Indicazioni e testi per celebrare

Presentazione del Signore e memoria di San Biagio

PRESENTAZIONE DEL SIGNORE

XXIX Giornata mondiale della Vita consacrata

«Entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate»

In questo giorno i fedeli corrono incontro al Signore, portando lumi e acclamando a lui, insieme a Simeone che riconobbe Cristo «Luce per illuminare le genti».

I fedeli siano dunque educati a camminare in tutta la loro vita come figli della luce, perché devono offrire a tutti la luce di Cristo, diventando essi stessi lumi ardenti nelle loro opere.

(Caeremoniale Episcoporum)

La Giornata della Vita consacrata sarà celebrata nella festa in cui si fa memoria della presentazione che Maria e Giuseppe fecero di Gesù al tempio “per offrirlo al Signore” (Lc 2, 22).

La Presentazione di Gesù al Tempio costituisce così un’eloquente icona della totale donazione della propria vita per quanti sono stati chiamati a riprodurre nella Chiesa e nel mondo, mediante i consigli evangelici, “i tratti caratteristici di Gesù vergine, povero ed obbediente” (Esort. ap. Vita consecrata n.1).

Alla presentazione di Cristo si associa Maria.

La Vergine Madre, che porta al Tempio il Figlio perché sia offerto al Padre, esprime bene la figura della Chiesa che continua ad offrire i suoi figli e le sue figlie al Padre celeste, associandoli all’unica oblazione di Cristo, causa e modello di ogni consacrazione nella Chiesa.

(S. Giovanni Paolo II, Messaggio per la I giornata della vita consacrata)

 

  • Oggi, a quaranta giorni dal Natale, la Chiesa ci invita a celebrare la festa della Presentazione di Gesù al Tempio. Questa festa della vita di Gesù chiude le celebrazioni per la sua nascita (è una festa che rientra nel “ciclo di Natale”, pur essendo nel Tempo Ordinario, che ci proietta verso la Pasqua). Per la Chiesa di Gerusalemme, la data scelta per la festa della presentazione fu da principio il 15 febbraio, 40 giorni dopo la nascita di Gesù, che allora l’Oriente celebrava il 6 gennaio, in conformità alla legge ebraica che imponeva questo spazio di tempo tra la nascita di un bambino e la purificazione di sua madre. Quando la festa, nei secoli VI e VII, si estese in Occidente e fu anticipata al 2 febbraio, perché la nascita di Gesù era celebrata il 25 dicembre. A Roma, la presentazione fu unita a una cerimonia penitenziale che si celebrava in contrapposizione ai riti pagani delle “lustrazioni”. Poco alla volta la festa si appropriò della processione di penitenza che divenne una specie di imitazione della presentazione di Cristo al Tempio. Il papa san Sergio I (sec. VIII), di origine orientale, fece tradurre in latino i canti della festa greca, che furono adottati per la processione romana. Nel secolo X la Gallia organizzò una solenne benedizione delle candele che si usavano in questa processione; un secolo più tardi aggiunse l’antifona Lumen ad revelationem con il cantico di Simeone (Nunc dimittis).
  • Le titolazioni che lungo i secoli hanno caratterizzato la festa odierna mostrano la sua poliedricità e trovano tutte la loro fonte nella pericope lucana che viene proclamata nella Liturgia. L’attuale titolo Presentazione del Signore ha sostituito l’accentuazione mariana presente prima della riforma liturgica: Purificazione di Maria Santissima. Entrambi sono giustificati dalla pagina lucana: «Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore» – «Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione…». La colletta della festa – identica a quella del Messale pre-riforma – contiene entrambi i termini: presentazione – purificazione (essere presentati a te purificati nello spirito). Possiamo quindi affermare che la dimensione cristologica e quella mariana devono trovare una loro convergenza. Anche i due titoli minori trovano la loro fonte nell’evangelista Luca. Il termine popolare Candelora si rifà ai riti della benedizione delle candele e della processione con le luci che precedono la Messa, che a loro volta sono ispirati al cantico si Simeone: Cristo è «luce». Il termine incontro (hypapante in greco – occursus in latino) ci riconduce al valore cristologico della celebrazione e legge il mistero dell’incarnazione e della rivelazione di Dio alla luce della categoria antropologica dell’incontro: tra la natura divina e quella umana, tra Dio e il suo popolo. Da queste considerazioni emerge come molteplici sono gli spunti di riflessione che possono essere proposti, con l’attenzione a far diventare la prospettiva cristologica come quella decisiva.
  • La festa della Presentazione al tempio del Signore ci fa riflettere sulla intera vicenda di Gesù. Questo episodio è riletto alla luce del Mistero pasquale, il pas­saggio dalla morte alla risurrezione. Il piccolo Gesù che viene presentato al tempio è il Messia che viene nel mondo. Egli dà un significato nuovo al tempio, perché il luogo dell’incontro con Dio si identifica con la persona di Gesù e il Dio trascendente, innominabile, si fa uomo, condivide la sorte dell’uomo. Il racconto di questo episodio narrato dall’evangelista Luca deve essere accolto nella complessità della figura di Cristo, te­nendo presente il Mistero pasquale, punto di riferimento della vita cristiana. Siamo chiamati a confrontarci con Gesù. Non possiamo tirarci indietro se non scegliendo il fallimento della nostra esistenza.
  • Ogni primogenito ebreo era il segno permanente e il memoriale quotidiano della “liberazione” dalla grande schiavitù: i primogeniti in Egitto erano stati risparmiati. Gesù, però, il Primogenito per eccellenza, non sarà “risparmiato”, ma col suo sangue porterà la nuova e definitiva liberazione. Il gesto di Maria e Giuseppe che “offrono” si traduce in gesto liturgico in ogni nostra Eucaristia. Quando il pane e il vino – frutti della terra e del lavoro dell’uomo – ci vengono ridonati come Corpo e Sangue di Cristo, anche noi siamo nella pace del Signore, poiché contempliamo la sua salvezza e viviamo nell’attesa della sua “venuta”.
  • La profezia di Simeone fa apparire all’orizzonte il Mistero pasquale, ci apre il cammino verso il mistero della morte e risurrezione del Signore. Come Simeone ed Anna che attendono di vedere il Messia, anche noi esprimiamo e viviamo la ricerca autentica dell’incontro con Dio per essere illuminati dalla sua luce e crescere nella fede.
  • Gesù entra nel tempio, è offerto e prende “possesso” della sua casa (Prima Lettura). Egli raccoglie le offerte dei figli di Dio, le presenta al Padre e intercede per loro. Tuttavia, nel tempo terreno della vita è fedele osservante dei riti, pellegrino assiduo di Gerusalemme e del tempio. Gesù è “presentato”, offerto a Dio, come prescriveva la legge di Mosè per ogni maschio primogenito. Si tratta di un dono reciproco: Dio ha donato il figlio ai genitori, ed essi contraccambiano offrendo lo stesso dono. È proprio questa l’unica risposta adeguata ai doni di Dio: offrire a Dio il suo stesso dono. Pensiamo, per esempio, ad Anna la sterile, che offre a Dio Samuele. Pensiamo soprattutto alla Messa, come si dice nel Canone Romano: “Offriamo alla tua maestà divina, tra i doni che ci hai dato, la vittima pura, santa e immacolata”, che è Gesù. Il dono che proviene da Dio deve tornare a Dio, ma arricchito del nostro contributo, del frutto della nostra operosità. Tutto il senso della vita umana consiste in questo movimento, non esiste un altro significato: la nostra vita deve diventare un’offerta, un dono a Dio. È il culto specificamente cristiano, il culto della vita: «Vi esorto ad offrire, a presentare i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale» (Rm 12,1). Lo chiediamo in questa Liturgia con le parole della Colletta: “Concedi anche a noi di essere presentati a te pienamente rinnovati nello Spirito”. Concedici che la nostra vita sia un dono per te, Signore (anche questo è dono!). La presentazione che oggi festeggiamo è un’anticipazione: il grande momento dell’offerta, del dono della vita, sarà per Gesù la croce. Il pane eucaristico è proprio Gesù “eternizzato” in questo suo dono e fatto pane per noi, perché a nostra volta possiamo offrirci a Dio: “Concedi anche a noi, con la forza del pane eucaristico, di camminare incontro al Signore, per possedere la vita eterna” (orazione dopo la comunione).
  • Oggi il mondo non sa che Gesù è la luce di Dio per illuminarlo della sua verità più pura e più santa. Non lo sa perché i cristiani, costituiti suoi profeti nel Battesimo (dunque, “illuminati”) e testimoni per il Sacramento della Cresima, tacciono, non parlano, sono divenuti tutti muti. Anzi, spesso prestano la loro voce al coro che è contrario a Cristo Gesù e lo oscurano nella sua unica e sola mediazione di grazia, verità, giustizia, redenzione, santificazione, vita eterna. Il cristiano che da vero profeta si trasforma in un falso predicatore di Dio è la più grande sciagura e calamità per il mondo intero. Per lui molto male viene giustificato, approvato, molto bene rinnegato, impedito, ostacolato. La luce dello Spirito illumina ognuno di noi, perché possa presentare l’avventura del Cristo oggi, nel tempio del mondo. Ricordando che Gesù oggi viene “ri-presentato” come Cristo Risorto nelle sfaccettature della vita: ogni settore, ogni ambito, ogni situazione della vita umana è presentazione a noi del Risorto. Mai e in nessuna situazione possiamo permetterci di dire: qui non c’è.
  • «Simeone uomo giusto e pio» con la luce dello Spirito Santo scopre che la sua attesa è giunta alla conclusione. Anche noi nell’incontro con la parola di Dio e con Cristo, che ne è il contenuto fondamentale, dovrem­mo rileggere l’esperienza di fede di questo che vede compiersi le promesse. Una comprensione personale per spronarci nel cammino individuale, ma anche una rilettura comunitaria perché la comunità credente possa verificare la sua percezione del mistero di Cristo, rafforzare i più deboli e sensibilizzare chi procede con passo spedito a diventare testimone credibile verso le giovani generazioni. Il lasciarci integrare nel vissuto di Cristo e della sua Chiesa è possibile solo accogliendo lo Spirito Santo. È lo Spirito che ci rende “offerta” gradita al Si­gnore. È lo Spirito che ci incorpora a Cristo. È lo Spirito che ha guidato Simeone nell’incontro, nel riconoscimento del Cristo. E lo Spirito che ha fatto notare nella sua vita la salvezza di Dio su tutta l’umanità. Non manchi all’interno della nostra preghiera quotidiana l’invocazione allo Spirito Santo perché il Mistero pasquale viva in noi, perché nel confronto con Cristo raffor­ziamo la nostra fede, perché rendendoci conto delle meraviglie operate dal Signore possiamo diventare testimoni dell’amore divino nella vita.
  • Dunque, oggi la Chiesa rinnova la sua fede in Gesù Messia e lo proclama al mondo come Signore, Salvatore, Luce. E lo fa con la solenne benedizione e la processione delle candele. Esse sono, anzitutto, un atto di fede e una proclamazione gioiosa dello splendore della divinità di Cristo che illumina ogni cosa. Lui e solo Lui è la Luce del mondo e proclamarlo oggi, in cui molti si credono i nuovi salvatori della patria e dell’umanità, è un coraggioso atto di fede. Ma il fedele, io-tu-molti che portiamo in mano quel cero acceso, deve/dobbiamo impegnarci a che il nostro animo sia luminoso, ricco della grazia di Dio, lontano dal peccato e dalle sue rinascenti seduzioni. Così vivendo, la Luce uscirà dal tempio e, rendendoci tutti missionari, illuminerà il mondo e in quello spicchio di luogo e di tempo in cui Dio ci avrà mandato per vivere la nostra vita di ogni giorno. Di celebrazione in celebrazione siamo chiamati ad accogliere il Cristo, ad arrivare al Regno, a cibarci del pane e del vino, cioè di quel vero Pane e di quel vero Vino che sono il vero corpo umano e il vero sangue sparso da Gesù Cristo, unica via per arrivare alla salvezza offerta da lui. Pertanto, la processione con le candele accese risulta significativa in que­sto tempo segnato per tanti aspetti dalla complessità e dal ten­tativo di oscurare ciò che illumina il nostro cammino cristiano.
  • Si curi l’addobbo floreale: sarebbe bene che fiori e luci (candele) fossero un tutt’uno, parte della stessa composizione.
  • Si preferisca, come al solito, la forma lunga del Vangelo! Eventualmente si riduca l’omelia!!!
  • Le candele servono solo per la processione, durante la quale si tengono accese. Quando si arriva in Chiesa, si spengono! Non si benedicano assolutamente, quindi, le candele fuori dal momento liturgico previsto… non avrebbe senso! Non sono amuleti da portare a casa!!! Eventualmente lo si spieghi.
  • E’ bene mettere in risalto il tono solenne della Liturgia, attraverso l’uso dell’incenso, dell’Evangeliario, ecc.
  • La Presentazione al tempio di Gesù per l’offerta che viene fatta della sua vita è anche festa della vita consacrata, di cui celebriamo la XXIX Giornata. Qualora in Parrocchia vi fosse la presenza di una comunità religiosa, si potrebbe affidarle una breve presentazione della vita consacrata o del carisma proprio dell’istituto. Potrebbe essere anche una giornata vocazionale, tenendo presente che le forme monastiche sono poco conosciute e nello stesso tempo presentano significative varietà di vita cristiana impostate sulla preghiera e sulla dedizione totale al Signore. L’aspetto del dono ci fa riflettere sulla gratuità: quanto noi siamo è dono di Dio e ringraziare il Signore significa donare noi stessi. Questa festa potrebbe essere l’occasione per promuovere qualche iniziativa caritativa o comunque proporre spunti per riflettere sulla nostra condizione di persone distanti dalle situazioni di miseria e povertà che coinvolgono una parte significativa dell’umanità.
INIZIO DELLA CELEBRAZIONE

** Processione e Benedizione delle candele Presentazione Processione e benedizione

** Ingresso solenne con Benedizione delle candele (anche rii conclusione) Presentazione Ingresso Solenne

** Atto penitenziale (ingresso semplice) Presentazione Atto penitenziale

SALMO RESPONSORIALE

** prima proposta, da Psallite

partitura Salmo Pres Psallite

audio

** seconda proposta, da Lodate Dio Salmo 2 Febbraio LD

** terza proposta, dal m° Impagliatelli

partitura Salmo Presentazione Impagliatelli

audio

 

PREGHIERA DEI FEDELI

** prima proposta Presentazione del Signore Pdf 1

** seconda proposta Presentazione del Signore pdf 2

** terza proposta Presentazione del Signore Pdf 3

** da Orazionale CEI Pdf 2 Feb OR CEI

 

BENEDIZIONE DELLA GOLA 

NELLA MEMORIA DEL MARTIRE SAN BIAGIO

Le premesse del Benedizionale (Benedizione per la salvaguardia  della salute in una memoria della  Vergine Maria o di un santo) ci permettono di comprendere il significato di questa benedizione:

 

  1. Alla luce della parola di Dio, l’infermità, entrata nel mondo a causa del peccato, acquista un valore pedagogico redentivo; ed ha in Cristo, uomo dei dolori, il suo vertice e il suo compimento salvifico (cfr Giovanni Paolo II, «Salvifici doloris», III e IV).

Come Giobbe il credente, si benedice il Signore anche nell’esperienza dell’infermità e del dolore (cfr 1,21).

Nella prospettiva messianica è compresa la vittoria su tutte le conseguenze fisiche e morali della colpa originale. Gesù stesso durante la sua vita terrena si è fatto medico e medicina degli infermi, trasmettendo agli Apostoli il carisma e il ministero della guarigione (Mc 16, 17-18), come presagio e profezia della liberazione definitiva da ogni lacrima e dolore (cfr Ap 7, 17). In questo spirito il popolo cristiano si rivolge al Signore, per intercessione della Vergine e dei Santi, particolarmente presenti nella devozione popolare, — come ad es. la beata Vergine Maria venerata sotto il titolo della salute, san Biagio, santa Lucia o altri santi secondo le consuetudini locali — al fine di esser salvaguardato dalla malattia, e comunque per ricuperare il valore della sofferenza in unione con i patimenti di Cristo (cfr Col 1, 24).

  1. Il pastore d’anime procuri che i fedeli intendano bene il vero significato del rito. Il celebrante nella sua monizione o allocuzione abbia davanti agli occhi, per quanto è possibile, quelle tradizioni e quelle narrazioni della vita dei Santi, che possono mettere in luce l’origine e il senso della particolare celebrazione che si fa in loro onore. È necessario comunque che sempre sia rispettata la verità storica.

 

 

don Simone Piani, maestro delle celebrazioni liturgiche.