Parole: | Dider Rimaud – Eugenio Costa |
Musica: | Valentino Donella |
Da: | “Armonia di Voci” (AdV) 1984/5 p. 2, ed. LDC “Musica e Assemblea” (MeA) n. 61 del 1986, ed. Marietti “Repertorio nazionale” (RN) n. 59, ed. LDC |
Materiali
- Scheda introduttiva al canto
- Partitura completa
- Striscia di musica in formato A5 (parte dell’Assemblea)
Nelle Domeniche di Avvento, come in quelle del tempo natalizio, è sempre la Pasqua che le nostre assemblee sono chiamate a celebrare. Ecco perché non deve sembrarci strano che il grido “VIENI!”, così ben sottolineato dal testo e dalla veste melodica di questo inno, sia al centro di un contesto tipicamente pasquale. “Agnello; esilio; sangue; cuore aperto; nube di fuoco; Calvario; ecc.”. (Anzi, per certi versi addirittura catecumenale-quaresimale: “cieco nato; acqua viva; Battesimo”). Non mancano tuttavia elementi tipici dell’Avvento: “Luce alta sul mondo; dono a noi del Padre; fiamma violenta, che dai fuoco all’ universo…”.
Proporrei di rileggere il tutto nel contesto di Ap 22, 17ss: “Lo Spirito e la Sposa dicono: Vieni!”. Dopo che i grandi fatti della Pasqua, centro della storia, hanno avuto luogo, resta ancora quel grido: “Vieni, compi in noi la tua Redenzione!”. Tutto ciò è davvero prezioso per un’attesa che non può essere generica e per un desiderio che si lascia plasmare dalla Parola.
Ci vuole il coro
La musica tripartisce ogni strofa del testo.
La prima parte (misure 1-12) ha una condotta melodica piuttosto semplice, affidata ad un “coretto”. Le figurazioni “quarto puntato — sedicesimo” delle battute 1 e 6 (e poi 28) si eseguano con elasticità, ma con sufficiente esattezza ritmica. Attenzione alla battuta 10: l’intonazione del RE è un po’ improvvisa.
La seconda parte (misure 13-19) è, a mio avviso, quella da curare meglio musicalmente. Le tre invocazioni “vieni!”, eventualmente da eseguire in “crescendo”, sono affidate a tre voci pari. Se si fosse costretti a semplificare, si tralasci piuttosto la parte affidata alla “schola” (o piccolo coro) nel ritornello, ma non la struttura a più voci delle battute 13-19: eseguite monodicamente, perderebbero molto del loro significato. Occhio ai sedicesimi della battuta 16: giusti ma non rigidi.
La terza parte (misure 26-31) si adatta bene ad una esecuzione assembleare (con o senza la “schola”).
Alberto Odone