In attesa della Pentecoste
I giorni che uniscono l’Ascensione alla Pentecoste, solenne conclusione del Tempo pasquale, sono dedicati alla preghiera più insistita ed esplicita allo Spirito Santo, e alla meditazione dei suoi doni.
I testi più importanti che la Chiesa propone ai fedeli sono quelli delle S. Messe feriali e della Liturgia delle Ore (cf. Messale Romano, pp. 233-238, 332-334, 959-961; Lezionario feriale. Tempi forti, pp. 558-583; Orazionale per la Preghiera dei fedeli, pp. 50-52; Liturgia delle Ore, vol. II, pp. 878-918).
Aggiungiamo alcune frasi stralciate dalle omelie e dai messaggi che dal 2007 in poi il Vescovo ha rivolto ai fedeli presenti in Cattedrale e all’intera diocesi, in attesa di quanto ascolteremo sabato 7 e domenica 8 giugno. Apriamo la piccola antologia con le parole pronunciate da mons. Maggiolini nella veglia di Pentecoste del 2006, l’ultima presieduta da lui.
«Quasi senza che ce ne avvediamo, siamo sempre portati a giudicare gli altri e noi stessi con una negatività che rasenta la cattiveria. Ebbene, lo Spirito consola le nostre frustrazioni e si mette dalla parte di noi peccatori, per difenderci dalle nostre deprecazioni. Nasce così una pace che deriva dalla verità tutta intera alla quale egli ci introduce. Nasce così la serenità interiore, vigorosa e dolce, che confida in chi ci ascolta, perché il messaggio cristiano si mostri in tutto il suo fascino e in tutta la sua seduzione».
«Lo Spirito Santo preme sul nostro cuore perchè […] impariamo ad amarci gli uni gli altri, come Gesù ci ha amato: questo ‘come’ è il lavoro dello Spirito; questo lavoro noi dobbiamo assecondare in tutti i modi, ritenendo l’azione dello Spirito il senso profondo e la verifica ultima di tutte le nostre fatiche educative, programmatiche e organizzative».
«La misura vera della nostra fede cristiana è data dalla capacità di “stare con Gesù” […] Stare con Gesù è l’unica condizione per permettere allo Spirito di continuare la sua opera nella nostra vita; è l’unica condizione per intravedere, anche nelle difficoltà, qual è la strada della felicità autentica e della gioia vera, una gioia che ci viene data perché nell’amore e nella fraternità la trasmettiamo ai nostri fratelli e sorelle».
«Chiediamo per noi e per la Chiesa il dono dello Spirito Santo. Il primo augurio è che abbiate una vita ‘orientata’ secondo la volontà di Dio; non una vita allo sbando, non una vita dispersa in sentieri interrotti che non portano in alcun posto. Un secondo augurio è che voi abbiate una vita ‘abitata’ […] Il Vangelo ce l’ha detto: il Padre mio verrà, e io con Lui, e prenderemo dimora in voi; e san Paolo ci ha detto: lo Spirito abita nella nostra vita. Il terzo e ultimo augurio pentecostale è che voi abbiate una vita costantemente ‘accompagnata’ […] Io me ne vado, dice Gesù, ma è bene che me ne vada, perché vi manderò un accompagnatore che vi consolerà e con la sua forza trasformante continuerà a far procedere, camminare, crescere, la vostra vita in una sempre più profonda somiglianza con Dio».
«Lo Spirito ci mette in sintonia con Dio e ci consente di partecipare alla sua vita […] Nessuno può dire: “Gesù è il Signore della mia vita” se non nella forza dello Spirito, e nessuno può conoscere il Padre e il Figlio al di fuori della luce interiore che lo Spirito Santo suscita dentro di noi, per farci assaporare, per farci sentire viva, dentro di noi, l’esperienza dell’amore di Dio».
«Tutti siamo chiamati ad essere parola profetica, per un mondo spesso smarrito, a volte deluso e scoraggiato […] Fai in modo che la tua vita (la tua preghiera, la tua vita interiore) sia una continua ricerca di sintonia con lo Spirito di Gesù; fai in modo che lo Spirito di Gesù diventi il criterio dei tuoi pensieri, delle tue scelte e dei tuoi progetti di vita. In questo modo nulla di autentico, di libero, di vero e di bello ti verrà tolto; e tutto ciò a cui dovrai rinunciare sarà solo e sempre in funzione della tua piena felicità».
«Abbiate sempre fame e sete della vera vita. Abbiate sempre la forza, la libertà e la gioia di smettere di pensare a voi stessi. Abbiate la capacità di trasformare tutto ciò che si può e si possiede in servizio e dono d’amore per chiunque ha bisogno di voi, senza guardare se lo merita o se vi è simpatico (così fanno anche i non cristiani): a noi è chiesto di amare anche i nemici, di dire bene di chi dice male di noi, di dare a chi ci chiede il mantello anche la tunica, e con chi ci chiede di fare con lui un miglio di farne due. Questo è il Vangelo».