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Testi per celebrare

V Domenica di Quaresima C

QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA – C

3 Aprile 2022

Hai mandato il tuo Figlio unigenito

non per condannare ma per salvare il mondo

Dice bene s. Agostino: «Se dirai: basta, sei perduto!». L’obiettivo sta sempre più in là delle nostre realizzazioni parziali. In concreto si tratta di camminare verso una comunione sempre più piena con Cristo, unico vero valore. Tutto ciò che ostacola il bene inestimabile della “conoscenza” di Cristo, deve essere smascherato nella sua inconsistenza. Allora la perdita di tutto ciò che non è Cristo si risolve in guadagno, contrariamente a quanto può sembrare. Sofferenza e prove non saranno risparmiate, ma nel destino di Gesù è scritto per sempre il senso della nostra fedeltà e perseveranza.

 

TESTI PER CELEBRARE

** Riti di introduzione V Quaresima C Riti introduzione

** Salmo responsoriale Salmo V Quaresima C

prima proposta (da Lodate Dio) Salmo V Quaresima C

seconda proposta (Credits: Cei, ULN)

partitura 06-salmorespQuaresima5C-ULNCEI

audio

** Preghiera dei fedeli

prima proposta V Quaresima C Pdf 1

seconda proposta V Quaresima C Pdf 2

** Riti di conclusione V Quaresima C Riti conclusione

Per quanto riguarda la velatura delle immagini il Messale Romano dice testualmente quanto segue:
Per la quinta Domenica di Quaresima: “L’uso di velare le croci e le immagini della chiesa può essere osservato, se la Conferenza episcopale lo decide. Le croci rimangono coperte fino alla fine della Celebrazione della Passione del Signore il Venerdì Santo, ma le immagini rimangono coperte fino all’inizio della Veglia pasquale”. 
Nessun colore specifico viene menzionato qui, ma si può ragionevolmente presumere che sia il viola, perché questo è il colore tradizionale e corrisponde anche al tempo liturgico.
Il messale è più netto per quanto riguarda il primo modo di mostrare la Croce il Venerdì Santo: “Il diacono accompagnato da ministranti, o da un altro ministro idoneo, va alla sacrestia, dalla quale, in processione, accompagnato da due ministri con i ceri accesi, porta la croce, coperto da un velo viola, per la navata al centro della chiesa”.

Durante la celebrazione del Venerdì Santo, da parte del Santo Padre è stato usato un velo di colore rosso negli ultimi anni.
Questo potrebbe essere un’usanza particolare della liturgia papale, simile a quella tradizione secondo la quale i paramenti rossi vengono anche usati  per il funerale di un papa.
Secondo il grande storico della liturgia Mario Righetti, l’origine storica della prassi di velare le immagini deriva probabilmente da una consuetudine, in uso in Germania dal IX secolo, di stendere un grande panno davanti all’altare dall’inizio della Quaresima.
Questo tessuto, chiamato Hungertuch (stoffa della fame), nascondeva  interamente l’altare ai fedeli durante la Quaresima e non veniva rimosso, se non durante la lettura della Passione il Mercoledì Santo alle parole “il velo del tempio si squarciò in due”.
Alcuni autori dicono che c’era un motivo pratico per questa usanza, in quanto i fedeli, spesso analfabeti, avevano bisogno di un modo per sapere che si era in tempo di Quaresima.
Altri invece sostengono che si trattava di un residuo dell’antica pratica della penitenza pubblica, durante la quale i penitenti venivano ritualmente espulsi dalla chiesa, all’inizio della Quaresima.
Quando successivamente il rito della penitenza pubblica cadde in disuso – l’intera assemblea simbolicamente entrò nell’ordine dei penitenti, ricevendo le ceneri Mercoledì delle Ceneri – non era più possibile espellerli dalla chiesa. Piuttosto, l’altare o “Santo dei Santi” veniva celato alla loro vista fino a quando non si erano riconciliati con Dio a Pasqua.
Per motivi analoghi, più tardi, nel Medioevo, anche le immagini di croci e santi venivano velate sin dall’inizio della Quaresima.
La regola di limitare la velatura al tempo della Passione è venuta più tardi e non appare prima della pubblicazione del Cerimoniale dei Vescovi nel XVII secolo.
Dopo il Concilio Vaticano II ci sono state delle mosse per abolire la velatura di tutte le immagini, ma la pratica è sopravvissuta, anche se in una forma mitigata.