- LA COMUNIONE AI MALATI
Nella nota emanata ieri sera dall’ ordinariato contenenti indicazioni normative e pastorali per la nostra Diocesi da oggi rientrante nelle c.d. “zona rossa” caratterizzata da uno scenario di “massima gravità e da un livello di rischio alto” viene specificato che le visite ai malati (per la Santa Comunione e l’amministrazione dei sacramenti) sono possibili.
Appare chiara la mens di questa indicazione: fare in modo che gli ammalati, già colpiti fortemente dal precedente confinamento, non si sentano abbandonati o trascurati.
Testo completo della Lettera: lettera ministri coronavirus 6 novembre
E’ chiaro, tuttavia, che si tratta di agire con grande prudenza ed equiibrio, giudicando le diverse situazioni, non banalizzando il rischio di contagio, da una parte e non interrompendo una cura pastorale dall’ altra.
- VISITA AI MALATI NELLE PARROCCHIE
– le visite per la Santa Comunione si devono svolgere in totale accordo con i parroci e i famigliari dei malati. E’ solo nel dialogo e nella prudente valutazione fatta insieme tra sacerdoti, ministri, familiari, che si potrà valutare se continuare nelle visite, interromperle e per chi, diradarle nel tempo, effettuarle solo con alcuni malati.
– nella valutazione di cosa fare dovrà anche entrare un discernimento circa la condizione del singolo ministro (età, condizione di salute, lavoro svolto, eventuali contatti a rischio, prudenza rispetto a famigliari da tutelare). Potrebbe essere necessario, per esempio, interrompere il servizio dei ministri più anziani ed affidare i loro malati, temporaneamente ad un altro ministro.
– sarà inoltre da tenere presente la situazione dei contagi in quella parte della diocesi.
– le visite siano condotte nel rispetto delle norme sanitarie: distanziamento, uso di mascherine di qualità, igienizzazione delle mani e delle superfici. Per quanto riguarda la durata si limiti a dieci minuti o un quarto d’ora al massimo.
In modo particolare si richiamano le seguenti attenzioni:
- si inviterà ad arieggiare l’ambiente prima e dopo la visita;
- prima e dopo aver comunicato il malato il sacerdote/ministro si laverà le mani con acqua e sapone oppure con idoneo gel a base alcolica;
- si privilegi la comunione sulle mani;
- nella stanza ci siano meno persone possibili;
- durante la visita il Ministro non indosserà la semplice mascherina chirurgica ma una mascherina FFP2 o FFP3 senza valvola.
- In caso di Unzione degli Infermi il sacerdote ungerà il malato mediante un batuffolo di cotone.
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Come è ovvio il discernimento delle situazioni non deve essere compiuto con leggerezza. Si possono anche intraprendere strade intermedie (ad esempio diradare le visite di comunione e integrarle con i segni di vicinanza suggeriti sotto.
- COSA FARE IN CASO DI INTERRUZIONE DELLE VISITE DI COMUNIONE
In caso di prudente interruzione della visita ai malati quello che non deve accadere che i nostri ammalati si sentano abbandonati dalla comunità e dai ministri della comunione.
Vi invito a mettere in gioco una sana fantasia pastorale: una telefonata per chiacchierare che si conclude con una preghiera insieme, un foglietto con una preghiera da recapitare, un breve video da registrare che i famigliari possono far vedere al malato. Tutto quanto, insomma, possa servire per accompagnare i nostri malati. Si agisca con creatività, buon gusto e tatto.
- OSPEDALI E CASE DI CURA
“L’Eucarestia, soprattutto in questo periodo così difficile, non può essere lasciata ai margini delle nostre esistenze ma dev’essere rimessa, con ancora più forza, al centro della vita dei cristiani. Nell’Eucarestia Gesù rinnova e riattualizza il suo sacrificio pasquale di morte e resurrezione, ma la Sua presenza non si limita a un piccolo pezzo di pane consacrato. Quel pane consacrato trascende dallo stesso altare, abbraccia tutto l’universo e stringe a sé tutti i problemi dell’umanità, perché il corpo di Gesù è strettamente unito al corpo mistico che è tutta la Chiesa. Non c’è situazione umana a cui non possa essere ricondotta l’Eucarestia.
(card. Gualtiero Bassetti)
Una situazione che merita attenzione è quella degli ospedali, degli hospice, delle case di cura, delle RSA e dei centri assistenziali per anziani.
In molte strutture è precluso l’accesso ai parroci, ai cappellani e ai ministri straordinari, per evidenti motivi sanitari e di prudenza. Può così accadere che i malati non abbiano accesso ai sacramenti.
Direttamente sollecitati da mons. Vescovo a rispondere a questa necessità urgente si comunica che è possibile istituire “ad actum” la figura di ministri straordinari che possono essere scelti prudentemente dai cappellani e dai parroci fra le persone, ad esempio medici, infermieri, dipendenti, che hanno accesso alla struttura.
Come è ovvio tutto dovrà essere coordinato dai parroci o dai cappellani, in accordo con la direzione sanitaria ed escludendo iniziative dei singoli o estemporanee, seppur generose.
Queste figure ministeriali si affiancheranno ai cappellani e, in dipendenza da essi, potranno raggiungere i reparti o le sezioni non raggiungibili da essi.
Il cappellano si renderà presente, per quanto possibile, per la preghiera in chiesa o per il dialogo con il personale o i famigliari.
Come procedere? Il primo invito è di contattare l’Ufficio per la Liturgia per un breve confronto. Sarà poi sufficiente una semplice mail dove si riassume per sommi capi la situazione e si indica nominativo e recapito della persona scelta.
L’incarico è conferito per il tempo necessario e per la persona indicata. Si conclude a fine emergenza sanitaria, anche con la comunicazione all’ interessato. Sarà poi possibile, se ritenuto opportuno dal parroco o cappellano, tramutarlo in incarico di ministro straordinario, secondo le consuetudini della diocesi, previo cammino formativo.
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LE CELEBRAZIONI IN GENERE
Di seguito si condividono, a seguito di numerose richieste pervenute, alcuni ulteriori chiarimenti riguardo le celebrazioni in genere.
Accesso ai luoghi di culto
I sacerdoti e i diaconi, se sottoposti a controllo da parte delle Forze di polizia negli spostamenti legati al loro Ministero, potranno esibire l’autocertificazione in cui dichiarano nella causale “comprovate esigenze lavorative”.
I fedeli possono partecipare alle celebrazioni nei limiti di capienza dell’aula liturgica e seguendo i Protocolli. È vivamente raccomandato che si rechino solo nella chiesa nelle vicinanze della propria
abitazione o nella stessa Comunità Pastorale o almeno nel proprio Comune. Se sottoposti a controllo da parte delle Forze di polizia nello spostamento tra la loro abitazione e la chiesa e viceversa, potranno esibire l’autodichiarazione in cui dichiarano nella causale “situazione di
necessità”.
Sacristi, organisti e coloro che svolgono un servizio liturgico, retribuiti o volontari, se sottoposti a controllo da parte delle Forze di polizia nel tragitto tra la propria abitazione e la chiesa e viceversa,
potranno esibire l’autocertificazione in cui si dichiara nella causale “comprovate esigenze lavorative”.
“Sebbene il servizio liturgico non sia direttamente assimilabile a un rapporto di impiego, tale giustificazione è ritenuta valida e non saranno applicate sanzioni per il mancato rispetto delle
disposizioni in materia di contenimento Covid-19” (Lettera del Ministero dell’Interno al Segretario Generale della CEI del 27 marzo 2020).
Vedi home page del sito per la modulistica
Si suggerisce ai parroci di mettere a disposizione alcune copie per chi avesse difficoltà a reperire i moduli.
ANIMAZIONE DEL CANTO:
È consentito il servizio di alcuni cantori che dovranno mantenere tra loro una distanza interpersonale laterale di almeno 1 metro e almeno 2 metri davanti e dietro. I cantori saranno distanti due metri in ogni direzione dalle altre persone e dall’assemblea liturgica. Le distanze indicate possono essere ridotte solo ricorrendo a barriere fisiche, anche mobili, adeguate a prevenire il contagio tramite
droplet. I cantori terranno sempre la mascherina.
Come continuare il lavoro del coro e la cura pastorale dei cantori?
Ecco le indicazioni (in aggiornamento)