Testi per celebrare

XX Domenica del Tempo Ordinario B – 2024 –

XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – B

 

«Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo

e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita»

  • I profeti aiuteranno il popolo a rendersi conto che “celebrare la Pasqua” non si identifica automaticamente con la partecipazione materiale al banchetto, sia pure compiuto con il rito prescritto, ma che è necessaria la conversione del cuore, cioè la rinnovazione della propria fedeltà all’alleanza di Dio. Gesù, venuto ad instaurare una nuova ed eterna alleanza, va preparando il suo nuovo banchetto annunciando un nuovo pane: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo» (Vangelo). Di fronte allo stupore e all’incredulità dei suoi ascoltatori afferma la necessità assoluta di mangiare il suo corpo e bere il suo sangue per avere la vita: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate…». In questo modo l’Eucaristia preannunciata da Gesù nel discorso sul Pane di vita, realizzata nell’ultima cena e attualizzata nella Messa per volere di Gesù, diventa per ogni Comunità cristiana la sorgente di un nuovo modo di vivere nella carità, nella collaborazione e nel servizio; un pegno di speranza (Pane di vita eterna) e di immortalità. «I nostri corpi nutriti dall’Eucaristia non sono corruttibili, perché portano in se stessi la speranza della risurrezione eterna» (sant’Ireneo). In questa prospettiva la morte non è eliminata, ma superata: «Io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (questo brano evangelico è anche una delle letture tipiche nella Messa dei defunti). L’assimilazione a Cristo per mezzo della fede e dei Sacramenti esige la nostra partecipazione al mistero della sua morte che genera la pienezza della vita.
  • Nel banchetto si esprime meglio l’accoglienza, la comunicazione, l’ospitalità.  Non per caso, proprio durante il banchetto Gesù ha comunicato ai peccatori il perdono, ha rivelato ai poveri il pane che viene dal ciclo, si è confidato con umanissima intimità ai suoi discepoli e ha donato la sua stessa vita. Punto di partenza, quindi, per una realistica e concreta interpretazione e celebrazione dell’Eucaristia è la riflessione sul pasto umano. Gli uomini, a differenza degli animali, vogliono stare insieme a condividere il cibo. Non si tratta semplicemente dell’azione materiale di mangiare, ma di un incontro di persone, quasi di un rito. Anche il raduno eucaristico è posto sotto il segno della legge della carità o del servizio reciproco, dell’incontro comunitario. L’episodio della lavanda dei  piedi, che nel vangelo di  Giovanni sostituisce il racconto dell’istituzione dell’Eucaristia, indica chiaramente che un nesso stretto lega il pasto eucaristico con il sacrificio spirituale di obbedienza di Cristo fino alla morte di croce per amore di Dio e degli uomini.  Il primo frutto dell’Eucaristia consiste nello stabilirsi di una Comunità radunata nei vincoli di una autentica ed universale fraternità.
  • La dimensione comunitaria del raduno è essenziale alla teologia eucaristica: non basta essere ben disposti alla ricezione del Sacramento, bisogna essere in comunione di carità, di fraternità e di servizio con i fratelli. Sedersi insieme a tavola è un momento di amicizia e di intesa. La cordialità dell’incontro conviviale è espressione comune dell’armonia delle cose e degli uomini, quale era nel progetto di Dio creatore. Nulla meglio del convito eucaristico — mensa della Parola e del Pane di vita — può rivelarci questo amore condiscendente del nostro Dio, che fa di noi i suoi figli in Gesù, e ci chiama tutti a vivere da fratelli, a immagine e preludio del Regno dei Cieli (cfr. CdA, pag. 237). Naturalmente questi vincoli di fraternità stabiliti dall’Eucaristia devono tessere la trama concreta dell’esistenza quotidiana, altrimenti sarebbe falsa o almeno inautentica la partecipazione alla Eucaristia. Ciò che è “già compiuto” nel rito esige ed aspetta di essere compiuto nella vita. La continuità fra rito e vita è essenziale all’esercizio concreto della legge di carità universale, a tutti i livelli dell’esistenza umana in cui questa legge deve ripercuotersi.
  • L’Eucaristia ricorda la necessità di cibarci di Cristo. Contrariamente a quanto avviene con il cibo, che è assimilato e trasformato in noi, l’Eucaristia trasforma noi in Colui che riceviamo. Ecco allora che la comunione accresce la nostra unione con Cristo, ci separa dal peccato, ci rafforza per affrontare le difficoltà della vita, ci impegna nei confronti degli altri fratelli, ci fa Chiesa.
  • La Liturgia odierna identifica l’Eucaristia con la Sapienza (Prima Lettura), avendo cura di far notare che quest’ultima altro non è che il sapor boni (il sapore del bene). Sarà, dunque, compito del celebrante ricordare che comunicare al Corpo e al Sangue di Cristo significa, in fin dei conti, cibarsi del sapore del bene. Vivere in profondità il dono dell’Eucaristia, che provoca stupore nel cuore umano, vuol dire conformare il proprio atteggiamento a quello di Cristo che ha considerato suo cibo il «fare la volontà del Padre». Richiamando, quindi, l’ammonimento di Paolo agli Efesini, sarà opportuno ricordare ai fedeli che si potrà essere coerenti con il Mistero al quale si è comunicato durante la Celebrazione Eucaristica, solo se si sarà disposti a lasciarsi guidare dallo Spirito del Risorto, nella continua ricerca e nella attuazione pratica di ciò che è gradito al Padre.
  • L’ultima parte del grande discorso nella sinagoga di Cafarnao arriva all’esplicita formulazione eucaristica: il pane che Gesù offre è la sua stessa carne che deve essere effettivamente mangiata. Non spiega come ciò possa avvenire, ma con forza ribadisce che questa è la sola via per ottenere la vita. Come la Sapienza, anche Gesù invita i discepoli a mangiare il suo pane e a bere il suo vino, convito di festa imbandito per i suoi figli, a cui il Signore non lascia mancare nulla. Ed è proprio attraverso la comunione con il Cristo “vero cibo e vera bevanda” che la Comunità cristiana acquista saggezza e diviene capace di riscattare il tempo: in mezzo a giorni cattivi sa fare della propria vita una “eucaristia continuata”.
  • Nel discorso eucaristico di Gesù, narrato da Giovanni, troviamo il cuore del suo insegnamento. Il brano evangelico di oggi ci spiega che cosa è la comunione eucaristica: Cristo si fa nostro cibo e nostra bevanda, col suo stesso corpo e sangue, per nutrire la nostra vita cristiana e seminare nel nostro corpo i germi della risurrezione futura. Vivere eucaristicamente significa essere dimora di Dio e dimorare in Lui.
  • Siamo invitati in ogni celebrazione eucaristica, ad accostarci al banchetto imbandito da Cristo. Il banchetto è simbolo di accoglienza, di ospitalità, di intimità e di comunione. Dio prepara a noi una mensa nella quale si fa segno concreto di presenza reale e vivificante. A questa mensa, che è l’Eucaristia, invita i suoi figli a stare con lui, a cibarsi di lui, a crescere nel suo amore. Se la Chiesa celebra l’Eucaristia, l’Eucaristia fa la Chiesa, rafforza i vincoli di unità, di fraternità e lo spirito di servizio che deve costantemente animarla.

TESTI E MATERIALI

RITI DI INTRODUZIONE E DI CONCLUSIONE

** Riti di Introduzione con Atto penitenziale XX TO B Riti Introduzione

** Riti di conclusione XX TO B Riti conclusione

SALMO RESPONSORIALE

** prima proposta, da Psallite

partitura Salmo XX TO B Psallite Pantaleo

audio

** seconda proposta, da Lodate Dio Salmo XX TO B LD

** terza proposta, dal m° Impagliatelli

partitura Salmo XX TO B Impagliatelli

audio

 

PREGHIERA DEI FEDELI

** prima proposta XX TO B Pdf 1

** seconda proposta XX TO B Pdf 2

** da Orazionale CEI Pdf XX TO OR CEI