XI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – B
Spargi nei nostri cuori il seme del tuo regno di verità e di grazia
- Dio opera nella storia in modo costruttivo insieme all’uomo. Tale agire si può comparare alla semina di un seme che contiene l’energia generativa per germogliare, crescere e portare frutti. Così è l’umanità rinnovata nutrita dalla Parola di Dio. C’è una legge naturale: se il seme lo lanci su un campo dissodato attecchisce, se lo curi ti dà speranza di sazietà per il futuro. È anche la “legge” delle piccole cose della vita. Quante volte Gesù allude nelle sue parabole alla legge della terra, che fa schiudere il seme e lo fa germogliare, tanto da farne un albero capace di dare frutto, di offrire ombra e casa agli uccelli del cielo, di generare altra semente. È la terra che ci rivela lo stesso agire di Dio, la logica del suo Regno: seme, lievito che germoglia e cresce inesorabilmente nonostante le forze avverse. C’è quasi da dire che il primo ad avere speranza è Dio: «E quando, per la sua disobbedienza, l’uomo perse la tua amicizia, tu non l’hai abbandonato in potere della morte, ma, nella tua misericordia, a tutti sei venuto incontro, perché coloro che ti cercano ti possano trovare» (Preghiera eucaristica IV). Dio sembra avere un buon rapporto con il futuro del mondo, perché la sua pazienza ne è la garanzia (cfr. Lc 13,6-9; Gc 5,7) e il suo muoversi nella storia è la falsa inazione di un padre testardo che sa attendere il figlio scappato di casa (cfr. Lc 15,11-32); è la tattica di un uomo innamorato e geloso quanto basta per riprendersi la sua donna senza coercizioni e senza violenze (Ez 16,1ss.; Os 2,1ss.). Invece per noi, figli smarriti e amanti delusi, sebbene carichi di desiderio, che è tensione o tentazione di futuro, il domani è troppo spesso angoscia e ansia prima ancora che divenga un “oggi”.
- La Liturgia odierna mette a confronto la grazia di Dio e la nostra libertà. Grazia di Dio e libertà dell’uomo contraddistinguono tutta la storia cristiana, e in essa interpellano oggi anche la nostra storia personale. I due brani di Ezechiele (Prima Lettura) e di Marco (Vangelo) sono tra loro strettamente legati sia per le immagini che adoperano (quella della crescita, della pianta e del seme) come per il tema dottrinale: crescita del regno di Dio e sua estensione senza limiti. Per comprendere la parabola del seme che cresce nascostamente dobbiamo portarci al tempo di Gesù. Allora la tecnica moderna di incrementare la crescita e la produzione attraverso mezzi chimici e meccanici era del tutto sconosciuta. Quasi tutto era lasciato alla fertilità del suolo, il quale spontaneamente faceva crescere la pianticella e il frutto. È interessante notare che, dei quattro versetti che compongono la parabola, tre sono spesi per descrivere il processo misterioso della crescita: il seme cresce e si sviluppa senza che l’uomo intervenga in qualsiasi maniera. Che dorma o che vegli, il risultato rimane invariato. Sembra questo il punto focale dal quale collocarci per comprendere non solo questa parabola, ma anche quella analoga del granello di senapa. Gesù vuol dare una risposta alle idee e alle aspettative messianiche degli Ebrei del suo tempo. C’erano i farisei, i quali pensavano che si potesse affrettare l’avvento del Regno con la penitenza, con i digiuni, con l’osservanza, in genere, della Legge e delle tradizioni; c’erano gli zeloti, che cercavano di impiantare il Regno ricorrendo alla violenza e alla resistenza armata contro i conquistatori romani; c’erano infine gli apocalittici, che erano convinti di poter stabilire con precisione, attraverso i loro calcoli cabalistici, l’ora e il luogo della gloriosa manifestazione del Messia. Gesù corregge queste varie attese e afferma solennemente che il Regno è opera di Dio e non degli uomini. Entrambe le parabole, infatti, mettono in chiara evidenza la inadeguatezza e l’assoluta irrilevanza degli strumenti umani, che Dio usa per realizzare il suo Regno. Siamo nella stessa ottica di san Paolo, quando afferma categoricamente: «Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere»(1 Cor 3,6). In altri termini la Prima Lettura si colloca in questa prospettiva della libera e piena iniziativa di Dio: «Sapranno tutti gli alberi della foresta che io sono il Signore…». Se da un punto di vista teologico le due letture sottolineano la libera e pienamente gratuita iniziativa di Dio nell’avvento del suo Regno, sul piano operativo esse richiamano il cristiano ad alcuni atteggiamenti fondamentali del suo agire.
TESTI E MATERIALI
RITI DI INTRODUZIONE E DI CONCLUSIONE
** Atto penitenziale XI TO B Riti Introduzione
** Riti di conclusione XI TO B Riti conclusione
SALMO RESPONSORIALE
** prima proposta, da Psallite
partitura Salmo XI TO B Psallite
audio
** seconda proposta, da Lodate Dio Salmo XI TO B LD
** terza proposta, dal m° Impagliatelli
partitura Salmoi Impagliatelli file-tempo-ordinario-xi-domenica-anno-b
audio
PREGHIERA DEI FEDELI
** prima proposta XI TO B Pdf 1
** seconda proposta XI TO B Pdf 2
** da Orazionale CEI Pdf TO XI OR CEI