la sorgente di tutto il loro bene. Ma si vede, poi, in tutta la loro attività l’incidenza di questa sosta intorno all’altare? Partecipiamo alla Messa per incontrare Cristo, per rinnovargli la nostra adesione, per sottomettergli nuovamente i nostri pensieri e le nostre imprese, per offrirgli quello che siamo e quello che abbiamo? Lo incontriamo nei nostri fratelli che con noi formano la santa assemblea del Popolo di Dio, radunato nel suo nome, lo incontriamo nella sua Parola, luce per i nostri passi, lo incontriamo nel sacerdote suo ministro, lo incontriamo infine nel Pane eucaristico? Non un’abitudine, non una legge devono spingerci verso l’altare, al tempio del Signore, bensì un ardente desiderio di sederci a mensa con Lui.
- Gesù risorto si fa presente in mezzo ai suoi, li nutre ancora con la sua parola e spezza loro il “pane”; ma è riconosciuto solo da quelli che “credono”. Riconosciamo il Signore nella frazione del pane: egli è presente in mezzo a noi mediante i segni sacramentali dell’Eucaristia, nella quale si costruisce e cresce la Comunità dei credenti.
TESTI E MATERIALI
APPROFONDIMENTO
** Sussidio CEI ULN III Domenica
SUSSIDIO-III-DOMENICA-DI-PASQUA-2025
RITI DI INTRODUZIONE E DI CONCLUSIONE
** Riti di Introduzione con Atto penitenziale III Pasqua C Riti introduzione atto penitenziale
** Riti di introduzione con Aspersione (da prediligere) III Pasqua C Riti introduzione Aspersione
** Riti di conclusione III Pasqua C Riti conclusione
SALMO RESPONSORIALE
** prima proposta, da Psallite
partitura Salmo III Pasqua C Psallite
** seconda proposta, da Lodate Dio
partitura Salmo III Pasqua C LD
** terza proposta, dal m° Impagliatelli
partitura Salmo III Pasqua C Impagliatelli
PREGHIERA DEI FEDELI
** prima proposta III Pasqua C Pdf 1
** seconda proposta III Pasqua C 2022 Pdf 2
** terza proposta III Pasqua C 2022 Pdf 3
** da Orazionale CEI Pdf III Pasqua OR CEI