XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – B
Il vero profeta e pastore,
che ci guida alle sorgenti della gioia eterna
- Nella Liturgia odierna scrutiamo il Cuore di Gesù che ha compassione delle folle che cercano lui e i suoi discepoli: esse sono stanche e sfinite e allora, come leggiamo nella Prima Lettura, Dio stesso si fa pastore in Gesù e si prende cura di loro. Qual è il modo con cui Dio, ieri come oggi, si prende cura delle folle? La Scrittura dice: «…si mise ad insegnare loro molto» (Mc 6,34). La sua Parola consola, illumina, libera e salva!
- Gesù non solo si accorge della folla: per essa si commuove. Gesù ha un moto viscerale. La compassione di Gesù non è lacrimosa commozione, è una forte passione che muove all’indignazione e all’azione. Gesù percepisce la massa che si accalca come una moltitudine allo sbando. Sono come pecore senza pastore; chi si interessa di loro? La scelta della Prima Lettura, il “guai” di Geremia sui pastori che non si curano del gregge, instaura un nesso illuminante per i cinque versetti di Marco. Allora come adesso la sorte di intere moltitudini lascia indifferenti noi che dovremmo averla a cuore. Il brano di Marco è un pezzo forte della teologia della pecora persa. Gesù è venuto a sposare la condizione della turba, dimostra di averla a cuore, amandola con cuore di carne, amandola di un amore che salva. E lo esprime attraverso un grande gesto descritto dalle sobrie parole di Marco: «ebbe compassione, perché erano pecore senza pastore».
- La dolce figura di Gesù pastore raccoglie la tradizione veterotestamentaria, sia quella che combatte pastori inetti che vanno sostituiti (Prima Lettura), sia quella che identifica Dio stesso con il vero pastore (Salmo responsoriale). L’immagine del pastore che si prende cura delle pecore a lui affidate è frequente nella Bibbia per esprimere la sollecitudine di Dio nei confronti del suo popolo. Allo stesso tempo la sollecitudine di Dio è il modello a cui sono richiamate le guide del popolo, soprattutto nelle parole dei profeti. L’immagine richiama atteggiamenti di fiducia, sicurezza, attenzione, dono. Gesù si presenta come il pastore annunciato. In lui Dio rivela in modo definitivo il suo volto di Padre-pastore, che procura, a chi a lui si affida, cibo, sicurezza e salvezza.
- Fra la promessa (Antico Testamento) e il suo compimento (Nuovo Testamento) vi è un parallelismo puntuale e antitetico: i capi sfruttano il popolo, mentre Gesù e i suoi discepoli si prodigano a tal punto per esso che non trovano neppure il tempo per mangiare; il popolo è disperso dai capi, mentre Gesù è il capo (pastore) che lo raduna; il popolo si costituisce in virtù di un potere regio estrinseco, mentre il nuovo popolo è convocato dalla Parola di Gesù. Ma la divergenza di metodo si rivela più chiaramente da queste parole del Signore: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per essere servito…» (Mt 20,25-28). Con queste e con molte altre parole il Nuovo Testamento dichiara che i pastori della Chiesa, messi da Dio a capo del suo popolo, hanno un modo totalmente diverso da quello del mondo di esercitare l’autorità del servizio. A questo riguardo è molto significativo che ogni Vescovo e Presbitero venga ordinato in primo luogo diacono, cioè servitore: l’essere umilmente a servizio di tutti resta un elemento fondamentale di tutta la loro opera.
- In questa celebrazione potrebbe essere utile valorizzare il silenzio come momento di interiorizzazione dello stare con Gesù. Il silenzio ci dispone ad accogliere e ad ascoltare. In modo particolare si potrebbe sottolineare con il silenzio, più o meno prolungato a seconda della tipologia di assemblea, il momento che segue l’omelia e quello che segue la Comunione. Anche la Preghiera dei fedeli potrebbe essere eseguita valorizzando un po’ di silenzio da inserire tra un’intenzione e l’altra e, soprattutto, prima dell’orazione conclusiva.
- L’immagine oggi familiare nella Liturgia domenicale è quella del buon Pastore. Una riproduzione di questa figura biblica, sapientemente collocata all’ingresso o presso l’ambone, può essere eloquente.
TESTI E MATERIALI
RITI DI INTRODUZIONE E DI CONCLUSIONE
** Atto penitenziale XVI TO B Riti introduzione
** Riti di conclusione XVI TO B Riti conclusione
SALMO RESPONSORIALE
** prima proposta, da Psallite
partitura Salmo XVI TO B Psallite
audio
** seconda proposta, da Lodate Dio Salmo XVI TO B LD
** terza proposta, dal m° Impagliatelli
partitura file-tempo-ordinario-xvi-domenica-anno-b
audio
PREGHIERA DEI FEDELI
** prima proposta XVI TO B PDf 1
** seconda proposta XVI TO B PDf 2
** da Orazionale CEI Pdf XVI TO OR CEI